Milanese, classe 1890, Giuseppe Polidoro Caimi aveva esordito in prima categoria con la maglia dell’U.S. Milanese. Mediano e all’occorrenza centromediano, aveva un fisico imponente per l’epoca. Si dilettava anche nel nuoto e nella scherma con ottimi risultati.
Nella stagione 1911-‘12 passò all’Inter, e in occasione delle Olimpiadi di Stoccolma era tra i papabili per essere convocato da Vittorio Pozzo. Di questa vicenda, propongo la testimonianza diretta proprio di Pozzo tratta da I ricordi di Pozzo, su Il Calcio Illustrato annata 1949-‘50.
“Prima di partire, per sostituire Fossati, s’era affacciata la candidatura Caimi. Era, Caimi, un pezzo di ragazzo grande e grosso, che giuocare sapeva, quando voleva. Compariva a lato di Fossati nell’Inter o ne prendeva il posto. Ma era irregolare in tutto quello che faceva. Era tutto istinto, scatti, impulso, improvvisazione, tratti di genio, ma gli succedevano periodi di rilassamento. Una domenica faceva grandi cose, e la seguente non arrivava nemmeno al campo, perché, per istrada, aveva trovato una bella ragazza. Ho ancora la sua tessera delle Olimpiadi, già pronta e firmata. A cose quasi già fatte, lo lasciai a casa. Eravamo amici. Mi scrisse una lettera di fuoco, gli risposi, ribadì. Stemmo senza vederci, offesi, qualche tempo. Venne la guerra. Una sera, ad una mensa ufficiali alpini ci ritrovammo: la lunga penna nera fece da paciere, ci riconciliammo nel caos di una sbronza piramidale”.
Pochi mesi dopo Giuseppe Caimi doveva scomparire in un vortice di gloria. Era al Settimo battaglione Feltre, comandava il plotone esploratori, alternando ad atti di valore ed a ferite, scappatelle e scappatone di ogni tipo.
Cantava, suonava, dipingeva, beveva, amava….ed andava a ricuperare l’attendente ferito sotto il naso degli austriaci. Nel dicembre del 1917 a Cima Valderoa (Monte Grappa), ferito gravemente, scappò dal posto di medicazione, tornò in linea come una furia, colpito a morte si gettò nella mischia e non fu più visto.
La motivazione della sua Medaglia d’oro: “Ufficiale di leggendario valore”… è un poema.
“Lui onorò il nostro sport. Alle Olimpiadi di Stoccolma io non posso pensare senza che la sua assenza mi torni presente” ancora Pozzo.
In realtà, Giuseppe Caimi morì nell’ospedale militare di Ravenna il 26 dicembre 1917 dopo quattro mesi di agonia.