Classe 1953 di Orbetello, Mauro Amenta è un mediano adattato a terzino e con il vizio del gol. Uno dei primi esempi di laterale capace di offendere come di difendere e in grado di ricoprire diversi ruoli agendo sempre sulla corsia esterna. Interprete del ruolo secondo i princìpi del calcio totale di matrice olandese.
Amenta inizia giovanissimo nel Civitavecchia di Luciano Moggi e, dopo un passaggio per Genoa e Pisa, si afferma a Perugia. Con gli umbri ottiene la promozione in Serie A e disputa poi tre ottime stagioni nella massima serie. Sono gli anni durante i quali Castagner costruisce la squadra dei miracoli che nel 1978-‘79 sfiora lo scudetto piazzandosi dietro al Milan campione. Non fa parte però di questa ultima stagione in quanto passato l’estate precedente alla Fiorentina.
Arriva a Roma nell’estate del 1979 su richiesta di Liedholm. Dino Viola, neo-presidente, per il ritorno del tecnico svedese nella Capitale acquista Amenta insieme ad Ancelotti, Benetti e Turone. Rientra anche Bruno Conti dal prestito al Genoa. Il Barone ha in mente di schierare la squadra a zona e Amenta, protagonista nel Perugia in uno schema simile, sembra il terzino sinistro ideale.
L’inizio è promettente con il giocatore toscano che alla seconda giornata va anche già in rete a Pescara, a conferma della sua confidenza con il gol. Dopo una buona partenza arriva però un passaggio a vuoto, dapprima con l’espulsione nel derby segnato dalla morte di Paparelli e poi con un infortunio alla caviglia in Coppa Italia contro il Milan. Siamo a novembre e Mauro Amenta riprenderà a giocare con regolarità soltanto a inizio 1980, più da mediano che da terzino. A fine anno colleziona 13 presenze in campionato e 8 in Coppa Italia, inclusa la finale vittoriosa con il Torino. Che gioca da titolare con la maglia numero 11 e che rappresenta il punto più alto della sua permanenza romana.
L’estate del 1980 dà uno scossone alla storia della Roma. Nella capitale arriva Falcão e la zona di Liedholm diventa una ragnatela fitta di passaggi orchestrata dalla sapiente regia del brasiliano. Il possesso palla diventa il marchio di fabbrica della Roma. Il nuovo gioco favorisce giocatori tecnici e poco si addice alle caratteristiche migliori di Amenta, corsa e agonismo.
Il coriaceo centrocampista finisce così tra i rincalzi e vede poco il campo. In campionato saranno tre le presenze a fine anno.
Due quelle di Coppa Italia, che la Roma si aggiudica per la seconda volta consecutiva. L’unica soddisfazione è il debutto nelle Coppe Europee, seppur prendendo parte alla drammatica disfatta di Jena che costa alla Roma una clamorosa eliminazione dalla Coppa delle Coppe. L’anno successivo Amenta si trasferisce al Pescara, passando per Palermo. E prima di terminare la carriera nuovamente a Perugia. Appesi gli scarpini al chiodo per diversi anni fa il vice-allenatore, legandosi a Walter Novellino, conosciuto proprio in Umbria.
Curiosità su Mauro Amenta
Durante gli allenamenti con la Roma viene ogni tanto messo in porta da Liedholm per dare modo a Tancredi e Paolo Conti di divertirsi in mezzo al campo. Sempre in allenamento il Barone usa disporre spesso i giocatori a centrocampo chiedendo loro di calciare in porta provando a cogliere la traversa.
Ogni tiro vale mille lire e Amenta è uno dei più precisi.Nell’estate del 1981 si trasferisce a Palermo, dove però resta un solo giorno. Al termine del primo allenamento svolto nel ritiro estivo dei rosanero, Amenta torna ad Orbetello. Decide di rescindere il contratto e pochi giorni dopo va al Pescara.
Fonte: “Giocatoridellaroma.it”