Storie olandesi: il piccolo AZ
Dic 10, 2022

14 agosto 1954. Sotto la facciata della Stadhuis, il municipio di Alkmaar, un migliaio di persone si raduna per andare ad assistere alla partita di calcio tra l’Alkmaar ’54, club calcistico appena fondato, e VVV Venlo. Alla gara, terminata 3 a 0 in favore dei nuovi beniamini della città, assistettero quasi quindicimila persone, fomentate dalla doppietta di Klaas Smit e il goal di Henk van de Sluis. Nonostante la reticenza di Karel Lotsy, allora presidente della KNVB, nel cedere alle richieste della piazza e creare una lega calcistica professionistica, la strada era oramai segnata. A dispetto della bella premessa, la storia dell’Alkmaar ’54 è, però, destinata a durare poco. Ce la racconta, in sintesi, Chris Holter. Dei primi anni incolori, ricordiamo soprattutto la prima vittoria in assoluto contro l’Ajax (2 a 0 firmato Nico Wagemaker e Piet Buis) e la semifinale di Coppa d’Olanda, persa contro il Willem II. Le difficoltà economiche e la contemporanea crescita di un’altra squadra nello stesso distretto, spinsero le dirigenze di Alkmaar ’54 e FC Zaanstreek a unire le forze nel tentativo di dare vita ad un progetto forte ed ambizioso, che, utilizzando le iniziali delle due società, prese il nome di AZ 67. I fratelli Klaas e Cees Molenaar, ex calciatori e ricchi titolari della Wastora, una industria di articoli per la casa, si misero a capo del nuovo club, affidando all’inglese Lesley Talbott il ruolo di allenatore.

Kees Kist

Talbot, ex attaccante di Blackburn Rovers e Cardiff City a cavallo degli anni trenta, appesi gli scarpini al chiodo si era trasferito in Olanda per allenare e mettere a disposizione dei tanti atleti le conoscenze maturate Oltremanica. Nel giorno del suo arrivo ad Alkmaar, aveva già maturato quasi vent’anni di esperienza in panchina, utili a guidare la squadra alla promozione diretta, raccogliendo una fantastica serie di 22 risultati utili consecutivi. A fronte di una tale impresa sportiva, la strada del successo della neonata squadra di calcio era lastricata di debiti. La ricca proprietà, infatti, si prodigò per superare il problema della scarsa affluenza dei tifosi allo stadio, investendo le proprie fortune nell’acquisto dei giocatori più forti sul mercato: Kees Kist dall’Heerenveen, il talento danese Kristen Nygaard, Peter Arntz e, ancora, Hugo Hovenkamp, John Metgod e, soprattutto, Willem van Hanegem fecero parte della rosa dell’AZ 67 durante i fantastici anni settanta.

1977, tre punti di forza della squadra

Mentre in patria i risultati tardavano ad arrivare, sul finire del decennio iniziano le prime esperienze europee del club: nell’edizione 1977-‘78 della Coppa UEFA, dopo aver fatto fuori i lussemburghesi del Differdange, l’AZ venne eliminato al secondo turno dal Barcellona di Cruijff ai calci di rigore, dopo che la due sfide con i catalani si erano chiuse entrambe sul risultato di 1-1. 

La squadra di quegli anni viene ancora ricordata dagli appassionati di calcio europeo per le leggendarie battaglie contro l’Inter, il Liverpool e il Barcellona, tutte disputatesi tra il 1978 ed il 1982. Sfortunatamente, in queste occasioni, l’AZ non riuscì mai a passare il turno, ma su sei partite giocate contro delle vere e proprie big del calcio europeo, la squadra olandese ne uscì sconfitta solo due volte, peraltro senza mai perdere in casa (imbattibilità mantenuta fino al giorno della sconfitta per 2-3 contro l’Everton, arrivata solo nel 2007). La gloria europea passava dal piccolo Alkmaarderhout (sostituito nel 2006 dal bellissimo impianto DSB Stadium) e fu solo sfiorata nel 1981, quando in finale contro l’Ipswich Town la squadra allenata da Georg Kessler cadde nel doppio confronto, subendo un rotondo 3-0 in trasferta nella gara di ritorno.  Era quello l’anno della maturità, da dimostrare anche in patria: all’ultima giornata del campionato, l’AZ aveva assoluto bisogno di una vittoria contro il Feyenoord per vincere la sua prima Eredivisie. Lo scontro, sulla carta durissimo, si chiuse con un vero e proprio trionfo al De Kuip. Una vittoria in grande stile, rifilando cinque reti ai rotterdammers e cucendosi addosso il titolo di Landskampioenen, vinto dopo aver sostanzialmente dominato il campionato. Lacrime di gioia anche in casa Molenaar, dove il solo Klaas riuscì ad assistere al più grande trionfo della squadra di Alkmaar, piccola cittadina di circa 90mila abitanti della provincia del Noord Holland.

La finale di Coppa Uefa contro l’Ipswich Town

Nel 1979, infatti, Cees Molenaar era morto a soli 51 anni, lasciando al fratello, di 6 anni più giovane, la guida della società.  Seguirono, nei due anni successivi alla vittoria del campionato, le vittorie della seconda e terza coppe d’Olanda della sua storia (una era stata vinta precedentemente, nel 1978), ma in campionato l’AZ 76 di Georg Kessler non riuscì a ripetersi, pur mantenendo sostanzialmente intatta l’ossatura della squadra, eccezion fatta per la partenza dell’austriaco Welzl, ceduto al Valencia e sostituito dal connazionale Oberacher.

Foto scattata nel 1981

L’egemonia della famiglia Molenaar ai vertici del club si interruppe nel 1986, anno in cui la cessione dell’intero pacchetto di quote di proprietà da parte di Klaas Molenaar mise in luce l’importante contributo economico che il businessman locale aveva dato e dava ancora alla squadra nel corso degli anni. Al cambio di proprietà, infatti, seguirono il cambio di nome (con la caduta del “67” finale) e soprattutto lunghi anni di crisi: esattamente 7 anni dopo la vittoria del titolo di campioni d’Olanda, la squadra retrocesse mestamente in seconda divisione, dando inizio ad un triste altalenarsi tra tra Eredivisie ed Eerstedivisie per circa dieci anni.

Nel 1998, la luce alla fine del tunnel. Un nuovo progetto, che ha posto Co Adriaanse, prima, e Louis Van Gaal, poi, a capo di un piccolo manipolo di eroi capace di giocare il miglior calcio in Olanda nei primi anni 2000, è tornato a far scaldare i cuori dei tifosi di Alkmaar come solo la squadra del 1981 era riuscita prima di allora. La nuova visione della dirigenza è chiara e punta in alto. I risultati ottenuti, dal canto loro, parlano chiaro, visto che l’AZ si piazza al quinto posto nel 2004. Seguiranno il gradino più basso del podio nel 2005, il titolo di vice-campioni d’Olanda nel 2006 e ancora il terzo posto nel 2007, prima di quelle che oramai appariva come inevitabile, attesissima, vittoria dell’Eredivisie 2008.

Louis van Gaal festeggia il titolo nel 2009

A dispetto di un brutto inizio di campionato, quasi un marchio di fabbrica della gestione Van Gaal, la vittoria per 1-0 alla terza giornata contro il PSV diede il via ad una lunga striscia di risultati positivi, estesa fino a raggiungere le 28 gare senza sconfitte (contando qualche pareggio). Alla trentunesima giornata, grazie alle contemporanee sconfitte delle inseguitrici, i biancorossi di Alkmaar hanno vinto il titolo di campione d’Olanda con tre tornate d’anticipo, rendendo indolore la caduta contro il Vitesse e sfruttando gli 11 punti di vantaggio rispetto al Twente secondo in classifica. Il successo è stato suggellato da una serie di record di squadra: maggior numero di partite terminate senza subire reti (17), migliore serie senza sconfitte (25 partite consecutive), record di imbattibilità del portiere (957 minuti senza subire gol, primato dell’argentino Sergio Romero), maggior numero di vittorie in trasferta (12). Gran parte del nuovo successo, oltre che alla sapiente guida di Van Gaal, era dovuta ai forti investimenti di Dirk Scheringa, banchiere titolare della DSB Bank, non a caso main sponsor dell’AZ, e grande tifoso della squadra di Alkmaar, che basava le proprie fortune su quelle del businessman. Il crack del suo impero (il network DSB contava quattrocentomila clienti, duemila dipendenti e 65 società collegate) ha coinciso con il frantumarsi dei sogni di gloria dei tifosi, che si sono dovuti accontentare di aver potuto disputare la Champions League e di vedere, di anno in anno, i propri giocatori migliori migrare verso società più ricche nonostante le continue qualificazioni in Europa League.  

Oggi, chiusasi la parentesi della curatela fallimentare, l’AZ è tornato a rappresentare il club di fascia medio-alta, capace di infastidire le big ma, al contempo, di lasciare l’amaro in bocca ai propri tifosi, ancora legati ai fasti dei primi anni 80 e dell’era Van Gaal.

Fonte: “Calcio olandese”

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