La lezione del Marocco al Mundial ‘86
Dic 6, 2022

Marocco-Portogallo è l’unica partita della prima fase che va in differita il giorno dopo. Come fosse la meno importante. La commenta Nando Martellini, che si ostina a storpiare qualche nome. Non si sa se c’è l’erba alta. Non si sentono nemmeno le trombette messicane. Il Marocco potrebbe far la fine dell’Algeria. Invece, nel sonnolento caravanserraglio di Messico ’86 ravviva il ruolo della sorpresa:è la prima storica qualificazione di una squadra africana al secondo turno. Fragorosamente prima in classifica del girone F con 4 punti . Eppure il flaco Menotti l’aveva detto. La squadra si era ritrovata nell’eremo verde di El Cerrito, Messico del Nord, a una ventina di chilometri da Monterrey . E’ l’unico albergo senza aria condizionata, ma i marocchini non si lamentano. Pregano cinque volte al giorno. Sono stati momentaneamente esentati dal Ramadan, che è finito proprio in questi giorni . Prega cinque volte anche l’allenatore, il brasiliano Josè Faria, che , dopo vent’anni al Fluminense, ha deciso di convertirsi all’Islam e di assumere l’appellativo arabo di “Mahdi”. E aspetta solo la fine del mondiale per la cerimonia ufficiale di conversione.

Inghilterra-Marocco 0-0

Mahdi Faria ha messo insieme una squadra coi semi-professionisti che giocano in patria e i pochi che giocano all’estero . Quelli che arrivano sempre all’ultimo momento. Il preparatore atletico è un altro brasiliano, Jorge Vieira. Lavoro duro: “I nostri giocatori il pallone se lo mangiano”. Al numero 8, El Idrissi Abdelaziz Bouderbala è stata diagnosticata una lesione al menisco: deve operarsi a fine mundial. Quando ha chiesto: “Giocando, rischio di farmi male? ”, gli hanno semplicemente detto una bugia, perchè il ginocchio gli potrebbe saltare da un momento all’altro. Ma nessuno si azzarda a fermarlo. E Bouderbala gioca il mondiale col ginocchio sinistro fasciato. Assume solo anti-infiammatori per via orale. Stringe i denti, niente infiltrazioni. Bouderbala (è un soprannome, la tunica di lana) ha da pochi anni perso il padre ed è rimasto con quattro fratelli e quattro sorelle: per mantenerli è andato a giocare all’estero. Gioca nel Sion, ma pare lo volesse la Sampdoria: l’anno scorso è stato eletto miglior giocatore straniero del campionato svizzero, quest’anno è secondo dietro Stielike. Ed a Messico ’86, Bouderbala diventa incontenibile. Punta sempre l’uomo, crea superiorità numerica, fa salire la squadra.

Abdelkrim Merry “Krimau”

Dopo i due pareggi contro una crepuscolare Polonia e l’esangue Inghilterra, il Marocco accantona le paure residue. Il tecnico inglese Bobby Robson addirittura si accontenta: “Col Marocco abbiamo un guadagnato un punto. Sono una forza”. Sia polacchi che inglesi hanno sofferto la solidità della squadra di Faria. Nessuna traccia del presunto fatalismo degli africani, che fin dall’inizio sfoggiano grande personalità. Ma la loro manovra ha un problema: elegante come un arazzo marocchino, evapora negli ultimi venti metri. Negli ottavi si rischia di beccare il Brasile di Careca, Socrates, Junior e Zico. E il Marocco parte per Guadalajara senza far calcoli: potrebbe non bastare il (terzo) pareggio col Portogallo . E il destino si compie. Curiosamente lo stadio di Guadalajara si chiama “Tre marzo”. Cioè lo stesso giorno del 1956 in cui è avvenuta l’indipendenza del Marocco dai francesi. Ed è anche lo stesso giorno del 1961 dell’insediamento di re Hassan II.

Una fase di Marocco-Portogallo 3-1

Quando non si può che essere fatalisti. Lancio di quaranta metri di Timoumi per Bouderbala, il portiere portoghese deve bloccare con le mani fuori area. Ancora Bouderbala, di sponda con Krimau e sinistro smorzato in angolo. Il ginocchio fa male, ma passa. Il Portogallo si salva ancora su un destro ravvicinato di El Biyaz. Altro lancio di quaranta metri di Timoumi per El Haddaoui che dirotta in mezzo, respinta distratta dei portoghesi e proiettile col destro di Khairi dai venti metri. Bravissimo a tenere la palla bassa : 1-0.

La sfida con la Germania Ovest

Il Portogallo annaspa, tunnel di Timoumi. Poi cross splendido del terzino destro Khalifa, al volo ancora Khairi col mancino e il portiere nemmeno la vede. Neanche mezz’ora ed è 2-0 per i Leoni dell’Atlante. Il Portogallo ha quasi la stessa squadra che due anni prima è arrivata a un passo dalla finale europea : davanti schierati la Scarpa d’Oro Gomes e Paolo Futre , ma non tirano mai in porta. Nella ripresa il palleggio di Bouderbala e Timoumi ipnotizza gli avversari. E’ il prologo del terzo gol, con l’ assist regale di Timoumi per Krimau, che non aspettava altro. I portoghesi si arrendono col gol della bandiera di Diamantino. Marocco-Portogallo 3-1. Jaime Pacheco parla senza mezzi di termini di “una lezione di calcio impartitaci dal Marocco”. In porta c’è Badou Ezzaki detto “Zaki”. I suoi punti di riferimento sono Zoff e Schumacher. Ma anche altri, visto che prima del Mondiale ha litigato con l’allenatore Faria: Zaki voleva rimanere accanto alla moglie che sta per partorire. E’ intervenuto re Hassan II e ha convinto Zaki a fare le valigie per il Messico. Portando anche la fascia di capitano (con più di cento presenze). 

Un undici del Marocco a Messico ’86

La difesa a zona, con Bouyahyaoui e l’elegante El Biyaz al centro e i due esterni dalla grande tecnica al servizio della fase offensiva: Khalifa e Lamriss. La mente e leader indiscusso è Mohammed Timoumi, la “perla nera “ del FAR di Rabat, che è la squadra dell’esercito (ed è allenata dallo stesso Faria). Ma Timoumi ha rischiato seriamente di non partire per il mundial: durante FAR Rabat-Zamalek, semifinale di Coppa d’Africa (poi vinta dal FAR), si è rotto i legamenti della caviglia . E’ intervenuto il sovrano che ha ordinato al miglior medico dell’esercito di operarlo e tutto il Paese si è rasserenato. Ma Timoumi non è solo un calciatore raffinato e vincente (Pallone d’Oro africano). Fa anche parte della segreteria particolare di Hassan II . Con tre stellette di capitano, può perfino aprirgli la corrispondenza. Esterno sinistro di centrocampo è Abdelrazak Khairi, che è anche sergente maggiore delle guardie reali. Come Timoumi , gioca nel FAR di Rabat. A centrocampo, accanto a Timoumi, c’è Mustafa El Haddaoui, che gioca al Losanna ed a fine mondiale passerà al Saint-Etienne. Frangiflutti davanti alla difesa Abdelmajid Dolmy, 33 anni. Troppi ormai per approdare in Europa. Tra centrocampo e attacco il ginocchio fasciato di Aziz Bouderbala. Centravanti dei Leoni dell’Atlante è l’esperto Merry Krimau. Che invece si è quasi stufato di giocare in Europa. Cambia infatti 9 squadre del campionato francese, con oltre 350 presenze e un centinaio di reti all’attivo. Il Paese, che è già sceso altre volte in piazza per l’oro di Los Angeles di Aouita, adesso è letteralmente impazzito. Il padre di Khairi torna a casa e trova la folla: “In questo momento non è mio figlio. Appartiene a tutto il popolo marocchino”. Re Hassan II telefona e si fa passare tutti i calciatori, uno per uno. Poi invita in Messico a sue spese anche quattro giocatori non convocati per infortunio. Un moderato ottimismo sembra impossessarsi anche di Mahdi Faria : “E’ il giorno più bello della mia vita . Sapevo che potevamo qualificarci per il secondo turno. I marocchini hanno un talento naturale per il calcio, nulla da invidiare agli europei. Quello che ho cercato di dargli è stata più coesione, una mentalità collettiva , di vera squadra . E state attenti: Zaki è tra i primi cinque portieri del mondo e i nostri attaccanti sono i migliori”.

Mohamed Timoumi

La partita col Portogallo viene replicata in Tv nove volte in tre giorni. E alle 23 (ora locale) del 17 giugno 1986, ventuno milioni di marocchini aspettano Germania-Marocco, l’ottavo di finale. Ma c’è un problema: soltanto uno su 20 possiede un televisore. Da quelle parti si dice che “se vieni a trovarmi, sarò io l’ospite perché la mia casa sarà la tua”. E ci si riunirà nei kahwah, i bar, oppure negli splendidi giardini andalusi . Nessun maxi-schermo allo stadio di Casablanca: la capienza non reggerebbe. Arrivano anche i berberi: di solito, seguono la partita alla radio . Stavolta vogliono vederla . Vanno negli alberghetti a cinque dirham (mille lire) a notte. Partita, poi letto, colazione e si cavalca di nuovo fino alle tende. Nel Club Mediterranèe di Agadir tutti insieme davanti alla tv: turisti tedeschi e personale marocchino.

Ancora un fotogramma della sfida con i tedeschi occidentali, valida per i quarti di finale

A Marrakech viene rimandato il Festival Nazionale delle Arti Popolari. Per una notte i cobra rimarranno chiusi nelle ceste. Re Hassan II segue la partita dal palazzo reale di Rabat, nella splendida piazza Mechouar tutta fiorita. Certo è che, al rientro in patria, ha promesso che esaudirà un desiderio per ogni calciatore: Khairi ha chiesto un terreno per la sua famiglia numerosa, qualcuno l’auto, altri addirittura un autobus. Pronta, in piazza delle Nazioni Unite di Casablanca, un’altra grande festa. Circolano strane voci: nel ritiro della squadra marocchina ci sarebbe un emissario del Milan, obiettivo Timoumi. Ma finirà nella Liga spagnola. Intanto è nella formazione ideale di Messico ’86, accanto a Maradona, Butragueno. E a Gary Lineker, che contro El Biyaz e compagni non ha toccato palla. Senza complessi d’inferiorità, il Marocco di Faria non ha più nulla da dimostrare. Va già bene così al caldo di Monterrey, fino a 40 gradi .  E poi l’obiettivo di Mahdi Faria contro i tedeschi sono i tempi supplementari.

In campo Zaki si supera su Kalle Rummenigge. Forse lo storico traguardo appanna il gioco dei Leoni dell’Atlante. Ma c’è paura anche tra i tedeschi. Per Briegel è “la partita più difficile degli ultimi anni”. E i supplementari sembrano inevitabili. A due minuti dalla fine, una traiettoria stupenda di Lothar Matthaus beffa Zaki.

I marocchini escono dal campo sorridendo. Entrano nello spogliatoio tedesco per farsi le foto. E anche questa è una lezione.

Ernesto Consolo

Da Soccernews24.it

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