Il Rimini corteggia la Serie A
Gen 30, 2023

Nessuno ne parlava, eppure la speranza esisteva. Nessuno diceva quella parola, eppure il sogno era presente. Inutile nasconderlo, però: a Rimini, in quel forse irripetibile anno 2007, la serie A l’hanno inseguita davvero, fra attese, aspettative, desideri ed un’illusione durata poco ma abbastanza per entrare nel libro dei ricordi romantici del calcio.

La formazione del Rimini al suo debutto assoluto in Serie B, in occasione della prima giornata del campionato 1976-’77 disputata in trasferta a Modena

Per parlare del più bel Rimini della storia occorre partire da un antefatto, ovvero dall’incredibile ed impronosticabile promozione dalla serie C1 dell’anno 2004-‘05. I romagnoli, iscritti al girone B, affrontano un campionato complesso, affidati alle cure della guida tecnica di Leonardo Acori, allenatore in grado di formare un gruppo solido, unito e tecnicamente valido, ma che nessuno ad inizio stagione riesce a vedere come pretendente alla vittoria finale.

Anche in città, nonostante il tifo e la passione, i tifosi biancorossi credono al massimo in una qualificazione ai playoff, del resto in un campionato con Napoli, Avellino, Sambenedettese, Foggia, Padova e Reggiana le speranze del Rimini sembrano ridotte al minimo, così come il sogno di riconquistare la serie B, assaporata per la prima volta nel 1976 e persa poi definitivamente nel 1982. La cavalcata dei romagnoli – come racconta Marco Milan – è invece una marcia trionfale, nonostante le rivali e a dispetto di un organico inferiore alle altre che forse sottovalutano quella squadra impertinente e perfettamente organizzata; le difficoltà di un Napoli inizialmente incapace di calarsi nella piccola dimensione della terza serie e i risultati altalenanti dell’Avellino portano il Rimini in testa alla classifica, poi il pareggio nello scontro diretto con gli irpini consegna virtualmente la promozione ai biancorossi di Acori che vincono il campionato con 70 punti, 6 in più dell’Avellino e ben 9 rispetto al Napoli, un risultato inaspettato ma assolutamente meritato per la compagine romagnola.

Leo Acori alla guida del Rimini

Il ritorno in serie B dopo 23 anni viene accolto dalla città e dalla tifoseria come una festa, anche se ora alla società si chiede lo sforzo di conservare quella categoria attesa così a lungo e che ora nessuno vuole perdere in un battito di ciglia. Il presidente Vincenzo Bellavista conferma sia Acori che lo zoccolo duro che ha conquistato la promozione, consapevole che il gruppo sia solido e che per ben figurare anche in serie B non sia necessario operare rivoluzioni, ma bastino un paio di colpi giusti che modellino l’organico. In attacco c’è il giovane Sergio Floccari che di gol non ne fa molti ma lavora per la squadra e per l’inserimento dei centrocampisti e del fantasista argentino Adrián Ricchiuti, l’anima della formazione romagnola, il simbolo e l’uomo di maggior talento, oltre che il goleador della compagine di Acori.

Il campionato 2005-‘06 del Rimini inizia col pareggio per 1-1 in casa contro il Modena il 4 settembre 2005 nel giorno del ritorno della squadra in serie B allo stadio Romeo Neri che accoglie i propri beniamini dopo 23 anni di trepidante attesa, mentre la prima vittoria giunge 6 giorni dopo, sempre in casa, grazie al successo per 4-2 sul Catanzaro con rimonta dopo l’iniziale 2-0 dei calabresi.

Adrián Ricchiuti

Alla fine del girone d’andata il Rimini è in piena zona playoff, ha vinto gare importanti contro Torino e Brescia, sembra essersi calato perfettamente nell’atmosfera del torneo cadetto, nonostante sia una matricola composta per lo più da calciatori che fino all’anno prima militavano in serie C.

Nel girone di ritorno, però, complice anche un calo fisico, la squadra di Acori entra in un tunnel che la vede incapace di conquistare vittorie per 14 gare di fila con 9 pareggi e 5 ko, e che fa sprofondare i biancorossi in zona retrocessione; il liberatorio successo contro il Crotone ed il pareggio di Vicenza dell’ultima giornata permettono ai romagnoli di acciuffare la salvezza diretta con 48 punti, appena 2 sopra la zona playout, in fondo il risultato che tutti speravano fin dall’avvio della stagione.

Alessandro Matri

Nell’estate del 2006, smaltita la sbornia per il successo dell’Italia ai mondiali tedeschi, Rimini si appresta a vivere il secondo campionato consecutivo in serie B e la società è chiara sin da subito: stavolta le ambizioni possono essere superiori ad una semplice salvezza, anche se la serie B 2006-‘07 sarà un campionato anomalo con la Juventus retrocessa per i fatti di Calciopoli, il Napoli, il Genoa, il Verona ed il Bologna. La squadra viene rifondata, l’attacco potenziato dagli arrivi del brasiliano Jeda e di un giovane cannoniere di belle speranze come Alessandro Matri, proveniente dal settore giovanile del Milan e da molti considerato una delle migliori promesse del calcio italiano; a centrocampo c’è un’autentica diga grazie al roccioso mediano ghanese Ahmed Barusso, uno che senza gravissimi infortuni avrebbe potuto sognare una carriera ad alti livelli.

La sfida con la Juventus

L’esordio in campionato è da brividi perchè alla prima giornata al Neri arriva la Juventus, il debutto che nessuno a Rimini avrebbe voluto ma che, in fondo, forse tutti speravano; lo stadio è pieno, a dir poco, e tanti sono anche i sostenitori juventini, giunti da tutta l’Emilia Romagna. È il 9 settembre 2006, una data che in Italia nessuno potrà mai dimenticare perchè coincide con la prima partita della Juventus in serie B, evento incredibile, unico, irripetibile; il Rimini sa che tutto il paese, forse tutta Europa, guarda con curiosità quella partita, sa che pian piano ci si abituerà a vedere la Juve in B, ma che quel debutto rimarrà negli annali e nessuno lo dimenticherà, per cui esporsi a brutte figure significherebbe rimanere nella storia come chi si è fatto umiliare dalla Juventus alla prima giornata. No, Acori non ci sta e schiera una squadra battagliera, consapevole anche che l’esordio potrebbe stordire una Juve non ancora al 100% e totalmente all’oscuro di cosa sia la serie B. I bianconeri segnano al 60′ con il centrocampista Paro e tutto lascia presagire al primo successo juventino, ma appena un quarto d’ora dopo Ricchiuti approfitta di un buco della difesa avversaria per lanciarsi verso l’area palla al piede e battere Buffon: 1-1 e a Rimini è andato col sedere per terra il portiere della Nazionale campione del mondo.

È un debutto coi fiocchi quello del Rimini, sarà un po’ lo specchio di un campionato che porterà i biancorossi a sognare molto più in grande di quanto sperato. Dopo il pari con la Juventus, la squadra di Acori si ritrova ad affrontare in serie altre gare assai complicate ed esce dal tour de force con la consapevolezza di potersela giocare con qualsiasi avversario: a Genova, infatti, i romagnoli cadono solo di misura, mentre a Bologna arriva un successo per 3-1 che apre gli occhi della serie B su quella squadra capace di giocare un calcio organizzato e piacevole. Anche a Napoli il Rimini perde solo di misura, ma le successive vittorie contro Lecce, Brescia e Crotone rilanciano le ambizioni degli adriatici che fra novembre e dicembre toccano l’apice: il 18 novembre battono 3-0 un Verona in caduta libera, annichilito dalla facilità di gioco e di gol di un Rimini imprendibile, mentre il 2 dicembre la formazione di Acori sale alla ribalta grazie al clamoroso 5-0 ottenuto a Pescara.

Il brasiliano Jeda

È il preludio al sogno che si concretizza dopo il successo per 2-0 sul Piacenza e il pareggio 2-2 a Bari: è il 22 dicembre 2006 quando i romagnoli superano in casa 2-1 lo Spezia con reti di Jeda su calcio di rigore e Valiani. Alla fine della giornata, guardando i risultati delle altre partite, i tifosi riminesi non riescono a credere ai propri occhi: la classifica li vede in testa con 33 punti alla pari del Piacenza; è la prima volta nella storia del Rimini, in molti fotografano ed incorniciano la pagina del televideo con la classifica, consci di essere di fronte ad un momento storico. Forse non durerà, forse il Rimini non terminerà il campionato al primo posto, ma val la pena vivere quel momento di gloria ed entusiasmo, oltre ad avere la ragionevole certezza che almeno per gli spareggi promozione la squadra di Acori potrà essere presente con tutte le carte in regola per stupire fino in fondo.

Stavolta non c’è il crollo dell’anno prima, anche se il Rimini perde subito la prima posizione dopo il pesante ko di Arezzo (4-1) ed inizia a zoppicare in trasferta dove viene sconfitto anche a Mantova e a Frosinone. Juventus e Napoli hanno nel frattempo preso il largo e i primi due posti sembrano assegnati; la lotta per i playoff, però, resta viva con diverse squadre a giocarsi l’accesso agli spareggi, Rimini compreso. Il pareggio per 0-0 in casa della Juventus il 17 aprile rende il Rimini una delle poche squadre imbattute contro i bianconeri, mentre l’1-1 di Piacenza scontenta tutti perchè in serie B inizia a serpeggiare un atroce timore, ovvero che si possa concretizzare il rischio che fra il Genoa terzo in classifica e la quarta posizione possa esserci un distacco di 10 punti che, regolamento alla mano, spedirebbe direttamente in A i liguri ed annullerebbe la disputa dei playoff. Le ultime tre settimane di campionato sono un inferno per il Rimini: il 21 maggio, due giorni dopo il rocambolesco successo dei biancorossi 4-3 a La Spezia, muore all’improvviso il presidente Bellavista, l’artefice del tanto sospirato ritorno in B, un uomo (prima ancora che un presidente) che a Rimini tutti hanno amato.

L’indimenticato presidente Vincenzo Bellavista

Poi, l’ultimo successo in campionato della squadra di Acori, l’inutile 2-1 inflitto al Mantova che permette ai romagnoli di chiudere al quinto posto della classifica con 67 punti, ottenere così il miglior risultato della loro storia, ma che li lascia clamorosamente fuori dai playoff perchè lo 0-0 fra Genoa e Napoli manda entrambe a braccetto in serie A con i rossoblu che conservano 10 punti sul quarto posto del Piacenza, togliendo al campionato la coda degli spareggi.

La delusione è forte a Rimini, così come la paura di non saper ripartire dopo una stagione andata forse oltre le previsioni ed una società tutta da riorganizzare. Alla guida della squadra resta Leonardo Acori, mentre Matri torna al Milan e Barusso è ceduto alla Roma; a Rimini vengono così accolti il centravanti Vantaggiato e la talentuosa mezz’ala La Camera, con la speranza di ripetere, almeno in parte, la bella annata precedente. Acori si supera: la sua squadra nel campionato 2007-‘08 batte il record di punti dell’anno prima (69 contro 67), all’inizio del girone di ritorno, fra il 2 ed il 23 febbraio, ottiene 5 vittorie consecutive contro Bari, Treviso e Modena in trasferta e contro Ascoli e Grosseto in casa.

Daniele Vantaggiato

Tutto lascia presagire ad un Rimini in grado di riprendersi ciò che il regolamento gli ha tolto l’anno prima, ma anche stavolta ecco la beffa sul filo di lana: i 69 punti finali non bastano per accedere ai playoff, perchè il Pisa di Ventura fa ancora meglio, ne incamera 71 ed acciuffa la sesta posizione, l’ultima valida per l’ingresso agli spareggi. È la fine del sogno a Rimini, stavolta davvero: Acori va via dopo 6 anni superlativi, al suo posto viene promosso il vice Elvio Selighini, chiamato al durissimo compito di tenere in alto una compagine che sembra invece aver ormai detto tutto e inevitabilmente alla fine di un ciclo eccezionale e forse irripetibile. Il campionato 2008-‘09 del Rimini è una sorta di calvario, la squadra relegata nei bassifondi dopo un avvio anche abbastanza promettente, ma con la cessione a gennaio del bomber Vantaggiato (autore di ben 13 reti), mal sostituito dall’acquisto di Paponi e Matteini che in due non segneranno neanche un gol. L’esonero di Selighini ad aprile e l’arrivo in panchina del più esperto Guido Carboni sono il preludio a quanto di peggio possa accadere in Romagna.

Alla vigilia dell’ultima giornata di campionato, il Rimini gioca una sorta di spareggio salvezza in casa del Cittadella dopo aver mancato l’occasione di centrare la permanenza matematica in B facendosi raggiungere sull’1-1 dal Pisa al 93′: pareggio o vittoria garantirebbero ai romagnoli la salvezza, mentre una sconfitta li obbligherebbe quasi certamente alla disputa dei playout. Sin da subito si capisce che il Rimini ha paura, il Cittadella, viceversa, ha poco da perdere e si butta anima e corpo nella gara andando in rete due volte nella ripresa e trovando la vittoria che condanna i biancorossi, a causa anche del concomitante successo del Modena con la Triestina, ai playout dove troveranno l’Ancona. Il Rimini è favorito, poichè quint’ultimo e con a disposizione dunque anche due pareggi per garantirsi la salvezza; la gara di andata ad Ancona avvicina ancor di più i romagnoli al traguardo, perchè l’1-1 finale costringe i marchigiani all’impresa nella partita di ritorno che il 13 giugno 2009 mette in palio l’ultima àncora di salvezza per non finire in serie C. Il Rimini è nervoso, sente tanto, troppo quella partita ed ha paura di osare, consapevole anche che lo 0-0 è sufficiente per rimanere in serie B. L’Ancona se ne sta lì ad aspettare, sembra un serpente paralizzato che attende solo il momento giusto per colpire; e il serpente colpisce per davvero: al 78′ il centravanti anconitano Salvatore Mastronunzio, soprannominato vipera, infila di testa la porta riminese per lo 0-1 che vale un’intera stagione.

L’Ancona capovolge tutto, il Rimini non ha la forza di reagire, butta palloni in avanti a casaccio, ma tanto i suoi attaccanti non ne azzeccano una, per cui alla difesa marchigiana viene fatto appena il solletico. Il fischio finale dell’arbitro sancisce non solo la retrocessione in serie C del Rimini dopo 4 anni, ma anche la fine di un’era, la più gloriosa nella storia riminese che per un attimo ha sognato anche la serie A, sbattendo per due volte contro un muro, quei playoff che si sono sgretolati fra le mani di un popolo mai stato così vicino all’Olimpo del calcio. Sarà per un’altra volta e per un’altra storia. Forse.

Fonte Media Politika

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