Sapete perchè quando i risultati non arrivano, quando il gioco non decolla, scatta immancabilmente il silenzio stampa da parte di giocatori e società per tenere lontano critiche e scocciatori?
Il silenzio stampa non è solo un modo drastico per difendere i giocatori dagli attacchi dei giornalisti, è soprattutto una sorta di amuleto portafortuna.
Sapete come è nato il primo silenzio stampa nella storia del calcio?
Bisogna tornare indietro nel 1982, in Spagna. Dopo il deludente girone eliminatorio, gli azzurri di Enzo Bearzot decidono di non parlare più con i giornalisti. Le dure critiche, le voci sui ricchi superpremi ai calciatori e una battuta infelice su Rossi e Cabrini furono i motivi che determinarono la clamorosa decisione di sigillarsi la bocca, solo il capitano Dino Zoff era il portavoce dell’Italia durante il silenzio stampa.
Gli azzurri sono impegnati nel girone di qualificazione che si disputa a Vigo. Giocano malissimo, Rossi ha ripreso a giocare da poco dopo i due anni di squalifica per il calcio scommesse e fatica a ritrovare i ritmi. Magro e inconcludente sotto porta sembra il fantasma del vecchio Paolo Rossi. I giornalisti non si impietosiscono e lo martellano tutti i giorni con le stesse domande. È sicuro di star bene? Quando riprende a far gol? Come si sente dopo due anni di squalifica?
Rossi, all’inizio risponde, poi si defila per togliersi dall’imbarazzo. Anche se non ufficiale, questo sarà il primo silenzio stampa. Per il momento è solo un’iniziativa di Rossi.
Passano i giorni, le partite proseguono, ma l’Italia non convince e tutto sembra andare verso il peggio. Durante un allenamento un gruppo di tifosi urla “ridicolo” al centravanti. Graziani cerca di intervenire, nasce un parapiglia e Bearzot fatica a sistemare le cose.
I giornalisti non hanno colpe, ma alla prima conferenza stampa, quasi tutti i giocatori non si presentano.
La nazionale azzurra, con tre pareggi poco convincenti, si qualifica per il secondo turno, lasciando un’impressione deludente. I critici picchiano duro e fanno circolare la voce di un premio partita per ciascuno calciatore di 70 milioni di lire.
70 milioni per aver fatto 1-1 con Perù e Camerun? 70 milioni per aver rischiato una nuova Corea?
I giornali diventano feroci e urlano allo scandalo. A questo punto inizia il primo silenzio stampa organizzato nella storia del calcio. Gli azzurri non rilasciano più dichiarazioni e non rispondono più alle domande dei giornalisti e si chiudono a riccio. Le notizie arrivano solo attraverso accompagnatori, fotografi, massaggiatori. Fanno sapere di essere stati offesi per l’articolo scritto da Il Giorno dove vi era scritto che Rossi e Cabrini dormivano nella stessa stanza quasi come moglie e marito.
Più tardi si scoprì che non era per questo motivo che gli azzurri fecero il silenzio stampa. Rossi non si offese per quello che aveva scritto Il Giorno. Quello che diede seriamente fastidio ai giocatori fu la rivelazione dei premi partita, perchè qualcuno aveva paura del fisco.
Fu questo il vero motivo del silenzio stampa degli azzurri al Mundial del 1982. Ma i misteri non finiscono qui. Dopo l’incavolatura iniziale i calciatori ripresero a parlare con i giornalisti. Negli spogliatoi del Sarriá, al termine di Italia- Argentina, Ciccio Graziani non stava più nella pelle, aveva una gran voglia di urlare la sua gioia a tutti. E sicuramente lo avrebbe fatto se Marco Tardelli, nello spogliatoio, non avesse detto “Ragazzi, il silenzio stampa porta fortuna”.