Ricordiamo bene la formazione del Como Calcio che nel 1994 tornò a disputare il campionato di serie B, dopo essere finito nel pantano della C1. Franzone, Manzo, Parente, Zappella, Gattuso, Sala, Lomi, Catelli, Rossi, Boscolo, Ferrigno. A questi giocatori vanno senza dubbio aggiunti l’ex promessa non mantenuta Oreste Didonè, l’allora giovane di belle speranze Davide Dionigi che farà esultare con i suoi gol tifosi di mezza Italia, e Roberto Galia, alla fine di una carriera spesa soprattutto nella Juventus.
In quel campionato la compagine lariana (tipica espressione da calciofilo) non ottenne buoni risultati e retrocesse rapidamente lì da dove era risalita.
Niente a che vedere con quel Como che pochi anni prima aveva calcato i campi della serie A, regalando momenti di bel calcio e qualche giocatore interessante. Ad esempio nel Como del campionato 1988-’89 giocò 34 partite mettendo a segno 6 reti il non ancora ventenne attaccante di Castellanza (Va) Marco Simone, che l’anno precedente aveva vinto la classifica cannonieri con la maglia della Virescit Boccalone realizzando 15 gol. Quel campionato sopra ogni aspettativa gli valse la corte, portata a termine, del Milan di Arrigo Sacchi che ne farà uno dei protagonisti degli anni migliori dei rossoneri.
Di quel Como di fine anni Ottanta, che al termine del campionato 1988-’89 finirà mestamente in serie B, ci sono altri giocatori che vale la pena ricordare.
Enrico Annoni, terzino destro soprannominato “Tarzan”, diventerà l’idolo dei tifosi di Roma e Torino per le sue sgroppate grintose anche se di tecnica eufemisticamente non sopraffina; terminerà la sua carriera indossando la prestigiosa e ricca di tradizione maglia dei Celtic di Glasgow. Pasquale Bruno, “O’Animale”, difensore centrale dai modi non proprio gentilissimi che giocherà, tra le altre con Juventus, Torino e Fiorentina.
Stefano Borgonovo, classe 1964, attaccante, ha trascorso gli anni iniziali della sua carriera proprio a Como, a parte una parentesi alla Sambenedettese, formando una coppia esplosiva con un altro idolo della tifoseria lariana, lo svedese Dan Corneliusson (foto a fianco insieme ad Hansi Müller). Passerà poi alla Fiorentina, dove delizierà la platea viola e di tutta Italia duettando con un altro giovane di belle speranze, tal Roberto Baggio da Caldogno in provincia di Vicenza. Poi sarà un continuo girovagare per lo stivale, Milan, Pescara, Brescia e Udinese condite da tre presenze in maglia azzurra.
Di Borgonovo non potremo mai dimenticare gli spettacolari gol in rovesciata, alla maniera di Carlo Parola. Proprio a Como, nel settore giovanile, Stefano aveva iniziato ad intraprendere la carriera di allenatore, prima che questa fosse brutalmente interrotta dal sopraggiungere di una malattia, la Sla, che lo ha ridotto su una sedia a rotelle, incapace di parlare.
Ma comunicando con il mondo attraverso un computer, Stefano è diventato un simbolo per la caparbietà e la sofferenza con la quale ha affrontatola malattia. Prima di arrendersi per sempre.
Abbiamo prima accennato a Corneliusson, che per tre anni ha fatto coppia in attacco con Borgonovo. Dan arrivò sulle rive del lago nel 1984, proveniente dallo Stoccarda con il quale si era appena laureato campione di Germania, dopo aver anche vinto la Coppa Uefa con l’IFK Goteborg allenato da Sven Goran Eriksson nel 1983. Biondissimo, è diventato un idolo indimenticato per la tifoseria comasca; dal 1984 al 1989, anno della retrocessione in serie B, è il punto di riferimento della manovra offensiva della squadra e il leader del gruppo, nonché il simbolo delle più belle imprese compiute in quegli anni. Agli annali, ad esempio, resterà il suo gol con il quale il Como nel 1986 eliminò la Juventus dalla Coppa Italia.
E proprio in quella Coppa Italia la squadra avrebbe raggiunto la finale, dopo aver eliminato, oltre ai già citati bianconeri, anche il Verona campione d’Italia, se non avesse perso a tavolino la semifinale, che stava vincendo sul campo per 2-1 nei tempi supplementari.
Tra i pali il gigante Amerigo Paradiso, vero e proprio beniamino dei tifosi dell’Avellino ai tempi della A. Notaristefano cervello del centrocampo; il brasiliano Milton, due anni a Como con due retrocessioni, arrivato dopo una bella Olimpiade di Seul disputata con i Verdeoro. Come dimenticare, poi, gente come Maccoppi, Albiero, Biondo? O Stefano Colantuono, attuale mister del Bari, e Catello Cimmino, promessa non mantenuta di scuola Milan? Ricordi d’infanzia, di un calcio che non c’è più.
Emanuele Giulianelli