Ricordate Alessandro Quaggiotto? Sì, proprio il giocatore per il quale la Nord inventò un coro che, a distanza di quasi trent’anni, i tifosi che vissero la cavalcata trionfale del Genoa di Scoglio in serie B non hanno dimenticato. Partiva puntuale ogni volta che c’era da battere un calcio di punizione: Dai Quaggiotto, dai Quaggiotto… tira la bomba, tira la bomba….
Quaggiotto, 60 anni, è uscito da tempo dal calcio, fa il manager di prodotti assicurativi e finanziari ed è tornato a vivere a Brescia, la città dove è nato e che il New York Times scelse per raccontare ai suoi lettori la lotta del Nord Italia lacerato dal coronavirus. «Siamo al centro dell’emergenza – spiegò Quaggiotto – da qualche giorno i numeri portano qualche piccolo barlume di speranza, ma la fine del tunnel sembra ancora lontana. È come essere in tempo di guerra». Sempre allora Quaggiotto avrebbe dovuto essere uno degli ospiti al Museo del Genoa nella serata dedicata a Franco Scoglio, poi annullata: «Un personaggio unico, il Professore», raccontà a Gessi Adamli su “Repubblica”.
E sciorinò tutta un’aneddotica in molti casi inedita. «Al Genoa arrivai a settembre, la settimana prima che iniziasse il campionato. Ero in ritiro col Bologna per giocare a Napoli in Coppa Italia e il ds Governato mi prese da parte e mi disse: “ci sono due squadre che ti vogliono, il Genoa ed il Padova. Puntuali, mi arrivarono le chiamate di Pastorello e di Landini, i direttori sportivi, che mi preannunciarono quelle degli allenatori per il giorno successivo. Arrivò prima quella di Buffoni, mi disse che volevano fare una squadra che puntasse alla serie A e io sarei stato uno della rosa, tenuto certo in considerazione ma senza alcuna garanzia di partire titolare. Dieci minuti dopo chiamò Scoglio e la musica fu completamente diversa: “Sei il basso che cerco, sarai quello che Pecci è per il Bologna…” . Il martedì mattina sono a Pegli, Scoglio non mi saluta neanche e tira dritto. Ma come per il Genoa non avrei dovuto essere Pecci? Dopo l’allenamento del pomeriggio, Scoglio mi fa chiamare per un colloquio privato: “Guarda di Biagini non mi fido, domenica a Cosenza libero voglio far giocare te…” ».
Quaggiotto aveva vinto il campionato anche l’anno prima a Bologna, allenatore l’emergente Gigi Maifredi. «Due persone e due allenatori completamente differenti. Il Bologna di Maifredi aveva coinvolto tutta la città, la gente veniva allo stadio e si divertiva. Segnavamo gol a raffica, anche se devo dire che ne abbiamo anche subiti tanti. Maifredi grazie al suo calcio champagne approdò alla Juventus, ma qualcosa si inceppò. Gigi dopo la Juve non era più lui. Il suo Bologna è però rimasto nel cuore della gente. Quella storica promozione è stata addirittura ricordata pubblicamente invitando in città tutti i protagonisti di allora».
Il Genoa di Scoglio, invece, gol ne subì pochissimi, soltanto 13. Record che tuttora resiste e difficilmente potrà essere battuto. «Avevamo una difesa straordinaria, imperniata attorno a Signorini con Torrente e Caricola marcatori. Eranio e Ruotolo, la famosa catena di destra, andavano avanti e indietro come furie e tornavano indietro a fare densità, a sinistra con Gentilini non si passava. E in più c’era Ferroni che avrebbe potuto fare il titolare in molte squadre di serie A».