L’estate del 1992 rappresenta per il nostro Paese un punto cruciale, una data spartiacque che definisce molto chiaramente un prima e un dopo. Se dal punto di vista della vita politica l’Italia è in subbuglio con l’epocale inchiesta Mani Pulite che non staremo qui ad approfondire, anche la Serie A vive un momento storico: con il pareggio del 7 giugno contro il Bologna, l’Ancona ottiene la sua prima storica promozione nel massimo campionato. Il patron Longarini, dopo l’entusiasmante cammino, vuole regalare ancora emozioni ai suoi tifosi e cerca un grande nome.
La scelta- come racconta Alessio Abruzzese – ricade su un giovane attaccante del Monaco, che con le sue reti in Ligue One promette più che bene: George Weah. Il presidente anconetano offre 4 miliardi, i monegaschi ne chiedono 5, non sa però che l’attaccante liberiano non è mai stato davvero nelle possibilità del suo club. L’offerta di Longarini scatena infatti un’asta che vedrà il PSG assicurarsi le prestazioni del futuro Pallone d’Oro per ben 7 miliardi. Il numero uno del club marchigiano non si abbatte, continua a cercare e preleva dalla Bundesliga un giovane argentino idolo del pubblico di Norimberga: Sergio Fabián Zárate.
Faccia vagamente da indio, capelli lunghissimi, viene soprannominato in patria El Raton, non per la somiglianza ad un topo, quanto per la furbizia che dimostra in area di rigore. Di questa fantomatica furbizia purtroppo ad Ancona non si sono mai accorti. Le prestazioni di Zárate non convincono e la squadra, probabilmente non attrezzata per quella Serie A, inanella una brutta sconfitta dopo l’altra. Il 25 ottobre di 30 anni fa arriva l’unico squillo di una stagione più che anonima. Al Dorico si presenta il Foggia di Zeman per disputare una partita che entrerà di diritto nella storia dei biancorossi: finirà infatti 3-0, udite udite, con doppietta del Raton Zarate che regala ai suoi la prima vittoria della loro storia nella massima serie.
L’argentino sembra in stato di grazia: dopo pochi minuti si trova a tu per tu con l’estremo difensore avversario, lo salta con un bel tocco di suola e mette in rete. Poi si concede la gioia del secondo gol con un tiro da fuori, dopo un dribbling a rientrare sul destro. La terza rete porta una firma illustre: è infatti l’unica segnatura nel nostro campionato per Oscar Ruggeri. Il veterano argentino – campione del Mondo 1986 – era stato l’altro grande rinforzo estivo messo a disposizione di mister Guerini.
Sergio Zárate in quella stagione, purtroppo, non segnerà più. In compenso verrà beccato da tifosi e stampa per le prestazioni sempre più mediocri, che gli varranno, non spetta a noi giudicare se a torto o a ragione, lo stigma di bidone. A fine stagione, visto il magrissimo bottino e la retrocessione dei dorici in Serie B, El Raton se ne tornerà al Norimberga, dove ricomincerà a segnare con una certa frequenza.
Nonostante la sua apparizione più che fugace nel nostro campionato, l’argentino è entrato di diritto nella memoria collettiva calcistica nostrana: per gli anconetani rimarrà sugli almanacchi come mattatore della prima vittoria in Serie A, per tutti gli altri incarnerà per sempre il prototipo di promessa mancata, o come si dice in questi casi, di bidone. Sarà il fratello minore, Mauro Matias, a ridare lustro al nome della famiglia Zárate in Italia, quando nel 2008 comincerà a deliziare il pubblico dell’Olimpico laziale.
Fonte Guerin Sportivo