Sono passati trentadue anni da quando il calciatore del Cosenza, Denis Bergamini, è stato trovato morto sulla statale 106, vicino al Castello di Roseto Capo Spulico, il 18 novembre 1989. E dopo più di tre decenni l’ex fidanzata Isabella Internò è stata mandata a processo con l’accusa di omicidio. Lo ha deciso il gup di Castrovillari, Fabio Lelio Festa, accogliendo la richiesta del pm Luca Primicerio.
La prima udienza del processo è stata fissata per il 25 ottobre prossimo. L’ex fidanzata della vittima è accusata di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi futili. In aula non erano presenti né l’imputata né la sorella di Bergamini Donata. Proprio grazie alla tenacia della sorella di Denis e del padre da poco scomparso, è stato possibile riaprire il caso. Denis Bergamini quando è morto aveva solo 27 anni, giocava in serie B con il Cosenza. Ciuffo biondo al vento e corsa da centometrista, tanto da valergli il soprannome di “7 polmoni” già ai tempi delle giovanili, il calciatore ferrarese era pronto per il grande salto in serie A.
La destinazione più probabile era la Fiorentina di Roberto Baggio. Ma il destino non glielo ha concesso. Fino al 2017 le inchieste giudiziarie erano arrivate sempre alla stessa conclusione: suicidio. L’unica versione infatti è quella raccontata dall’ex fidanzata con cui Denis aveva chiuso per la sua eccessiva gelosia. Secondo Isabella Internò, Bergamini avrebbe abbandonato il ritiro all’improvviso per poi caricarla sulla sua Maserati e partire verso Taranto dove voleva imbarcarsi per cambiare vita.
Poi la sosta lungo la strada e il tuffo sotto un camion per suicidarsi. L’unico processo che viene fatto è quello all’autista del camion per omicidio colposo. La famiglia di Bergamini, prima rappresentata dall’avvocato Eugenio Gallerani poi da Fabio Anselmo, però non ha mai creduto a questa versione e ha lottato, insieme ai tifosi del Cosenza che mai hanno dimenticato Denis, per ottenere la verità. Innanzitutto, secondo i familiari, Denis non aveva nessun motivo per uccidersi: stava bene e la sua carriera andava a gonfie vele.
Cominciano così i continui lunghi viaggi da Ferrara a Cosenza del padre di Bergamini e poi anche della sorella Donata. Ma ogni richiesta, ogni dettaglio sembra vano. Tutto cambia con l’arrivo del pm Eugenio Facciolla che riapre l’inchiesta e nel 2017 dispone l’autopsia sui resti della vittima. Autopsia che parla chiaro: il calciatore è morto per asfissia. Così a essere iscritta nel registro degli indagati è la sua ex fidanzata Isabella che oggi è stata rinviata a giudizio. Secondo l’accusa la donna avrebbe ucciso Bergamini dopo averlo attirato con una trappola per poi soffocarlo e inscenare il suicidio con l’aiuto di altre persone.