La colpa è anche di Gianni Brera. Il sommo giornalista lo bollò con un epiteto di matrice manzoniana, etichettandolo come “Lo sciagurato Egidio”. E per Egidio Calloni fu impossibile uscire dal pregiudizio di bomber dalle polveri bagnate, capace solo (o quasi) di sbagliare gol a porta vuota. Non che fosse una favola, intendiamoci: Calloni con la maglia del Milan davvero era riuscito a fallire reti impossibili ma ne aveva anche segnate tante. Niente, cadute nel dimenticatoio.
E dire che Calloni era cresciuto calcisticamente nell’Inter prima di imporsi a Varese a tal punto che nel 1974 il Milan lo scelse come bomber. Avvio felice: capocannoniere della Coppa Italia nel 1977, che il Milan vince battendo l’Inter in finale.
Alla fine con i rossoneri disputò quattro campionati, realizzando 31 reti in 101 presenze. A Il Giornale raccontò: “Penso raramente ai miei anni da calciatore. Ma ricordo i miei allenatori e a tutti sento di dover dire grazie. Giocare con Rivera era il massimo, spesso ti metteva la palla lì al bacio. Però era anche una bella responsabilità. Perché io sbagliavo e lui mai. Giocare con Chiarugi era ancora più bello: un trottolino che ti metteva a tu per tu con l’ avversario. Ricordo di aver sbagliato un po’ di gol, ma pazienza, non lo facevo mica apposta. Un giorno mi mangiai un gol e Beppe Viola, in tv, disse: ‘Calloni sventa la minaccia». Viola la pensava come me: il calcio è fatto per divertire e divertirsi“…
Conclusa l’esperienza milanista Calloni passò al Verona, nell’annata 1978-‘79: “Una partita che non dimentico è Juventus-Verona, seconda del campionato 1978-‘79. Al Comunale di Torino. Segno due gol: il primo, su azione, e il secondo, su rigore. In mezzo, però, la Juve ce ne fa sei: doppiette di Virdis e Bettega, gol di Causio e Benetti. Finale: 6-2. Noi del Verona non eravamo male, ma la verità è che eravamo partiti proprio male e dopo un terzo di campionato eravamo già retrocessi“. Poi nel Perugia, nel 1979-‘80. Dopo un’esperienza al Palermo nella Serie B 1980-‘81, nella quale rifilò una tripletta alla sua ex squadra milanista, ritornò in A nella stagione 1981-‘82 con la maglia del Como, ultima tappa prima del definitivo ritiro dall’attività agonistica.
Calloni smette col calcio giocato, insegna calcio a una squadra di giovanissimi all’oratorio di Verbania, apre un bar a Verbania, poi diventa rappresentante per Algida e Motta, sempre nel settore gelati. Nel 2007, la sua vita cambia ancora. Il 12 luglio la sua macchina si schianta contro un platano.
Calloni, vittima di un’ischemia cerebrale, resta in coma. Ma lascia i furgoni di gelati: “Alleno i bambini dei Piccoli Amici all’oratorio San Vittore di Verbania. Hanno tra i 5 e i 7 anni. Si divertono come matti e io mi diverto con loro”. Non è una scuola calcio, non si insegna a marcare a zona e ad aggredire a centrocampo. “Facciamo giochi con la palla. Insegniamo i fondamentali. Stop, controllo e tiro. A questa età l’importante è vivere il gioco e divertirsi. Avrei potuto allenare qualche squadra giovanile di un club di serie A o serie B, ma non mi interessa. Mi sono messo da una parte e vivo la mia vita”.