“Senti Atze, Radio Lussemburgo lo ha appena trasmesso: devi tornare il prima possibile a casa”. “E perché?” Adesso giocate in Bundesliga! “.
Questo è più o meno lo scambio di battute che va in scena nell’estate del 1965 su una spiaggia del mare del Nord tra Hans-Günter “Atze” Becker e un suo amico. Aki è il capitano del SC Tasmania Berlin, squadra che nella stagione precedente ha giocato, arrivando terza, nel girone della seconda serie riservato alle squadre della capitale, divisa da quattro anni da un Muro. Quello che l’amico riferisce al difensore allora 27enne non è uno scherzo, ma la pura verità. Come Becker, altri giocatori sono richiamati a Berlino. Quasi tutti sono in vacanza: qualcuno, come il portiere Klaus Basikov, è addirittura fuori dalla Germania, sul Lago di Garda: ha vinto un viaggio grazie ai concorsi radio dell’ADAC, l’Automobilclub tedesco.
La rosa deve essere disponibile perché il club originario del quartiere di Neukölln, allora parte del settore americano di Berlino Ovest e fondato da fantasiosi ex marinai, che vollero mettere nello stemma del club un Diavolo della Tasmania, è stato ripescato dalla DFB, la Federcalcio della Repubblica Federale. Una scelta inattesa, seguita all’estate più pazza della storia del calcio tedesco. Un caos innescato a fine giugno dallo scandalo, il primo della neonata Bundesliga, che coinvolge l’Hertha Berlino, unica squadra della capitale a militare in prima divisione. I dirigenti dell’Alte Dame sono sotto accusa per un debito di 192mila marchi e per aver trasgredito le regole sul pagamento dei giocatori. Irregolarità che costano agli Herthaner l’esclusione dalla Bundesliga 1965-’66 e riducono a quindici le squadre iscritte al campionato.
Inizialmente i vertici federali vorrebbero assegnare il posto mancante attraverso un torneo tra Saarbrücken e SSV Reutlingen, le due seconde del girone promozione, Karlsruhe, primo delle retrocesse, e proprio il Tasmania. Il progetto non va in porto perché tutti o quasi ricorrono in tribunale, che il 2 giugno rigetta le richieste di clemenza dell’Hertha e accoglie il ricorso del Karlsruhe, riammesso in Bundesliga. Un verdetto, quello riguardante il KSC, che sarà ribaltato due settimane dopo dal tribunale federale della Federcalcio su richiesta del Tennis Club Berlin e del Tasmania. In quei giorni addirittura si parla di una Bundesliga a 17 squadre.
La ragion politica e l’intenzione di non scontentare troppi club portano a una decisione definitiva. Come chiede parte dell’opinione pubblica, soprattutto sotto la pressione del gruppo editoriale di stampo conservatore capeggiato da Axel Springer, Berlino, la città divisa e isolata (è circondata completamente dal territorio della Germania Est), avrà una squadra in Bundesliga.
Ma non il TeBe Berlin, quarto in uno dei gironi di play-off per la promozione ma escluso dalla Federazione, e non lo Spandauer SV, che rinuncia a partecipare principalmente per ragioni finanziarie. A giocare il massimo campionato sarà così il Tasmania Berlino, insieme alle neopromosse Bayern Monaco e Borussia Mönchengladbach e alle due “retrocesse”, Karlsruhe e Schalke 04. Queste ultime saranno riammesse anche per placare la bufera sulla scelta, (molto) politica e (poco) sportiva, di includere per forza una formazione di Berlino Ovest. Nessuna retrocessione sul campo e campionato a 18 squadre, così come funziona ancora oggi, a 50 anni di distanza da quell’estate folle.
Oltre al trattamento di favore alle squadre di Berlino Ovest, un altro problema fa storcere il naso agli altri club di Bundesliga. È il livello delle formazioni della capitale, considerato da molti decisamente inferiore alla media della prima divisione. E guardando la rosa del Tasmania Berlino che si appresta a cominciare il campionato non gli si possono dare tutti i torti. La base della squadra a disposizione di Franz Linken,dal capitano Atze Becker, al centrocampista Peter Engler fino agli attaccanti Ringo Usbeck e Wolfgang Neumann, è quella che nella stagione precedente si è piazzata terza nel girone berlinese della seconda serie.
La dirigenza l’ha rinforzata con qualche comprimario e un solo campione. Un fuoriclasse sì, ma che ha già imboccato ampiamente il viale del tramonto. È Horst Szymaniak, 32 anni, più di 40 presenze con la Nazionale tedesca di Sepp Herberger, con cui ha giocato i Mondiali del 1958 e del ’62, venendo anche inserito nell’undici ideale del torneo svedese. Adesso però Schimmi è reduce da quattro anni in Italia dove, tra Varese, Catania e Inter, non ha più impressionato come sul finire degli anni Cinquanta. Un giocatore che comunque può fare comodo e che, soprattutto, è alla portata delle tasche, sempre vuote, dei dirigenti del Tasmania. Nonostante l’arrivo di Szymaniak, però, pochi nelle rosa sono fiduciosi, perché tutti sanno che quella stagione avrà un campionato unico, al termine del quale, a meno di cataclismi epocali, si tornerà in Serie B e dunque a fare, in pratica, i dilettanti. Tanto che il capitano Becker, come altri, non abbandona l’impiego che svolgeva prima della promozione, all’ufficio tecnico di Berlino Ovest, ma semplicemente lo rinegozia ottenendo un part-time di 10 mesi, in modo da potersi allenare regolarmente.
Lo stesso Atze va dagli squattrinati dirigenti del Tasmania per trattare di nuovo le modalità di pagamento suo e dei suoi compagni. Chiede e ottiene l’aumento della quota fissa rispetto ai premi basati sul rendimento che, in Italia come in Germania, costituivano la maggioranza degli introiti dei giocatori. Perché tutti hanno capito che a Neukölln di vittorie non se ne vedranno molte. Anche se l’inizio del campionato racconta tutt’altro: alla prima giornata, davanti agli 80mila spettatori dell’Olympiastadion di Berlino, il Tasmania vince 2-0 contro il non-retrocesso Karlsruhe, grazie a una doppietta nel secondo tempo di Ringo Usbeck. Si tratta della prima delle due vittorie che la squadra del settore Ovest della capitale otterrà in quella stagione di Bundes.
I tifosi, che calano vertiginosamente fino a toccare quota 827 (gennaio 1966, match casalingo con il Borussia Mönchengladbach), per vederne un’altra dovranno aspettare più di nove mesi, cioè il match con il Borussia Neukirchen del 21 maggio 1966, in cui il Tasmania batte 2-1 la formazione della Saarland, con le firme di Zeh e Neumann. Tra questi due successi, che saranno eguagliati dal Wuppertaler SV nella stagione 1974/1975, succede di tutto. Meno, appunto, una vittoria.
Due pareggi (un epico 0-0 in trasferta contro il Kaiserslautern, l’unico punto ottenuto fuori da Berlino dal Tasmania), tante sconfitte (ben 28, tra cui un 9-0 subito dal Meidericher SV), l’esonero del tecnico Linken. 108 gol subiti e molti episodi, tramandati tra realtà e leggenda. Come quello che riguarda Charly Dörfel, esterno sinistro dell’Amburgo che con la sua squadra in vantaggio 4-0 avrebbe voluto infierire e ridicolizzare gli avversari. A opporsi fu Uwe Seeler, il capitano dell’HSV e della Nazionale tedesca, uno dei goleador più amati della storia della Bundesliga. E unser Uwe, il nostro Uwe, a fine partita aveva ringraziato il capitano del Tasmania per il gioco corretto mostrato da lui e dai suoi compagni. O come quando, a causa della mancanza cronica di soldi, i calciatori della prima squadra del Tasmania dovevano allenarsi su un campo di pietrisco in cui quasi non si vedeva la palla, soprattutto con la neve, così frequente negli inverni berlinesi. Giocatori che, sempre per i problemi economici, dovettero sostenere l’ultima trasferta a Gelsenkirchen senza fermarsi a dormire in hotel.
Partenza nella notte precedente, arrivo prima del match, sconfitta e ritorno.
Una stagione incredibile nella sua negatività, diventata ben presto oggetto di scherno. Si racconta che a Berlino girasse una barzelletta basata sul dialogo tra papà e figlio: “Da quanto non vince il Tasmania?””Chiedilo al nonno”.
I giocatori, però, la presero con filosofia, compresi i leader Szymaniak e Becker. Il capitano, che ha indossato la maglia dei berlinesi fino al 1971, ha ricordato spesso il clima tutto sommato positivo che si respirava nello spogliatoio e di quanto quell’annata lo abbia segnato, come ha raccontato all’edizione tedesca di Goal.com: “Quella stagione mi ha formato. Ho lavorato come allenatore delle giovanili e ai miei ragazzi ho sempre ripetuto di essere costanti quando si perde. Questo significa avere carattere”. Lo Sport-Club Tasmania 1900 Berlin però non esiste più. È fallito nel 1973 dando origine al Tasmania Neukölln prima e al Tasmania Gropiusstadt dopo (nelle cui giovanili ha giocato da bambino Antonio Rüdiger). Dal 2011 esiste un sodalizio che si chiama Tasmania Berlin e gioca nella serie minori berlinesi, disputando le sue gare casalinghe allo stadio di Neukölln, intitolato a Werner Seelenbinder, sportivo ed eroe della Resistenza antinazista.
Qualche tempo fa, nel maggio 2015, il nuovo Tasmania ha avuto l’onore di incontrare, in sesta serie, il Tennis Club Berlin, suo storico rivale. Un match perso 0-2 ma trasmesso in livestream anche in Bolivia e in Cina per volere di Tom Irving e Stuart Russell, due inglesi che vivono a Berlino e tifano TeBe. Cose che succedono (quasi) solo a Berlino.