Nell’ottobre del 1971 John Lennon regala all’umanità una delle migliori canzoni di sempre, un inno alla pace. L’ex “Scarafaggio” di Liverpool immagina un mondo diverso: non è l’unico. In quello stesso periodo i tifosi dell’Inter tornano a sognare, come ai tempi di Helenio Herrera. Sì, perché i nerazzurri sono di nuovo in Coppa dei Campioni dopo un digiuno durato quattro anni. Non c’è più la “Grande” squadra del Mago, ma Invernizzi ha comunque a disposizione grandi giocatori per affrontare il Borussia Mönchengladbach negli ottavi di finale. Nessuno, però, può immaginare quello che succederà nella partita d’andata.
L’Inter arriva al Bökelbergstadion convinta di passeggiare: sottovalutare i tedeschi è un grosso errore, lo insegna la storia. In Germania sono due anni che il ‘Gladbach domina la Bundesliga. Günter Netzer è il trascinatore della squadra: è il classico calciatore alternativo, con i capelli biondi così lunghi che coprono anche il 10 sulle spalle, ma nonostante i piedoni che si ritrova, il pallone lo fa cantare indifferentemente di destro o di sinistro. Pronti, via e il Borussia è in vantaggio. Al 7’ apre le danze Jupp Heynckes: l’attaccante riceve da Netzer, sterza lasciando a terra Giubertoni e supera Vieri. È 1-0. L’Inter reagisce e pareggia al 20’ con Boninsegna, ma un minuto più tardi è di nuovo sotto dopo l’incornata di Le Fevre.
L’episodio chiave arriva al 29’: Boninsegna sta per battere una rimessa laterale quando viene colpito alla testa da una lattina di Coca-Cola. “Bonimba” cade a terra stordito, i nerazzurri assediano l’arbitro olandese Jef Dorpmans chiedendo la sospensione dell’incontro.
I tedeschi aggrediscono gli italiani, sembra una scena da saloon. I giocatori del ‘Gladbach fanno sparire il corpo del reato, ma Sandro Mazzola si precipita verso due tifosi italiani, si fa passare un’altra lattina e la consegna all’arbitro fingendo che sia quella che ha colpito Boninsegna.
Il clima è infuocato: “Bonimba” esce in barella, l’Inter è convinta di vincere l’incontro a tavolino e smette di giocare. Inizia un’altra partita: in dieci minuti il Borussia fa tre gol, prima con un altro colpo di testa di Le Fevre, poi con una perla su punizione di Netzer e al 44’ Heynckes sigla la sua doppietta. Questi due confezionano anche la sesta rete al 52’, ed è un’altra meraviglia del numero 10.
Nel finale l’arbitro ci mette ancora più pepe: regala un rigore ai padroni di casa e Mario Corso non ci sta. Aggredisce il direttore di gara e lo prende a calci nel sedere, viene espulso e squalificato per sei turni. Dal dischetto trasforma Sieloff: al triplice fischio è 7-1, ma la partita prosegue in tribunale.
Peppino Prisco, principe del Foro milanese e vicepresidente dell’Inter, con un’arringa magistrale convince l’Uefa a ripetere la partita. Il match d’andata si giocherà sul neutro di Berlino, ma solo dopo quello di ritorno, in programma il 3 novembre.
Le due squadre si rincontrano a San Siro e l’Inter travolge 4-2 i tedeschi: calano il poker Bellugi, Boninsegna, Jair e Ghio. I gol di Le Fevre e Wittkamp non servono a nulla, perché all’Olympiastadion, grazie ad un’eccezionale partita difensiva e ai miracoli di Ivano Bordon, finisce 0-0.
L’Inter passa il turno e vola fino alla finale di Rotterdam, ma deve arrendersi al genio di Johan Cruijff, che con una doppietta regala la seconda Coppa dei Campioni consecutiva all’Ajax.