4 dicembre 1994. Derby della Lanterna. Quattordici minuti sul cronometro: il Grifone passa in vantaggio con una zampata, furba e furtiva, di un forestiero venuto da molto, molto lontano. Qualcuno lo chiama Re Kazu. Il gol nel derby – che il Genoa perderà con un rocambolesco 3-2 – sarà l’unico ricordo indelebile che Kazuyoshi Miura (il primo giapponese ad aver giocato in Italia) ha lasciato all’Italia, ma almeno possiamo dire che non sia stato un oggetto misterioso.
Miura – come ricorda Francesco Petrocelli su “Barbadillo” – arriva in Italia a ventisette anni, dopo aver fatto faville tra i campi brasiliani ed essersi consacrato tra le fila dei Verdy Kawasaki, di cui è diventato comandante pluripremiato (con la media di più di un gol ogni due partite). Risponde presente alla chiamata dell’Europa e, un po’ Enea un po’ Fantozzi, giunge nel Belpaese, portando una ventata di esotismo mai vista prima.
Un duro intervento di Baresi stronca la sua stagione e la sua esperienza rossoblù. A fine anno viene convocato dalla Nazionale giapponese – tra le amanti preferiti di Miura-: ottantanove presenze e cinquantacinque gol – e da lì torna a casa, dai Verdy che tanto avevano sperato nel ritorno dell’icona venerata. Che, accolto a braccia aperte, regala caterve di gol, che gli fruttano premi su premi, coppe, campionati, titoli. Ma tre anni dopo il demone europeo – che non porta molta fortuna al caro nipponico – richiama nel Vecchio continente il centravanti, che approda, a trentadue anni, in Croazia, a Zagabria.
L’avventura con la Dinamo non va a buon fine: dodici presenze e nessuna rete. Ecco allora che il profeta in patria sente il richiamo e il profumo di casa sua e torna in Giappone, militando per un anno nel Kyoto Sanga e per cinque anni (fino al 2005) presso il Vissel Kobe, dove riabbraccia suo fratello Yasutoshi, meno predestinato di lui. A trentotto anni suonati anche Totti aveva iniziato a pensare al ritiro, ma Re Kazu no: accetta l’offerta dal Sydney FC e lascia l’impronta nel campionato australiano, segnando due reti in quattro presenze. Non così male. L’idea di godersi il meritato riposo non lo accompagna, ma quella di ripresentarsi in terra natìa sì: Miura torna in Giappone e a quarant’anni comincia il suo cammino con lo Yokohama FC. Un sodalizio breve? Non sarebbe nello stile del bomber atipico. Il Re, dopo una parentesi di calcio a 5, gioca ancora a Yokohama.
Il 12 marzo 2017 ha stabilito il primato per il più anziano marcatore della storia del calcio, decidendo, a 50 anni e 14 giorni, nella la partita vinta per 1-0 contro il Thespa Kusatsu. Il 5 agosto 2020 stabilisce un nuovo record: grazie ai 63 minuti disputati in una partita di Coppa del Giappone, diventa l’unico giocatore ad aver disputato partite professionistiche in cinque decenni differenti: 1980, 1990, 2000, 2010, 2020, stabilendo un primato, probabilmente, insuperabile.
Il 23 settembre 2020, a 53 anni, 6 mesi e 28 giorni, batte il primato come calciatore più anziano della J-League, entrando in campo nella partita tra Yokohama e Kawasaki Frontale, archiviando il precedente record di Masashi Nakayama che era di 45 anni, 2 mesi e 1 giorno. L’11 gennaio 2021 viene annunciato dallo Yokohama FC il suo rinnovo per una ulteriore stagione. Roberto Perrone ci ha deliziati con uno scritto sulle prospettive del calcio in Cina. La Cina miliardaria non potrà mai comprare neanche queste storie, romantiche fino all’assurdo. Grazie Re Kazu.
P.S.: Miura ci piace così tanto perché sembra sia stato il principale ispiratore – per il manga e per il cartone – del personaggio di Oliver Hutton, Holly di Holly e Benji. Serve aggiungere altro?