Se c’è una cosa in cui i sudamericani, e gli argentini in particolare, sono i migliori al mondo in assoluto, è individuare meravigliosi soprannomi per i calciatori. Soprannomi fantasiosi e il più delle volte azzeccatissimi, eloquenti, che in poche parole descrivono alla perfezione i personaggi a cui vengono affibbiati. Un esempio fantastico è quello di Ángel Bossio, portiere protagonista tra gli anni ’20 e gli anni ’30 con le casacche del Talleres, del River Plate e della nazionale albiceleste. “La Maravilla Elastica”, lo chiamavano, e questo fa immediatamente capire che stiamo parlando di un grandissimo portiere. Ángel nasce a Banfield, nell’area metropolitana di Buenos Aires, circa 14 chilometri a sud della capitale, il 5 maggio 1905. I primi passi da calciatore, anzi, da portiere, li muove nel Club Atlético Talleres Remedios de Escalada, sodalizio dal nome infinito, fondato nel 1906 a Buenos Aires. Bossio non è altissimo, anche se i suoi 178 centimetri, per l’epoca, non sono poi così pochi. Non è però la stazza la sua più grande qualità. Ángel possiede doti acrobatiche fuori dal comune, un’eleganza che nel calcio di inizio secolo in pochi avevano saputo mostrare unita ad una pazzesca agilità.
Ángel vola letteralmente a difendere la sua porta, da un palo all’altro, senza mai perdere le sue consuete leggiadria e grazia: ogni sua parata è una gioia per gli occhi. Josè Gabriel, giornalista argentino, dirà di lui qualche anno più tardi: “Ángel Bossio ha coniugato la concezione estetica del balletto all’efficacia necessaria nel calcio”. Ecco così che il Banfield, nel 1920, nota questo incredibile quindicenne e lo inserisce nelle sue giovanili. Le sue qualità, però, devono ancora esplodere del tutto: del resto Ángel non è altro che un ragazzino, il suo fisico deve ancora formarsi completamente, le sue straordinarie doti atletiche devono ancora essere messe a punto. Nel 1922, così, il futuro portiere della nazionale argentina di calcio fa ritorno al Talleres, prima di spostarsi ancora e, un anno più tardi, trasferirsi al Club Social y Deportivo Progresista. Il richiamo del Talleres, la squadra in cui Ángel ha fatto le sue prime parate, è però troppo forte: nel 1924 Bossio torna a casa, e lo fa per fermarsi. Il Talleres sta per scoprire il più grande portiere della sua storia. Non è un caso che nel 1925 i rojiblancos trovino la loro prima, storica promozione in Primera Division: la massima serie argentina è ancora un campionato amatoriale, negli anni Venti, ma è pur sempre il più competitivo torneo di calcio del paese. Il Talleres ci arriva anche, anzi, soprattutto per merito delle parate del suo portiere, Ángel Bossio. Con la ribalta della Primera Division tutta la nazione scopre questo straordinario “arquero”: è proprio negli anni del Talleres che “Crìtica”, quotidiano argentino, conia il soprannome che accompagnerà Bossio per il resto della sua vita, “La Maravilla Elastica”. Fantastico, come tutti i soprannomi che il Sudamerica ha regalato al mondo del pallone in oltre un secolo di storia.
E Bossio è davvero una molla esplosiva capace di saltare da un palo all’altro in difesa della sua porta: le cronache che ci arrivano dagli anni Venti sono scarne e frammentate, ma si dice che durante un campionato con il Talleres, Bossio riesca a parare otto calci di rigore, sui dodici che vengono assegnati contro i rojiblancos. Non è un caso che anche la selezione albiceleste, nel 1927, si accorga di lui: nel 1928 la “Maravilla Elastica” è il portiere titolare dell’Argentina che alle Olimpiadi di Amsterdam conquista la medaglia d’argento arrendendosi solamente all’Uruguay. Sfide accese a dir poco, quelle che si giocano tra Celeste e Albiceleste in quegli anni: proprio da uno di questi incontri arriva un’altra delle leggende che vedono protagonista Ángel Bossio.
È il 1928, siamo a Montevideo, si gioca Uruguay-Argentina, valida per la Copa Lipton, competizione che si è giocata dal 1905 fino al 1992. Sfida calda, quasi una battaglia. Bossio ha appena effettuato una difficile parata, sulla respinta si avventa Antonio Sacco, attaccante uruguagio, che piazza il pallone sul palo più lontano da quello in cui si trova Bossio, ancora a terra dopo l’intervento. È fatta, gol dell’Uruguay. Anzi no. Angel si esibisce in un balzo felino, piomba sul pallone e devìa in angolo. Non si sa come, non si sa secondo quali leggi della fisica. Il Parque Central di Montevideo, fino a quel momento un catino rovente, rimane completamente ammutolito. “La Maravilla Elastica” ha zittito 40 mila tifosi con una sola parata. Un’altra stagione importante, nella carriera di Bossio, che nel frattempo, nel ’27 e nel ’29, ha conquistato per due volte la Copa America con l’Argentina, è quella del 1930.
Con il Talleres Angel centra un fantastico quinto posto in Primera, miglior piazzamento nella storia del club, e in estate fa parte della spedizione Albiceleste in Uruguay, dove si giocano i primi Mondiali della storia. L’Argentina, con le parate di Bossio e i gol del “Filtrador” Guillermo Stabile, arriva fino in fondo al torneo, perdendo poi, contro i padroni di casa, una delle finali più controverse della storia del calcio. “La Maravilla Elastica” giocherà con la nazionale fino al 1935, collezionando 21 presenze.
Nel 1932, mentre il professionismo sta facendo prepotentemente breccia nel calcio argentino, fino ad allora ancorato ai canoni del dilettantismo, il River Plate bussa alla porta del Talleres: sul piatto ci sono 32 mila pesos. Una somma spropositata che serve per arrivare a lui, alla “Maravilla Elastica”, che fa le valigie e si trasferisce ai Millionarios. Spesa giustificata, perchè al primo colpo, con Ángel in porta, il River Plate vince il campionato. Bossio veste la “Banda” fino al 1935, scendendo in campo per 106 volte. Poi, il ritorno al primo amore, il Talleres, con il quale nel 1938 Bossio dice addio al pallone e a quell’amata porta da difendere ad ogni costo: un infortunio al ginocchio sinistro induce Ángel a fermarsi. A 33 anni, il suo fenomenale fisico non è più così elastico, l’agilità non è più quella di un tempo: meglio smettere prima di farsi trascinare in un vorticoso ed inesorabile declino, meglio farsi ricordare come un portiere straordinario, piuttosto che come un campione sul viale del tramonto che continua stancamente e testardamente a scendere in campo mostrando solamente la brutta copia di quello che fu. Angel era un uomo elegante e distinto anche fuori dal campo, un uomo intelligente, abbastanza intelligente da saper individuare il momento giusto per chiudere con il calcio giocato. Ángel Bossio si spegne il 31 agosto del 1978 a Banfield, la città in cui per la prima volta aveva visto la luce nel 1905: un infarto gli è fatale. Resta il ricordo di un portiere quasi unico nel suo genere, il ricordo delle sue gesta velate di leggenda. Resta il suo splendido, meraviglioso soprannome. Di grandi portieri ce ne sono stati tanti, e tanti altri ancora ce ne saranno, ma di “Maravilla Elastica” ce n’è solamente una.