Ottobre 1965, San Siro, verso la fine della Grande Inter, verso l’inizio del Grande Milan. C’erano il Chelsea, Filippo di Edimburgo in tribuna e il trofeo dell’amicizia italo britannica in palio. Il Milaninter United ha Liedholm ed Herrera Herrera in panchina e le maglie dei crociati addosso, le stesse del centenario interista, ma con i pantaloncini rossi. Schnellinger e Trapattoni con Guarneri, Picchi, Suarez e Corso in campo, Rivera e Mazzola no, mai insieme nemmeno in amichevole, sono in nazionale a preparare la Corea.
C’è però Angelillo, il Ronaldo dell’Inter anni Cinquanta, è appena passato al Milan via Roma, viene accolto dagli interisti tra lacrime e applausi e pure lui si commuove un po’: «Sono contento che mi vogliano ancora bene». Forse perchè non era Ronaldo. O forse perchè i tifosi non erano gli stessi.
Segna il primo gol, di testa su cross di Corso, il secondo lo fa Peirò, ma il migliore è Mandrake: «Un lussuoso repertorio dei suoi mezzi magistrali, di soluzioni personalissime. Forse cerca un posto nella nazionale inglese…» scrive la Gazzetta. Due a uno per noi, con Herrera che sogna: «Buen equipo,Milan e Inter, insieme stanno bene, proprio bene».
Si rifa ma quattro anni dopo, giugno 1969, a Lione per celebrare il gemellaggio tra le due città, ma c’è solo il Milan campione d’Europa più qualche riserva dell’Inter, Cella, Gori e Salvemini, perchè quella sera Mazzola e i suoi hanno il Trofeo città di Milano con la Juve. Più Nevio Scala che si è sposato da due giorni.
Rivera c’è e si vede: «È l’ispiratore geniale di tutte le azioni, supera due, tre, quattro uomini in dribbling, strappa applausi scroscianti». Manda in gol tutti, Salvemini compreso, sette a uno per il Milaninter United che gioca in
maglia bianca a strisce rossonerazzurre, piove, fa freddo, i francesi menano e basta, Meazza si sente male e lascia Rocco solo in panchina. Non si vedranno più, meglio single che male accompagnati.
Poi arriva il 1980, il terremoto devasta l’Irpinia, i gemelli diversi si guardano negli occhi, facciamo qualcosa, facciamolo per loro. Così eccoli di nuovo insieme Giacomini e Bersellini in panchina, i due Baresi insieme, Oriali e il Collovati rossonero, Buriani che corre per Beccalossi. Di fronte però c’è un Bayern che fa paura, Rummenigge, Breitner, Hoeness, Augenthaler, che vince senza troppo sudare due a uno, gol di Antonelli su assist di Prohaska ma l’aria è già diversa, è l’aria che tira aoggi.
I tifosi passano la sera ad insultarsi per beneficenza, l’altoparlante dice tutto: «Si invitano gli spettatori di tutti i settori a manifestare il loro caldo incitamento alla rappresentativa milanese riservando lazzi e polemiche per altre occasioni».
Le ultime due volte insieme valgono la causa di separazione. Intesa zero, zero voglia. È l’anno del Mundial di Spagna il Milaninter United fa da sparring partner al Perù di Uribe e alla Polonia di Boniek, che sono nel girone dell’Italia.
Beccano due a zero dalla prima e due a uno dalla seconda, non ci sono Oriali, Bergomi, Marini, Collovati, Baresi, ma Tassotti e Bagni, Beccalossi e Novellino e un certo Bugre raccomandato da Jair che piglia un palo da 40 metri e poi non si vedrà mai più. Segna Serena, sinistro al volo su cross di Novellino .
Il predidente nerazzurro Fraizzoli fa il profeta: «Il Milan ci metterà vent’anni prima di raggiungere i nostri scudetti. Sempre che ritorni in A…».