Campionato di calcio 1926-‘27. Il Torino del presidente Marone Cinzano conquista il suo primo scudetto grazie ai gol di Baloncieri, Rossetti e Libonatti. Giusto il tempo di festeggiare, poi un giornale romano, “Il Tifone”, getta ombre sulla regolarità del derby disputato il 5 giugno 1927 e vinto dal Torino per 2 a 1.
In un calcio che è sempre più fenomeno di massa ed è ormai completamente assoggettato al fascismo, conduce l’inchiesta il presidente della Federazione Leandro Arpinati.
È uno degli uomini più potenti d’Italia, è podestà di Bologna, vicesegretario del partito, proprietario di un paio di giornali e in procinto di diventare sottosegretario agli Interni. Nella notte tra il 3 e il 4 novembre 1927 viene emessa la sentenza: la combine è stata provata e al Torino viene revocato lo scudetto.
Il giocatore juventino che si è lasciato corrompere, per 25.000 lire, è Luigi Allemandi e per lui scatta la squalifica a vita. Giustizia è fatta e il primo scandalo del calcio italiano viene frettolosamente archiviato. Ma che cosa accadde davvero intorno a quel derby?