Piero piegora
Gen 19, 2024

Pietro Borriero, nato all’ombra dell’Altopiano di Asiago, in Val d’Astico, a Cogollo del Cengio il 25 maggio 1928, ha avuto una carriera calcistica sviluppata tra la metà degli anni ’40 e la fine degli anni ‘50 e iniziata sotto il segno delle squadre “tessili”. La prima formazione, però, con la quale incominciò la sua storia sportiva d’estremo difensore, cioè nel ruolo di portiere, fu quella del suo paese natale: il Taurus Cogollo.

L’esordio assoluto tra i professionisti di serie C avvenne nella stagione 1947-‘48 con i giallorossi del Lane Rossi Schio, dove rimase anche il campionato successivo 1948-‘49. Poi Pietro, acquisita ulteriore esperienza, passò  per due stagioni, dal 1949 al 1951, tra i biancoazzurri del Marzotto di Valdagno, altra squadra “tessile”, giocando all’ombra dello Stadio dei Fiori. Borriero, venne notato in quelle stagioni dalla squadra piemontese dell’Alessandria, che lo acquistò e dove rimase per due stagioni dal 1951 al 1953, in tempo per contribuire al ritorno dei Grigi in serie B.

Nell’Alessandria 1951-’52, serie C

Arricchito dall’esperienza acquisita fuori regione, tornò nel vicentino indossando la casacca nera con la R bianca ad asola del Lanerossi Vicenza tra il 1953 al 1955, esordendo così nel campionato di serie B il 22 novembre 1953 in L.R.Vicenza-Modena 2-2.  L’esperienza nella serie cadetta fu breve e a soli 24 anni scese di categoria pur andando nella Capitale, stagione 1955-‘56, giocando in Quarta Serie con la Federconsorzi Roma.

Ancora nei Grigi, siamo nell’annata 1952-’53

Il finale della carriera di Pietro Borriero, detto “Piero piegora” (pecora), forse per il fatto che iniziò la sua carriera nelle squadre laniere vicentine, se lo andò a giocare con i gialloblu del Belluno in tre campionati Interregionali tra il 1956 al 1959. Poi Pietro rimase fino alla fine, nel mondo del pallone del suo paese prima come allenatore e poi come dirigente.

Ancora nei Grigi, insieme a Giulio Savoini

Ebbene, per me la storia calcistica di Borriero ha un valore particolare, visto che nel campionato 1946-‘47 di una categoria dilettanti indefinita persa nei meandri della memoria, s’incrociò con quella di mio padre che si destreggiava come ala sinistra nella squadra “tessile” del Lane Rossi Piovene-Rocchette.

In un XI del Lanerossi Vicenza

Questo l’ho appurato ancora tempo fa analizzando alcuni bellissimi scatti d’epoca del fotoreporter Bertoldi di Piovene. Sono  fotografie dell’album di mio padre dove si riconosce una partita giocata sul campo di Cogollo del Cengio tra il Taurus e le “rondinelle” del Lane Rossi Piovene.

Belluno – Udinese del 12 dicembre1956. Borriero è il quarto in piedi, da sinistra

Sono immagini pionieristiche che evocano, non solo in me, nostalgia di un calcio passionale, ma soprattutto di uno sport praticato col solo fine di riprendersi in mano la vita e dimenticare quanto prima l’esperienza di una guerra nella quale quei giovani erano sopravvissuti sui vari fronti.

Us Taurus 1963-’64, allenatore Borriero

Oltre a Sardella, il centravanti che colpisce la palla di testa e mio padre che sta seguendo l’azione, ho riconosciuto nel portiere avversario quel Pietro Borriero, estremo difensore del Taurus, del quale abbiamo ricostruito in breve la storia. Quel giorno lontanissimo vediamo in un’ultima immagine Pietro disteso a terra, sconsolato, che osserva la porta; battuto dal tiro di Sergio, mio padre, che esulta mentre il pallone entra in rete.  Un’immagine che ricorda la bellissima poesia di Umberto Saba, dove i protagonisti principali sono i portieri con le loro emozioni. Ebbene oggi questa prosa la riporto nel testo per rendere omaggio a Pietro Borriero, estremo difensore scomparso il 13 aprile 2022 a 93 anni.

GOAL

Il portiere caduto alla difesa

ultima vana, contro terra cela

la faccia, a non veder l’amara luce.

Il compagno in ginocchio che l’induce

con parole e con mano, a rilevarsi,

scopre pieni di lacrime i suoi occhi.

La folla- unita ebrezza – par trabocchi

nel campo. Intorno al vincitore stanno,

al suo collo si gettano i fratelli.

Pochi momenti come questo belli,

a quanti l’odio consuma e l’amore,

è dato, sotto il cielo, di vedere.

Presso la rete inviolata il portiere

– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,

con la persona vi è rimasta sola.

La sua gioia si fa una capriola,

si fa baci che manda di lontano.

Della festa – egli dice – anch’io son parte.

(Umberto Saba)

Giuseppe (Joe) Bonato

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