Una vita in biancorosso barese, per Vincenzo Tavarilli. Tra l’esperienza da giocatore, prima nel settore giovanile, e poi sul campo, e quella nello staff del club, tra vivaio e prima squadra, l’ex mediano ha trascorso in biancorosso una ventina d’anni del suo percorso professionale. Da giocatore, sono stati tre i campionati giocati con la maglia della compagine della sua città, tra il 1978 ed il 1981, in B.
Intercettato in esclusiva da Storie biancorosse, Tavarilli, classe 1959, ricorda: “Michele Giura, ex amministratore delegato del Bari, fu il primo a farmi firmare un contratto da professionista. Il commercialista è stato una figura fondamentale del club, negli anni dei Matarrese. Esordii con Corsini, come allenatore. E fui uno dei primi della nidiata di baresi, provenienti dalle giovanili, che poi avrebbero raccolto risultati importanti negli anni seguenti. La prima stagione fu complicata, ma ci salvammo, con il subentro di Catuzzi in panchina. Di lui ammiravo soprattutto la capacità ed il coraggio di lanciare i giovani. Era un innovatore, un tecnico moderno. Nei due anni seguenti, con Renna e, di nuovo, Catuzzi, si posero le basi per quello che sarebbe stato il ‘Bari dei baresi’, che avrebbe entusiasmato la piazza sfiorando la A. Io, invece, andai al Brescia.”
Ma l’esperienza con i galletti di Tavarilli proseguì, dopo il ritiro dall’attività agonistica, nelle giovanili: “Ho allenato per molti anni in quel contesto. Ci togliemmo delle soddisfazioni importanti. Mi ricordo che, in un anno, Materazzi fece esordire 7-8 giocatori della mia Primavera. Gente come Eramo, Strambelli, Bellomo. Vinsi anche il premio Maestrelli, in quel periodo. E poi sono stato secondo di Torrente, e collaboratore tecnico con Conte e Ventura. Parliamo di grandi professionisti, persone splendide. Quello che provavi in settimana, lo vedevi sul campo, la domenica. Dopo quasi vent’anni nell’Bari, il fallimento è stato un trauma. Ho allevato tanti talenti, come Cassano, ed ho un po’ di nostalgia per quel passato”.
Dopo il Brescia, per Tavarilli ci fu l’Atalanta, sempre tra i cadetti.
Seguirono numerosi trasferimenti, che lo videro cambiare maglia per nove volte in dieci anni, militando, con esclusione di un biennio fra i cadetti col Taranto, sempre in Serie C.