L’estate in cui il Bari comprò João Paulo
Set 2, 2022
Il brasiliano João Paulo nel 1990-91; a fine stagione disputò la Coppa America con la nazionale verde-oro

I giovani, i brasiliani, i difensori tosti… e poi João Paulo. È tra le squadre più care ai suoi tifosi il Bari di trent’anni fa, del 1989-‘90, guidato dal molfettese Salvemini, trainato da uno che da quelle parti è un gradino sotto San Nicola: Sergio Luis Donizetti detto João Paulo. Un Bari che arrivava dalla B: al primo campionato con Salvemini alla guida i Galletti erano riusciti ad arrivare primi a pari punti col Genoa e ad essere promossi in A grazie ai gol di Paolo Monelli, ma soprattutto grazie a una difesa impenetrabile. Quel Bari prese 17 gol in 38 giornate, non subendone mai più di uno per partita, tranne in due gare: col Messina all’andata e poi nell’ultima contro il Monza. C’era Massimo Carrera, futuro pilastro juventino, in quella difesa, con lui un giovanissimo Lorenzo Amoruso che iniziava a giocare in prima squadra, c’erano i baresi Loseto, De Trizio, Terracenere e Di Gennaro, c’era Mannini in porta. E c’era anche Pietro Maiellaro, da Lucera, che a Bari divenne ‘u brasilian’ per via della sua tecnica sopraffina. Un presagio.

Per la Serie A – come scrive Cristiano Vella – Salvemini chiese più cessioni che acquisti. E il direttore sportivo Janich in estate andò proprio in Brasile e tornò con tre sconosciuti e tanti sberleffi: il roccioso difensore argentino Lorenzo dall’Argentinos Juniors, il centrocampista Gerson dal Palmeiras e soprattutto l’attaccante brasiliano João Paulo dal Guarani. Tra gol e giocate quest’ultimo fece innamorare i baresi al punto che l’estate ’89 è ufficialmente “L’estate in cui il Bari comprò João Paulo”, come da titolo di un bel libro di Francesco Marrocco che racconta il capoluogo pugliese, le sue storie e le leggende. Quel Bari fu un gran bel vedere: arrivò decimo in campionato, vinse la Mitropa Cup contro il Genoa, fermò praticamente tutte le grandi, dal Napoli di Maradona che sarà campione d’Italia all’Inter del Trap e dei tedeschi, reduce dallo scudetto dei record, regalò tanti bravi giovani al calcio italiano.

Il presidente Vincenzo Matarrese festeggia con la squadra la conquista della Coppa Mitropa, il primo successo internazionale del Bari

Proprio nell’ottobre ’89 i Galletti di Salvemini giocarono una grandissima gara a San Siro contro l’Inter (non sarebbe stata l’ultima nella Milano nerazzurra): vantaggio biancorosso con uno dei suoi ragazzini terribili, Angelo Carbone, su assist di João Paulo, pareggio nerazzurro di Berti e Bari che rischia di vincerla nel finale.

I tre neoacquisti stranieri della stagione: l’argentino Lorenzo, deludente meteora, tra i due brasiliani João Paulo e Gérson i quali, al contrario, entranno nei cuori dei tifosi biancorossi.

Un pari che si inquadrava in una striscia di dieci risultati utili consecutivi raggiunti dai biancorossi, temuti e rispettati da tutti: il Napoli futuro campione dovette sudare al della Vittoria pareggiando solo nel finale, idem la Fiorentina, il Milan di Sacchi riuscì a spuntarla solo al novantesimo con Van Basten, non riuscì a domare i Galletti la Juve e neanche al ritorno l’Inter.

Grazie a quella rosa il Bari rimase in A per tre anni, portando in biancorosso anche grandissimi campioni e retrocedendo nel 1992 pur avendo forse la rosa più forte del trentennio di presidenza di Vincenzo Matarrese, con dentro Zvone Boban, David Platt e Robert Jarni. Ma quel Bari dell’89 resta ai posti più alti nel cuore dei baresi: un gradino sotto il Bari dei baresi di Catuzzi… insomma, come San Nicola e João Paulo.

Fonte Il Fatto Quotidiano

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