In un giorno non ben definito del 1902, in quella che ad oggi resta la città più popolosa del Valdarno (una piccola valle più o meno incastrata tra Firenze, Arezzo e Siena), viene fondata la “Società Ciclistica Aquila”, inizialmente per propagandare il ciclismo nella valle e nelle zone limitrofe; i colori sociali erano il giallo ed il blu.
La città in questione si chiama ancora adesso Montevarchi, e con l’avvicinamento –nell’immediato dopo guerra — anche al gioco del calcio nascente, dalla società Aquila si scissero una parte di soci per dar vita al “Club Sportivo Montevarchi”: una seconda società, rivale alla prima, con colori sociali rosso e verde. Sei anni dopo il 1920 le due società tornarono ad unirsi, smettendo di rivaleggiare; a suggello del compromesso, alla fusione societaria si fusero anche i colori sociali: dalla mescolanza tra quelli dell’Aquila e quelli del Club Sportivo, questi divennero il rosso ed il blu.
L’allora “Club Sportivo Aquila di Montevarchi” crebbe con lo sviluppo esponenziale del gioco del pallone in città, diventando con il tempo Montevarchi Calcio Aquila 1902 . Dopo decenni di professionismo a livelli dignitosi per la rappresentanza di una città di poco più di ventimila abitanti, durante la prima metà del 2000 il Montevarchi Calcio iniziò un lento e progressivo declino societario, che portò ad una serie di retrocessioni, fino all’esclusione dal campionato di Eccellenza e la radiazione societaria da parte della FGIC nella stagione 2010-’11. Ma nel frattempo, un’altra piccola realtà cittadina era nata principalmente a livello giovanile: si chiamava Audax Montevarchi, militava in Seconda Categoria Toscana, e rimase l’unica realtà sportiva riconosciuta verso la quale guardare. Sostenuta al fallimento del glorioso Montevarchi Calcio da un gruppo di imprenditori locali, l’Audax divenne “A.S.C.D. Aquila 1902 Montevarchi” grazie all’azione di un personaggio imprevisto, al quale va riconosciuto il merito di non aver disperso quelli che oggi sono 115 anni di storia sportiva Toscana. La società era fallita ed era stata radiata, ma un’ex presidente che si chiamava Vittorio Firli deteneva ancora lo storico marchio “C.S. Aquila 1902”; a salvaguardia della storia cittadina, il Signor Firli decise di donare alla città marchio e denominazione, all’interno del quale confluì tutto il bagaglio tecnico dell’Audax Montevarchi.
Ora, uno dei motivi principali per cui –incontrandoti con un qualsiasi sconosciuto solitamente di genere maschile, e mediamente oltre la trentina- alla risposta “Io sono di Montevarchi”, quello ti dice annuendo “Ah, ho capito dove si trova”, è proprio l’Aquila Calcio. I gloriosi anni di militanza in serie C nazionale, la vittoria storica al Marassi di Genova con la storica rete di Piero Bencini, la presenza di calciatori e allenatori destinati ad un seguente successo in categorie più prestigiose, e più recentemente la vittoria all’Armando Picchi di Livorno per 0–4 e l’upset all’Artemio Franchi di Firenze contro una Fiorentina post fallimento (al tempo Florentia Viola), sono solo alcuni dei motivi per cui calcisticamente Montevarchi è conosciuta e riconosciuta in suolo italico.
Quello che rende ancora oggi l’Aquila Montevarchi uno dei più conosciuti biglietti da visita della città, è indubbiamente conseguenza della passione con cui i tifosi vivono da sempre le sorti della squadra; nonostante tutto e nonostante tutti, soprattutto negli anni recenti. Dalla rinascita dell’Aquila infatti, la società ha avviato una scalata nel mondo dilettantistico che oggi la porta, all’alba di una settimana di metà Marzo 2017, a suggellare sul campo il ritorno in serie D: il superamento effettivo di quel limite in cui quella storia avviatasi nel 1902 sembrava essersi bloccata con l’esclusione dall’Eccellenza del 2011. Passando per campi che potremmo definire di “periferia”, a volte tra terreni arati e coltivati, senza tribune, qualche volta troppo simili a quelli dove si svolge settimanalmente il rito dei campionati “amatoriali” Anspi e Arci.
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