I commenti sul noto, ma vista la quantità di versioni non poi così tanto, spareggio Cile-Urss del 1973 per qualificarsi al Mondiale in Germania Ovest, hanno riportato alla memoria uno dei più famosi episodi in cui calcio e politica si sono incrociati.
L’antefatto è che i gironi europei di qualificazione erano nove: otto promuovevano la vincitrice direttamente (l’Italia di Valcareggi dominò il gruppo comprendente Turchia, Svizzera e Lussemburgo) mentre il nono, in maniera cervellotica, la costringeva ad uno spareggio con la vincitrice di uno dei gironi sudamericani: quello vinto dal Cile comprendeva il Perù, e basta.
Spareggio, dunque. Andata a Mosca il 26 settembre 1973, pochi giorni dopo il golpe militare che aveva rovesciato Allende e portato al potere Pinochet: zero a zero ed appuntamento due mesi dopo a Santiago. Nel frattempo la situazione politica planetaria era precipitata e l’Urss si rifiutò di recarsi in Cile (da notare che l’andata era stata disputata a golpe già avvenuto) chiedendo alla Fifa presieduta da Stanley Rous di far giocare la partita in campo neutro.