Il calciatore jugoslavo morto nei cieli della Spagna
Dic 14, 2022

Zvonko Jazbec

Bela Palanka, che in serbo significa città bianca, si trova a 2.891 chilometri di strada da Villanueva de la Cañada (Madrid). Sono questi i punti che uniscono la vita e la morte di Božidar Boško Petrović, dalla nascita (7 aprile 1911) fino all’abbattimento del suo aereo da guerra nella calda mattina del 12 luglio 1937. Nel cielo di Madrid fu spezzata la vita di un giovane uomo di poco più di 26 anni venuto in Spagna per difendere la Repubblica e nel cui passato il calcio aveva avuto tanto peso quanto la sua militanza nel Partito Comunista.

Il nome di Boško Petrović fa parte comunque della storia della calcio jugoslavo. Compare nella difesa jugoslava che il 16 dicembre 1934 perse 3-2 al Parc des Princes di Parigi contro la Francia. Dopo 38 minuti di gara fu sostituito per infortunio e al suo posto è entrato Zvonko Jazbec. Non ci sono più notizie di altre sue presenze con la nazionale balcanica. Quel pomeriggio ebbe come rivale un compagno di idee, il francese Étienne Mattler, l’eroe della storia di Casablanca in versione calcio. Dalla sua città natale si trasferì a Belgrado per proseguire gli studi che furono orientati alla giurisprudenza. Nella capitale la vita di Petrovic assunse tre aspetti: gli studi, il calcio e la militanza fin da giovanissimo nel Partito Comunista, allora fuorilegge. Dopo essere passato tra le fila delle squadre giovanili di Belgrado BASK e Busk, la sua qualità gli ha fatto fare il salto nell’élite del calcio del suo paese. Ha giocato per la Vojvodina dal 1932 al 1934 (retrocedette nel 1933) e per l’SK Belgrado (campione nel 1935 e 1936).

“Boško” Petrovic con la maglia del Vojvodina

Durante gli studi, Boško iniziò ad addestrarsi come pilota di caccia. Iniziò così la strada verso la sua morte, un viaggio in cui si distinse per la sua abilità nell’aria. Presso l’Accademia dell’Aeronautica di Novi Sad, la bellissima città universitaria, ha conseguito il brevetto n. 1.103. I primi aerei da guerra che maneggiava erano di fabbricazione francese: un Avia BH-33 e un Hawker Fury.

Polikarpov I-15, il velivolo pilotato da “Boško”

Il calcio lo riportò a Parigi nel 1936, quando la Spagna era già in fiamme dopo la ribellione militare del 18 luglio. In quei giorni, ciò che stava accadendo alla Repubblica spagnola era un’ossessione per migliaia di giovani comunisti di tutto il mondo, compreso Petrovic. Decise di attraversare illegalmente il confine con la Spagna. Il giorno di Natale del 1936, accompagnato dal suo connazionale Streten Dudich (riconosciuti assi dell’aviazione jugoslava) entrò in territorio spagnolo con un passaporto falso ottenuto attraverso contatti comunisti.

Boško Petrovic divenne noto come Fernández García. I suoi primi contatti con la guerra arrivarono ad Albacete e Murcia, zone dove la Repubblica si sentiva forte nel 1937. I due jugoslavi vennero assegnati al “Gruppo André Malraux”, entrarono in combattimento dopo quasi un mese di addestramento. Il giorno di San Valentino del 1937 furono abbattuti a bordo del Breguet 19, un aereo utilizzato da repubblicani e nazionali e che aveva anche l’Aviazione jugoslava. Dudich morì nell’attacco e Petrovic riportò lievi ferite al ginocchio. Dopo una rapida guarigione, a marzo fu assegnato al reparto guidato da Ignacio Hidalgo de Cisneros, uno dei pochi aristocratici che si è unito al Partito Comunista in guerra e che è morto in esilio, a Bucarest nel 1966. Presso la scuola della zona di El Carmolí (Cartagena) fu addestrato da piloti sovietici, entrò così a far parte del Secondo Squadrone del Gruppo 12, agli ordini del generale sovietico Ivan Trifimovich Eremenko, condividendo il destino con piloti spagnoli, due austriaci e due americani. Il 2 giugno 1937, nella Sierra de Guadarrama, abbattè il primo di cinque aerei nemici nel suo record di servizio: un CR32. Il sovietico Lev Shestakov è stato il pilota repubblicano con il maggior numero di abbattimenti: tra 39 e 42, a seconda delle fonti.

La Nazionale jugoslava negli anni Trenta

Petrovic ha combattuto l’ultima volta il 12 luglio, una giornata di azioni aeree ad alta intensità sulle montagne di Madrid. Verso le cinque del pomeriggio un CR32 (probabilmente pilotato da Joaquín García Morato, eroe di guerra nelle file nazionali, autore dell’abbattimento di oltre 50 aerei nemici, morto in un’esibizione aerea poche settimane dopo la Guerra e che ha dato il nome a via Santa Engracia a Madrid durante il regime franchista) mise in seria difficoltà Eremenko. Una manovra di Petrovic salvò la vita al suo superiore, ma lo jugoslavo fu colpito e morì in aria. Il generale sovietico visse fino al 1° dicembre 1986, data in cui morì a Kiev all’età di 76 anni.

Gli aviatori repubblicani
La Bandiera delle Brigate Internazionali

Nei rapporti di guerra dell’ Aeronautica Militare della Repubblica corrispondenti al 12 luglio 1937, non c’è traccia dell’abbattimento di Petrovic . Si parla solo di un aereo colpito alle tre e mezza del pomeriggio a Sevilla la Nueva e il cui pilota è riuscito a paracadutarsi. Questo fu scritto sull’ABC di Madrid il 13 luglio. In quello di Sevilla, pubblicato sotto il comando dei ribelli, si parla di sei aerei repubblicani abbattuti domenica 12 luglio nella battaglia di Madrid. Uno degli apparecchi in ​​fiamme viene collocato a Sevilleja, il che è un errore e deve essere lo stesso aereo che i repubblicani consideravano colpito a Sevilla la Nueva. L’ABC sivigliano in quell’articolo accusa l’aviazione rossa di bombardare aree civili di Villaviciosa de Odón. La lotta di Petrovic per la Spagna repubblicana non è morta con Boško.

Dobre, suo fratello, che si era recato presso le Brigate Internazionali per fargli visita, appresa la notizia della sua morte decise di arruolarsi nell’Aviazione governativa e partecipò alle battaglie del fronte aragonese al comando di altri due generali inviati in Spagna da Mosca: Anatoly Serov ed Eugeniv Antonov. Il 23 maggio 1959 la Federazione jugoslava svelò una targa con il nome di Božidar Boško Petrović allo stadio Partizan. Chi va a Belgrado, Novi Sad o Ivanjica può trovare la via dedicata a Božidar Petrović, il calciatore jugoslavo che diede la vita per la Repubblica spagnola.

Mario Bocchio

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