Chiamare la partita tra Olympiakos e Panathinaikos “il derby degli eterni nemici” non è una della tante iperboli giornalistiche a cui siamo abituati, ma è il modo più naturale di connotare l’incontro tra due squadre, le maggiori in Grecia, che sono accomunate dal fatto di giocare nella stessa città e nient’altro.
La letteratura storico-sportiva attribuisce alle tifoserie delle due squadre origine sociale antitetica, che seppure sia veramente esistita, ormai difficilmente può essere utilizzata come ragione giustificatrice dell’odio tra le due tifoserie. Ce la racconta Matteo Marchello.
Si attribuiscono, infatti, al Panathinaikos nobili origini, nonché la diffusione tra gli appartenenti alla borghesia cittadina, mentre si dice che siano stato i portuali del Pireo a fondare e sostenere l’Olympiakos negli anni della sua nascita. È difficile pensare che adesso, o addirittura anche allora, la rivalità tra le due squadre sia esclusivamente lotta di classe, più logico credere che rivalse sociali ed elementi legati al campanile si siano fusi e alimentati tra loro.
Qualsiasi fosse la ragione scatenante, i primi scontri si registrarono addirittura nel 1930, quando l’Olympiakos era nato soltanto da cinque anni. In uno dei primi derby della storia, i tifosi biancorossi si presentarono in trasferta portando delle bare tinteggiate di verde, macabro malaugurio per la sorte dei rivali. Accadde però, che i padroni di casa ricacciarono la cabala al mittente, e inflissero loro un pesante passivo di 8-2. La situazione degenerò abbastanza rapidamente, e le assi utilizzate per realizzare i feretri furono utilizzate per colpire i tifosi avversari. Negli anni ’30 il conflitto sportivo era addirittura meno radicalizzato di quello che avviene nei giorni nostri; la violenza era scaturita senza bisogno di un precedente – all’epoca non ce n’erano ancora stati! – o di un torto da vendicare o di onore da riaffermare. Si trattava di reciproco puro e brutale desiderio di affermare la propria superiorità fisica sugli odiati avversari.
Dai fatti del giugno 1930 la tensione ogni volta che queste due squadre si affrontano non è mai scemata. Basti pensare che nel 1964 queste due squadre si affrontavano nella semifinale della coppa nazionale. Gli scontri furono talmente accesi e partecipati dalle fazioni di entrambe le squadre, che persero tutte e due la partita a tavolino. L’AEK Atene, vincitrice dell’altra semifinale, si aggiudicò il torneo senza neppure il disturbo di scendere in campo per la finale.
Tuttavia, vale la pena ricordare che il problema della violenza legata ad avvenimenti sportivi in Grecia è qualcosa di sistemico, a cui il derby di Atene contribuisce; infatti, sarebbe sbagliato pensare che un’unica partita di calcio possa contenere il germe del male sociale greco. Allo stesso modo esistono delle responsabilità istituzionali; la famosa decisione presa dal governo Tsipras di sospendere le attività calcistiche a tempo indeterminato (provvedimento mantenuto per poche settimane) nel febbraio del 2015 ebbe tutta l’aria di una resa. In quel momento lo stato si arrese dichiarando di non essere in grado di mantenere l’ordine pubblico durante determinate manifestazioni. La decisione fu presa proprio a seguito di alcuni scontri tra sostenitori di Olympiakos e Panathinaikos; tafferugli che ebbero luogo nelle strade sotto forma di guerriglia, ma anche in sede di assemblea di Super League, quando a scontrarsi furono addirittura dirigenti in giacche e cravatte biancoverdi e biancorosse.
Lo stop a tempo indeterminato ebbe il sapore del palliativo e non si può dire che le misure strutturali prese per arginare il problema siano state efficaci. Decretare l’esclusione dei tifosi ospiti non ha sortito gli effetti sperati. L’ incontro tra Panathinaikos e Olympiakos nel 2015 è finito sui giornali nella pagina di cronaca e non in quella sportiva.
L’atmosfera dello stadio del Pana è stata particolare sin da subito. I calciatori dell’Olympiakos sono stati bersagliati da torce e fumogeni durante l’ispezione al campo nelle fasi di riscaldamento. I tafferugli tra i tifosi di casa e le forze dell’ordine hanno portato prima allo spostamento del calcio d’inizio e dopo all’inevitabile sospensione della partita.
Quello accaduto il 21 novembre2015 è stato l’ennesimo episodio che testimonia l’endemico problema della società greca con la violenza connessa al mondo dello sport e la rivalità storico, sociale e sportiva tra le due maggiori squadre di Atene è la benzina che alimenta costantemente il fuoco. Pensare che basti vietare l’accesso agli stadi alle tifoserie ospiti è meramente un tappo al problema, ma non può esserne la soluzione.