Agli albori del calcio le nazioni più in vista erano quelle che facevano parte della Gran Bretagna. Non solo in Inghilterra, dove il calcio ebbe i suoi natali, ma anche in Scozia, Irlanda e Galles questo nuovo sport cominciava a fare proseliti. Crescevano i match amichevoli che si disputavano tra questi paesi e perciò c’era bisogno di regole comuni che uniformassero il gioco del calcio. Nel 1882, a Manchester – come racconta Simone Galli – i rappresentanti della federazione inglese, scozzese, gallese e irlandese si riunirono e dettero vita all’International Football Association Board, l’organo preposto a emanare il primo vero regolamento. Formalizzate le nuove regole, si decise di dar vita a competizioni internazionali che avessero carattere di ufficialità. E così, nel 1883, nacque il British Home Championship (tradotto in italiano in Torneo Interbritannico) da disputarsi con cadenza annuale.
Si trattava di un classico girone all’italiana, con turni di sola andata. Non essendo previsto un match di ritorno, le sedi degli incontri venivano invertite a ogni edizione (chi affrontava una squadra in casa, nell’edizione successiva l’avrebbe affrontata in trasferta). La prima edizione fu disputata nel 1884 e vide la vittoria finale della Scozia. Curiosamente all’inizio, anche per l’assenza di un vero e proprio Campionato del mondo, chi vinceva il Torneo Interbritannico veniva considerata la Nazionale più forte del globo terrestre. Le prime edizioni videro la quasi totale egemonia di Scozia e Inghilterra: l’Irlanda arrivò prima nel 1902, ma pari merito con scozzesi e inglesi; mentre nel 1905 fu la prima volta del Galles.
Il torneo fu interrotto a causa dei due conflitti bellici mondiali, per la precisione dal 1914 al 1919 e dal 1939 al 1946. Ma assunse una grande importanza nelle edizioni del 1949-‘50 e del 1953-‘54, visto che venne utilizzato come girone di qualificazione ai Campionati del mondo 1950 e 1954 (e nell’edizione 1967-‘68 fu usata come turno di qualificazione per il Campionato d’Europa 1968, poi vinto dall’Italia).
Nel 1950 accadde una cosa curiosa: il torneo metteva a disposizione due posti per l’imminente Coppa Rimet che si sarebbe disputata in Brasile. Inghilterra e Scozia avevano staccato il pass, ma quest’ultima annunciò che avrebbe partecipato solo se avesse vinto la British Home Championship. Nella gara decisiva gli scozzesi vennero sconfitti in casa dagli inglesi per 1-0 e, mantenendo la parola data, rinunciarono a partecipare alla Coppa del Mondo.
La storia del Torneo Interbritannico proseguì ininterrottamente per molti anni, fino al 1981, quando la situazione politica in Irlanda del Nord causò una forte crisi che trascinò con sé anche la competizione. L’edizione 1980-‘81 venne giocata in un clima surreale, in contemporanea con i tumulti legati alla morte dell’attivista nordirlandese Bobby Sands e non fu terminata, visto che Inghilterra e Galles si rifiutarono di recarsi a Belfast. Il declino era ormai inesorabile e portò al definitivo accantonamento della competizione: l’ultima edizione rimane quella del 1983-‘84, vinta proprio dall’Irlanda del Nord. Adesso di questo torneo secolare rimane solo un tenue ricordo: Inghilterra e Scozia provarono a inventare la Rous Cup, ma l’idea di affrontarsi annualmente durò solo cinque stagioni.