Se sei fratello d’arte hai vita dura a prescindere. Se sei il fratello del calciatore più forte al mondo è ancora peggio. Se in più sei raccomandato dal parente illustre allora hai già perso in partenza la sfida con la diffidenza. E nei confronti di Hugo Maradona era assolutamente legittima. È l’estate del 1987 e Diego Armando Maradona è senza se e senza ma il più grande calciatore in assoluto.
Qualche mese prima ha portato il Napoli a vincere il primo storico scudetto e dodici mesi prima ha vinto praticamente da solo il mondiale. Il credito nei confronti del Napoli è tale che riesce a far sì che il club partenopeo acquisti il fratellino Hugo, all’epoca diciottenne. Di lui Diego spende parole importanti: “Diventerà più forte di me”. La mamma precisa che la differenza fra i due fratelli è solo nel fatto che Diego sia mancino e Hugo destro. Sarà, ma se a 18 anni Maradona Senior segnava a valanga nell’Argentinos Juniors e già giocava nella nazionale maggiore, Hugo si ritrova con un curriculum piuttosto vuoto.
Anch’egli esordisce con l’Argentinos, ma non raccoglie che una manciata di presenze segnando appena una rete. L’unico guizzo internazionale lo regala ai mondiali Under 16 giocati in Cina nel 1985, quando con una doppietta aiuta la Selección a battere il Congo in una sfida che non conterà nulla ai fini della qualificazione. Ma tant’è. Arriviamo al torneo 1987-’88, le squadre di Serie A possono tesserare solo 2 stranieri e il Napoli oltre a Diego Maradona ha preso Antonio Careca. “Maradonino” dev’essere parcheggiato, in attesa di tornare alla base l’anno successivo, con l’apertura al terzo straniero.
Pisa e Pescara, appena promosse, dicono “no, grazie” all’offerta dei partenopei per prendere il giocatore. A prendersi cura del ragazzotto ci pensa l’Ascoli di Costantino Rozzi. Hugo Maradona diventa così il più giovane straniero della Serie A dal dopoguerra. Ilario Castagner, tecnico dei marchigiani, spende buone parole per lui: “Possiede un ottimo controllo di palla che gli permette dribbling strettissimi e rapidi. Arriva in area in ottime condizioni per il tiro a rete. Sa dare bene anche la palla ai compagni, passaggi millimetrici e smarcanti. E non è male nemmeno il tiro: secco e preciso”.
Parole importanti, eppure il tecnico sin da subito lo considera una riserva. Hugo fa il suo esordio alla prima di campionato entrando negli ultimi 25′ al posto di Domenico Agostini, la settimana dopo gioca mezz’ora al San Paolo nel derby con il fratello Diego. A metà ottobre Castagner gli da la chance da titolare e un numero pesante sulle spalle: il 10. Gioca contro l’Empoli dal 1′, ma è un flop. Seconda possibilità due settimane dopo, al “Del Duca” contro il Verona: altra sostituzione a partita in corso. Terzo e ultimo tentativo ancora in casa questa volta contro il Pisa: bocciato anche qui. Da quel momento saranno solo spezzoni di gara a partita in corso, dove “Maradonino” a parte qualche colpo fine a sé stesso non incide minimamente. L’Ascoli anche senza il suo contributo si salva uguale, l’Italia si rende conto che il giocatore è inadeguato per la Serie A e dopo 13 gettoni di presenza in bianconero il Napoli riesce a piazzarlo in Spagna, al Rayo Vallecano. Una stagione, poi una parentesi in Austria prima di chiudere definitivamente la carriera europea. Dopo un anno in Venezuela si aprono l
e porte del campionato giapponese. Il tempo anche di una puntatina in Canada, prima di appendere le scarpe al chiodo a soli 28 anni, senza clamori e senza rimpianti, almeno per le squadre italiane.
Gaetano Mocciaro