Tre fotogrammi per un’unica emozione
Feb 15, 2022

Le fotografie digitali che scattiamo in ogni occasione, nemmeno prendiamo in considerazione di stamparle e seguitiamo ad archiviarle dentro la memoria del nostro computer senza mai più andarle a riaprire. Le immagini cartacee, invece, hanno un’altra storia: hanno il pregio dell’immediatezza che ci trasmette palpabile l’emozione. Tra le foto in bianco e nero poi, ci sono dei veri capolavori evocativi che fanno emergere anche l’anima dei protagonisti che lì sopra vi son raffigurati. Questo è il caso dell’immagine che ho appena ricomposto, come in un puzzle, tutta a pezzi e che mi sta coinvolgendo emotivamente. È un’istantanea di una partita, dove l’attaccante, superato il portiere avversario, calcia di potenza il pallone che passa tra le gambe in spaccata del difensore proteso nell’ultimo disperato contrasto. La scena è seguita con lo sguardo dagli altri giocatori.

Gino Sardei allo stadio “Mirabello” di Reggio Emilia

Attore principale della foto è il thienese Luigi Sardei detto Gino, interno destro della Reggiana che nel campionato 1960-‘61 di Serie B fu capocannoniere della squadra segnando 15 goal. È un bellissimo scatto realizzato da un anonimo fotocronista emiliano che immortala l’istante decisivo dell’azione. Ecco che mentre continuo il riordino dell’album m’imbatto in un’altra foto con didascalia sul retro che richiama qualche cosa che ho già visto e che recita nel testo: “Reggiana – Venezia 2 a 1, due gol miei”.

La “foto-puzzle” del primo gol di Sardei al Venezia

Ebbene, analizzando il fotogramma nei particolari rimango stupefatto, quando comprendo che si tratta di un’altra foto della stessa partita Reggiana-Venezia, 22esima di campionato, giocata quel lontano 19 febbraio 1961. Per giunta l’immagine è stata scattata nello stesso istante di gioco della precedente, ma da una diversa prospettiva e cioè una foto eseguita da un secondo operatore. Stiamo parlando negli anni Sessanta, quando i fotografi non avevano tecnologie moderne con apparecchi fotografici a motori integrati in grado di sparare la pellicola a raffica. Il fatto che le due immagini fissino il medesimo istante è dovuto alla pura casualità. Così, comparandole, scopriamo che il giocatore curvo sulla porta del Venezia è il “libero” numero 6, che il portiere è a terra mentre si sbraccia parzialmente coperto dal palo della porta, mentre il difensore in spaccata col pallone che gli passa sotto le natiche e che contrasta Sardei, è lo “stopper” contrassegnato dal numero 5. Sono due immagini rievocative che fissano lo stesso momento di gioco: una che mira ai particolari frontalmente, mentre l’altra che rappresenta l’intera scena col numeroso pubblico in tribuna nell’assiepato stadio “Mirabello” di Reggio Emilia.

Lo stesso gol di Sardei visto da un’altra angolazione

Con un velo di nostalgia, continuando la selezione delle foto, ecco che m’imbatto in una terza immagine di quella stessa partita; la foto del secondo gol della doppietta siglata da Gino Sardei in quella giornata vittoriosa. Qualche tempo fa ho interpellato l’amico portiere del Venezia, Giovanni Bubacco, al quale ho fatto vedere le foto e a commento lui mi ha scritto: “Caro Giuseppe, quei due gol li ha subiti Baldisserri che mi ha sostituito per un mio infortunio. Sulla prima c’è Grossi (2), Baldisserri (1) a terra, Carantini (5) e Ardizzon (6) in porta. Sulla seconda c’è Grossi e Baldisserri, oltre agli avversari. Ciao”. Bene! Abbiamo chiuso il cerchio del ricordo riemerso dall’oblio del passato. “Altri tempi, altro spirito rispetto a oggi! Scordiamoci il passato!” commenterà qualcuno che avrà pur ragione. Oggi, però, mi ha fatto particolarmente piacere ammirare l’allora giovane 24enne Luigi Sardei detto Gino, nostro Capitano del Thiene degli anni 70, in splendida forma e in piena azione; il piacere lieve della nostalgia. Ed è quello che accade ogni volta, quando si ritrovano a sorpresa immagini d’epoca inedite dei nostri famigliari, amici o conoscenti che non ci sono più: capita d’emozionarci.  In questi fotogrammi, infatti, memorizziamo con una sensazione mista tra gioia e mestizia, il ricordo vivido di persone care che ci sono rimaste particolarmente nel cuore.

Giuseppe (Joe) Bonato

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