Romanino ha smesso di correre. O forse ha solo ricominciato a farlo lassù, insieme ai Ragazzi del ’64 che ormai purtroppo se ne sono andati quasi tutti. Magari tornando a calciare qualche punizione, come quella che gli riuscì di trasformare il 7 giugno 1964 all’Olimpico nello spareggio scudetto con l’Inter. Punizione di Fogli e gol di Nielsen: sotto le Due Torri è (e sempre rimarrà) questa la filastrocca della gloria.
Romano Fogli ha spento gli occhi oggi all’età di 83 anni. Consumato da una malattia che negli ultimi mesi gli aveva tolto energie, assieme alla voglia di andare a vedere i suoi ragazzi al campo di Santa Maria a Monte (Pisa), dove era nato il 21 gennaio 1938 e dove è sempre vissuto, eccezion fatta per la lunga parentesi bolognese.
Del Bologna scudettato del 1963-‘64 Fogli rappresentava l’intelligenza tattica e i polmoni, messi al servizio dell’amico Giacomino, al secolo Giacomo Bulgarelli. Esordiente in serie A a 17 anni con la maglia del Torino, nel 1957 Fogli approdò al Bologna per la cifra record di 80 milioni di vecchie lire.
Vi è rimasto per dieci stagioni, con 344 partite all’attivo e appena 6 gol, uno dei quali, quello dello spareggio dell’Olimpico, che lo ha fatto entrare nella storia. In azzurro invece ha giocato 13 partite, partecipando all’avventura sfortunata dei Mondiali di Inghilterra nel 1966.
Quando nel ’68 Nereo Rocco, suo grande estimatore, lo chiamò al Milan, Fogli ebbe la forza di mettere in bacheca una Coppa dei Campioni e una Coppa Intercontinentale, duettando con Gianni Rivera. Dopo l’esperienza al Catania ha appeso gli scarpini al chiodo per iniziare la sua carriera di allenatore.
A Casteldebole dal 1977 al 1980 per affiancare Marino Perani nella supervisione del vivaio rossoblù diede il suo imprimatur all’arruolamento di un giovanissimo Roberto Mancini.
Poi, dopo un lungo peregrinare tra le panchine di Reggiana (promozione in B), Foggia, Livorno, Barletta, Siena, Vicenza e Treviso in coda alla stagione 1992-‘93 Fogli fu chiamato all’impresa disperata di salvare il Bologna dalla retrocessione in C e dal conseguente fallimento sportivo.
I danni, però, li avevano fatti i predecessori (soprattutto Aldo Cerantola) e nelle ultime sei giornate Romanino non riuscì a raddrizzare la baracca. Poi tanto amore per il Bologna, di cui è sempre stato un appassionato tifoso, tante presenze nella tribuna del Dall’Ara e tanta vicinanza ai compagni del settimo scudetto, che ad ogni funerale piangeva con lacrime toccanti. Romano Fogli è stato un centrocampista moderno, una sorta di Tardelli ante-litteram. Ma è stato soprattutto una persona perbene, con cui era bello conversare al telefono riandando con la memoria al tempo glorioso che fu.