Una breve vita da mediano
Mar 5, 2024

Il calcio possiede la forza di regalare momenti indimenticabili, scaturire forti emozioni e far vivere ricordi che rimarranno impressi nella memoria collettiva. Un gol, un’azione, un momento: sono tante le pagine di storia che sono state scritte sugli almanacchi. Ma se da una parte esiste il lato più autentico e gioioso di questo sport, dall’altra esistono anche pagine tristi, tragedie che la pura razionalità umana spesso non sa spiegare.

Una di queste storie è quella di Enrico Cucchi, promettente ex centrocampista dell’Inter, morto il 4 marzo 1996 a soli trent’anni a causa di un melanoma.

Nei giovani dell’Inter

Il 2 agosto, Cucchi avrebbe compiuto 58 anni, e chissà che non avrebbe festeggiato il suo compleanno come dirigente di qualche grande squadra. Perché lui il calcio ce lo aveva nel sangue. Papà Piero, infatti, era prima calciatore e poi è stato allenatore. Fu  lui a farlo sgambettare per primo con il pallone tra i piedi, e fu sempre lui a farlo esordire in C2 con il Savona nel 1981. Solamente un anno dopo sulle sue tracce c’era l’Inter, che lo acquistò e lo portò a Milano a soli diciassette anni. Cucchi – come ha ricordato Alexander Ginestous, su “Passione Inter” – si fece subito amare dai tifosi dell’epoca, anche se i primi anni fu costretto a seguire tante partite dalla panchina, perché per lui lo spazio era ridotto. In nerazzurro è impossibile dimenticare la sua prestazione nella semifinale di andata della Coppa UEFA 1984-‘85 vinta per 2-0 a Milano contro il Real Madrid.

Cucchi in prima squadra

Giocate di ordine e disciplina, le sue. Corre, lotta, entra in tackle e recupera palloni. E non fu un caso se subito dopo arrivò anche la convocazione in Nazionale Under 21. All’Inter giocò 6 stagioni, dal 1982 al 1987 e poi la stagione 1989-‘90 (dove solleverà anche una Supercoppa Italiana), totalizzando 91 partite condite anche da 2 gol.

Nell’Empoli

Ed è qui che il romanzo della vita di Enrico Cucchi, promessa del calcio italiano, si trasforma in un dramma. Nel 1990 si trasferì al Bari dove fu operato ad un neo sulla coscia che si era formato nel tempo e che aveva richiesto l’intervento dei medici del Policlinico di Bari. Un intervento necessario per evitare che si potesse trasformare in qualcosa di più grave, eventualità che purtroppo si verificherà qualche anno più tardi.

Sulle figurine Panini

Dopo tre anni nel capoluogo pugliese si trasferì a Ravenna nel 1994. Qua, un giorno, un dolore alla coscia si fece fortissimo. La diagnosi dopo il controllo non lasciò spazio ad interpretazioni: furono trovate ghiandole maligne ovunque. Venne operato a Milano e cominciò la chemioterapia per evitare che quelle metastasi che non gli diedero tregua, continuassero a propagarsi. Purtroppo fu tutto inutile: morì il 4 marzo 1996 a Tortona. Dopo la sua morte la famiglia ha istituito un’associazione che porta il suo nome: Enrico Cucchi-Volontari per le cure palliative.

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