1974, la grande conquista
Gen 25, 2023

I Leopardi della Repubblica Democratica del Congo hanno mancato di poco la qualificazione al Mondiale 2022. Dopo essere arrivati ​​primi nel proprio girone, i congolesi sono caduti negli spareggi contro i Leoni dell’Atlante del Marocco, che li hanno schiacciati al ritorno a Casablanca (4-1 ) dopo il pareggio (1-1) all’andata a Kinshasa. Questa generazione all’insegna di Dieumerci Dio Mbokani non è riuscita a ripetere l’impresa della generazione di Pierre Ndaye Mulamba, 48 anni fa, che eliminò i marocchini nel 1973 per qualificarsi ai Mondiali del 1974 in Germania. Gli uomini del dittatore Mobutu gli uccisero il figlio sotto gli occhi. Poi afferrano lui che è il giocatore più grande della storia del paese e lo gettarono giù da un ponte. Ma non morì.

Pierre Ndaye Mulamba

Furono così i primi africani del sud del Sahara a giocare la fase finale della Coppa del Mondo. Lo stesso anno, lo Zaire aveva vinto la sua seconda Coppa d’Africa nella storia. Andiamo proprio a quell’ormai lontano ‘74, che resta senza dubbio il migliore per la storia del calcio congolese con la testimonianza di uno degli attori di questa epopea, l’ex centrocampista del DCMP, Daring Club Motema Pembe, all’epoca CS Imana, Jean Mana Mambwene.

1974, a Il Cairo lo Zaire vince la Coppa d’Africa

Nella storia del calcio congolese il 1974 rimane il punto di riferimento per tutte le generazioni. Durante quell’anno, l’ ex Zaire vinse la sua seconda Coppa d’Africa in Egitto e si qualificò per la Coppa del Mondo in Germania, diventando il primo paese dell’Africa sub-sahariana a compiere questa impresa. Da allora, la Repubblica congolese non ha più vinto la Coppa continentale e non è riuscita più a qualificarsi nuovamente per la Coppa del Mondo. Jean Mana Mambwene è uno dei giocatori che hanno preso parte a quella grande epopea e ha solo ottimi ricordi. Era uno dei centrocampista dei Leopardi.

La più forte nazionale dell’intero calcio congolese

La Coppa  in Egitto segnò il grande ritorno dello Zaire sul tetto dell’Africa. I Leopardi avevano una rivincita da prendersi. Campioni d’Africa nel 1968, gli zairesi, avevano vissuto un fiasco nella Coppa due anni dopo in Sudan dove furono eliminati al primo turno.

Anche nella successiva edizione in Camerun nel 1972 ottennero un nulla di fatto. Jean Mana Mambwene ricorda: “Nel 1972 il nostro slogan era il podio o niente. Ma siamo arrivati ​​ai piedi del podio in una competizione vinta dai nostri fratelli dall’altra parte del fiume, il Congo-Brazzaville. Tutte le prese in giro che seguirono ci avevano disgustato; volevamo davvero andare lontano in questa competizione in Egitto e raggiungere la finale. Abbiamo fatto meglio, abbiamo vinto la competizione”.

La squadra che si qualificò per la fase finale dei Mondiali

Per riuscire a conquistare il titolo, i Leopardi dovettero disputare un grande match in semifinale, sconfiggendo i faraoni d’Egitto, padroni di casa. In svantaggio 0-2 allo scoccare dell’ora, gli zairesi invertirono la tendenza negativa segnando tre gol nell’arco di nove minuti e vincendo in dirittura d’arrivo 3-2, lanciando un’ondata di freddo allo stadio sovraffollato del Cairo.

Una vittoria i che è costata loro una finale in uno stadio quasi vuoto, boicottata dal pubblico egiziano. “È stato terribile per gli egiziani. Ti immagini, sei il paese ospitante, vince 2-0 e tu ti rialzi per poi sorpassarlo nel punteggio! Avevamo un morale molto forte per ottenere una prestazione del genere e ci ha dato fiducia per la finale”, ha dichiarato Mana Mambwene.

Tuttavia la finale contro lo Zambia fu giocata due volte. Nella prima, le due squadre si sono divise la posta con un 2-2 dopo i tempi supplementari. Non ci furono calci di rigore e la finale fu ripetuta due giorni dopo, il 14 marzo 1974. E come nel primo atto, Pierre Ndaye Mulamba segnò una doppietta, regalando ai Leopardi la vittoria per 2-0 contro gli zambiani con relativo titolo africano. Il secondo. Grazie a questi gol segnati nelle due finali, Pierre Ndaye Mulamba è diventato il capocannoniere della competizione in un’unica edizione con 9 gol, record che resiste ancora oggi. Ndaye Mulamba è morto il 26 gennaio 2019.

Tornati a Kinshasa, i Leopardi furono accolti come eroi all’aeroporto di N’djili. L’allora presidente dello Zaire, il dittatore Joseph Desiré Mobutu, aveva concesso a tutti, oltre a uno speciale premio in denaro, un terreno in un’area esclusivamente riservata (Lemba Salongo). Furono tutti decorati Cavalieri dell’Ordine Nazionale del Gattopardo. “È stato fantastico tutto questo amore che la nostra gente ci ha mostrato. Eravamo gli uomini più importanti del paese. Fummo ricevuti dal presidente che ci ha decorato. Era davvero pura felicità. Uno dei miei ricordi più belli”, aggiunge Mana Mambwene, ex centrocampista di quello Zaire.

Una fase di gioco della sfida contro la Scozia

Prima di andare in Egitto per giocare la Coppa, i Leopardi avevano già ottenuto la qualificazione ai Mondiali del 1974, competizione alla quale presero parte solo tre mesi dopo la loro incoronazione in Egitto. Era il dicembre del 1973. Lo Zaire aveva vinto l’ultimo triangolare contro Zambia e Marocco. Dopo aver dominato gli zambiani all’andata (2-0) e al ritorno (2-1), i Leopardi hanno dominato i marocchini a Kinshasa (3-0). Tuttavia, la partita di ritorno non si è svolta dopo il ritiro del Marocco. “Il mondo, il grande mondo di cui abbiamo sentito parlare, questo mondo che sognavamo prima, era diventato una realtà per noi. Era diventata un’ossessione. E soprattutto, essere il primo paese dell’Africa nera a raggiungere questa impresa ci ha reso molto orgogliosi”, afferma Jean Mana Mambwene.

La disfatta contro la Jugoslavia

Nella loro prima partecipazione a una finale di Coppa del Mondo, gli zairesi hanno mancato completamente il bersaglio. Hanno subìto tre sconfitte in altrettante uscite, una delle quali per 9-0, è passata alla storia come una delle più pesanti nella storia del Mondiale. Fu quella contro la Jugoslavia, patria di Blagoja Vidinić, allenatore dei Leopardi durante la competizione. Una sconfitta che arrivò dopo la prima contro la Scozia (2-0). Un problema di premi spiegherebbe questa grande débâcle secondo Mana Mambwene.

“Contro la Scozia, nonostante la sconfitta, abbiamo giocato molto bene perché quando siamo arrivati ​​in Germania ci avevano promesso un premio partecipazione dopo la prima partita. Gli scozzesi avevano promesso di batterci 11-0 ma fu solo 2-0. Ma dopo la partita contro la Scozia i nostri premi non furono pagati. Quindi eravamo molto arrabbiati e ci siamo rifiutati di giocare la seconda partita contro la Jugoslavia. Ma visto che comunque dovevamo giocare, ci siamo appena presentati in campo e abbiamo quasi visto giocare gli jugoslavi. Quindi abbiamo perso 9-0”. Dopo la sconfitta contro la Jugoslavia, lo Zaire venne sconfitto 3-0 dal Brasile.

La sfida con i maestri brasiliani

Dopo il Mondiale, i Leopardi ricevettero un’accoglienza molto mesta al loro ritorno a Kinshasa. Nessun protocollo, nessun bus per attenderli, dovettero prendere i taxi per tornare alle rispettive case. Nel giro di tre mesi erano passati da eroi nazionali a simboli di indegnità di fronte all’immagine presentata in Germania. “È stato un incredibile contrasto il ritorno dopo Coppa d’Africa e il ritorno dopo la Coppa del Mondo. Era difficile. Anche se i risultati non sono stati quelli che ci aspettavamo. Ma avremmo comunque potuto  essere trattati meglio” si rammarica Jean Mana Mambwene.

Questa generazione d’oro che vinse la Coppa d’Africa e partecipò ai Mondiali del 1974 era interamente composta da giocatori locali. Il 9 per cento del quadro proveniva da tre club, AS V. Club (8 giocatori), TP Mazembe (7 giocatori), DCMP, CS Imana all’epoca (4 giocatori). Gli altri tre giocatori uscirono rispettivamente dall’AS Bilima, l’attuale Dragons Bilima, dall’AS Nika e dalla squadra militare FAZ che non esiste più. Pierre Ndaye Mulamba, ad esempio, era un giocatore dell’AS V. Club. Da qui l’importanza di organizzare al meglio il campionato locale.

Dal 1974, il pubblico congolese attende ancora di vedere la propria squadra nazionale essere incoronata a livello continentale o di rigiocare una Coppa del Mondo di calcio. Un’attesa che oggi dura da più di 48 anni.

Mario Bocchio

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