Il bomber del Porto aveva regalato con una prodezza la Coppa dei Campioni nell’87, e l’Inter aveva fatto carte false per acquistarlo: le visite mediche rivelarono un serio problema muscolare, e venne rispedito di corsa a casa.
Nell’estate del 1988, c’era un giocatore che era entrato nel mirino del club nerazzurro: stiamo parlando di Rabah Madjer, all’epoca all’apice della gloria e soprannominato “Il tacco di Allah”, in virtù della prodezza con cui aveva regalato al Porto la Coppa dei Campioni nella gara contro il Bayern dell’anno prima.
L’allora presidente Ernesto Pellegrini voleva regalare a Trapattoni (giunto alla terza stagione all’Inter) un buon progetto, e in attacco al fianco del robusto bomber d’area Serena, serviva un “artista”, uno che avesse fantasia e senso del gol innato: la scelta ricadde proprio su Madjer, e fece scalpore dato che si trattava del primo algerino nel campionato italiano.
Non fu facile superare la concorrenza di club potenti come l’Ajax, il Barcellona e soprattutto il Bayern Monaco, ma alla fine il giocatore arrivò: 1.81, fisico longilineo, mostrava una gran voglia di dare continuità al “filotto” di conquiste dei suoi ultimi mesi d’oro: dopo la Coppa dei Campioni a Vienna, la Supercoppa europea e la Coppa Intercontinentale, per non parlare del Pallone d’Oro africano.
Poco dopo la doccia fredda: nelle classiche visite mediche, viene alla luce un infortunio al bicipite femorale da cui non era guarito completamente e che poteva pregiudicarne i mesi a seguire, tant’è che lo stesso medico societario dichiarò: “La rottura del muscolo è avvenuta nella misura di 3/4, io non dò alcun certificato di garanzia muscolare: il rischio rimarrà”.
L’Inter non vuole rischiare un altro giocatore “azzoppato” (basti pensare a Muller, Coeck o Rummenigge) e così Madjer viene rispedito a casa in fretta e furia: il campione ne esce distrutto, confessa che per arrivare all’Inter ha stracciato l’accordo con il Bayern Monaco e adesso nessuno lo vuole più.
La sua carriera ne resta compromessa: resta al Porto, la stagione successiva però è spesso assente, e viene accusato di essere un “malato immaginario” o semplicemente troppo indolente: resterà con i portoghesi fino al 1991, quando lasciò il calcio giocato per diventare allenatore, mentre l’Inter aveva trovato il partner ideale di Serena in Ramon Diaz, centravanti della Fiorentina, che aveva aiutato a conquistare lo storico Scudetto ’88-’89 a suon di gol e record. E voi ricordavate questa breve “meteora” che passò dalle parti di Milano?
Fonte: Inter Live