Uno su mille ce la fa
Nov 23, 2021

Storie di calcio, storie di vita e di nostalgia di un qualcosa che poteva essere e non è stato, ma in fondo la vita è questa.

Cosa accomuna un dirigente di banca, svariati promotori finanziari, alcuni imprenditori dei più diversi rami financo a qualcuno che ha giocato nella nazionale maggiore di calcio? No,non è la solita barzelletta da bar sport, ma l’incredibile intreccio del destino che un giorno mette tutti sulla stessa linea di partenza e a quarant’anni di distanza si è divertito a sparpagliare le vite di ragazzi che in quel tempo erano tutti speranzosi e determinati a lasciare il segno nel calcio che conta. Annata 1981-‘82, quella che ci porta dritti al Mundial per eccellenza tanto per capirci, campionato Primavera con grossa mole di qualità al servizio della prima squadra; Maiellaro, Borgonovo, Galderisi e Bertoneri sono solo quattro dei tanti talenti che la serie A attende impaziente, i giovanotti si scontrano quasi tutti i giovedì con i grandi e le possibilità di toccare il cielo con un piede sono davvero tante.

Rose ristrette, due soli stranieri e un calcio più “pane e salame” regalano al campionato storie curiose, tenere o crude, ma soprattutto genuine. Siamo andati, a distanza di quasi quarant’anni, a recuperare parecchie di queste promesse “del tempo che fu”, e il quadro che ne è uscito è davvero da incorniciare!

Luca Cecconi in azione al Pisa nella stagione 1986-’87

Luca Cecconi nasce a Fucecchio (FI) nel 1964, in quella stagione è una stellina della Primavera viola che si prende il lusso di decidere la finale del Viareggio con un eurogol (1-0 all’ Ipswich Town) il 22 Febbraio guadagnandosi così la prima panchina tra i grandi la settimana successiva (De Sisti lo  convoca ad Avellino il 28 dandogli il 16). Per l’esordio in massima serie deve attendere la stagione successiva (decima giornata, dà il cambio a Massaro al 74′ di un Roma-Fiorentina), poi incomincia un giro che lo vedrà protagonista ad Empoli in B dove nell’edizione della Coppa Italia ’85-‘86 si aggiudicherà il titolo di capocannoniere con 9 reti, a Pisa con cui conquisterà la promozione in A e la salvezza l’anno successivo, a Brescia e Palermo ancora in B, prima di diventare uno sfondareti in C1 con le maglie di Bologna, Como e lo stesso Palermo.

Appese le scarpette al chiodo dopo una sola presenza nella Pistoiese 1998-‘99 oggi è uno stimato dirigente del settore giovanile dell’Empoli, dopo aver provato la strada da allenatore tra le giovanili empolesi, quelle del Bologna ed una fugace apparizione a Prato in C.

Ezio Panero  nel Lecce nella stagione 1987-’88

Un altro gioiellino di quel campionato è Ezio Panero, cuneese classe 1963. Strabilia nella Primavera del Torino facendo intravedere un buon fiuto del gol; non riuscirà ad esordire in granata, e partirà per la gavetta a Prato e Civitavecchia in C2, Catanzaro in C1 e B per poi consacrarsi a Lecce in un quinquennio (inframmezzato da due parentesi a Barletta in B) nel quale esordirà in A (21 presenze totali) e risulterà spesso determinante in B quando viene inserito a partita in corso. Chiude in C1 con in triennio a Trieste prima di riavvicinarsi a casa dove oggi è dirigente del Fossano in D.

Giuseppe De Martino al Pescara nella stagione 1984-’85

Giuseppe De Martino da Orta Nova (Fg) è invece la speranza di un Bari che galleggia a fatica in serie B. Classe 1963, anche lui  in quel 1981-‘82 non riesce ad esordire in cadetteria e deve attendere la successiva quando, nonostante si confermi giovane attaccante di valore con 25 presenze e 5 marcature, non riesce ad evitare la discesa in C1 dei galletti pugliesi; dopo un’ulteriore stagione da comprimario in terza serie risale in B con la maglia del Pescara, dove in un biennio segna 18 gol in 68 gare che gli spalancano le porte di un paradiso chiamato serie A, la maglia sarà quella del Brescia. De Martino si trova ad esordire in A in un Brescia-Napoli (0-1) nel quale Maradona decide di dare spettacolo, sarà una delle 13 gare che il ragazzo disputerà in massima serie senza riuscire a realizzare gol; chiuso il capitolo lombardo De Martino riparte da Ancona, triennio ricco di soddisfazioni nel quale totalizza 70 gare e 14 gol utili a vincere una C1 e ad ottenere due tranquille permanenze in B. Nell’estate 1990 l’Empoli gli chiede i gol per tornare tra i cadetti, ma l’esperienza sarà amara e l’attaccante si sposterà a San Benedetto del Tronto per concludere con un triennio (di cui da protagonista solo il primo anno) in C1 la sua avventura tra i professionisti. Le tappe successive sono tutte tra Serie D e minori con Canosa, Rondinella e Pavullese, fino a cimentarsi tra Eccellenza e Seconda categoria con Barberino e Lampo; da anni è tornato a casa ed allena tra i dilettanti pugliesi, negli occhi ha ancora quel settembre con Diego Armando!

Pasqualino Minuti è uno dei più piccoli della compagnia, classe 1965 è un peperino che pare destinato a divenire profeta in patria essendo nato a San Benedetto del Tronto e vestendo i colori rossoblù della Samb. Nel campionato Primavera si è segnalato per quel suo modo di giocare fatto di scatti ed imprevedibilità, l’irriverenza della gioventù lo ha messo in lista d’attesa per un posto tra i grandi e Sonetti realizza il sogno facendolo debuttare in B all’ultima giornata in un 4-0 rifilato al derelitto Pescara. Il giovane Minuti resta rossoblù per altre due stagioni ma mette assieme solamente 5 presenze; parte per Lucca, poi Siena e Lanciano, stagioni in cui apprende il mestiere che a Fano  ha oramai imparato benissimo, nella C2 edizione ’88-‘89 insacca 15 palloni (in 29 presenze) che lo proiettano in B a Licata, 33 gare e tre reti, di cui una storica al Torino (in 1-1) che causò purtroppo la morte di un giovane tifoso licatese assiepato assieme ad altri su di uno stabile in costruzione, il “Liotta” quel giorno era stracolmo! Ormai maturo lo attendono altre tre stagioni alla sua Samb che trascina prima in C1 e poi alla conquista della Coppa Italia di C, prima di una ripartenza dalla D a Giulianova ed altre stagioni da protagonista ad Avellino (sale in B ma non viene confermato), Ascoli e Pisa. Superata la soglia dei 33 scende tra i dilettanti di casa ed oggi è apprezzato allenatore locale con la certezza di aver lasciato un ottimo ricordo ovunque ha giocato!

Giorgio Eritreo nella Ternana

Giorgio Eritreo invece è una freccia nell’arco di Romeo Benetti tecnico della Primavera romanista, classe 1964 arriva dall’ Almas come Giannini e sogna di esordire con la maglia della Lupa, i mezzi non gli mancano di certo. Finta, controfinta e doppio passo sono i numeri migliori di un bagaglio tecnico non indifferente, la sua esperienza alla Roma “dei grandi” però si limiterà al ritiro precampionato ’82-‘83 (quello dello scudetto) nel quale metterà a segno qualche rete nelle amichevoli agostane. Trento in C1 e Varese in B (12 gare nell’ 84-‘85 ed un gol all’Empoli) saranno le tappe che anticiperanno un quinquennio fantastico a Terni (due campionati di C1 inframmezzati da tre di C2) dove Eritreo diventerà un idolo; nell’estate del 1990 salpa per Viareggio dove vivrà altre cinque fantastiche stagioni  tra C2 e D, non consecutive perché nel mezzo ci saranno le esperienze non esaltanti di San Benedetto del Tronto (C1) e Caserta (D). Chiude in C1 a La Spezia nel 1997-‘98 una carriera sicuramente inferiore alle possibilità potenziali; oggi è apprezzato dirigente calcistico avendo svolto ruoli che vanno dal direttore sportivo all’osservatore anche in campo internazionale in collaborazione con Spalletti (suo compagno a Viareggio) ai tempi dello Zenit.

Riccardo Cervellati è invece il portiere sul quale la Spal punta per il futuro; ferrarese di nascita e classe 1962 il giovanotto ha assaggiato la serie B già durante il campionato ’79-‘80, quando Caciagli lo portò come 12 di Roberto Renzi al “Menti” di Vicenza. L’ 80-‘81 lo passa interamente nella Primavera e la stagione successiva incomincia l’inserimento in prima squadra, undici panchine in B e poi alla 34esima, con l’undici di Ferrara oramai ad un passo dalla retrocessione, Ugo Tomeazzi lo lancia titolare (al posto dell’esperto William Vecchi) nella trasferta di Catania dove la Spal pareggia 1-1 e lui sventa un rigore di Tivelli. Cinque presenze in tutto che paiono aprirgli la porta spallina, ma le due successive annate di C1 le passa all’ombra dell’esperto Ferioli, diventerà titolare nell’estate 1985 restando a Ferrara altri tre campionati. Il 1989 lo vede emigrare nella vicina Cento per vivere da protagonista due anni in C2, poi, quando quasi non se lo aspetta più, lo prende il Bologna in serie B e  gioca due stagioni da affidabile riserva (28 presenze in tutto) guastate solamente dal secondo ruzzolone in C dei felsinei. Resta rossoblù anche i successivi due campionati di C1 nei quali gioca titolare il primo e dodicesimo dell’emergente Marchioro il secondo; conclude poi l’avventura tra i pali mettendo a disposizione la sua esperienza per l’Iperzola che trascina in C2 a metà anni Novanta. Si concede la soddisfazione poi nel ’98-‘99 di una conclusiva stagione alla Spal (C1) nella quale colleziona l’ultima presenza in campionato a 19 anni di distanza da quel giorno a Vicenza, e vince la Coppa Italia di C. Oggi è stimato agente Fifa con esperienze da procuratore soprattutto nella vecchia Urss.

L’Empoli 1984-’85 in ritiro

Andrea Del Bino è un altro dei ’65, la leva più giovane che affronta il campionato Primavera. Cresciuto nel florido vivaio empolese è uno dei giocatori al quale si prospetta un futuro ad alti livelli, piedi buoni ed attitudine al sacrificio ne fanno un punto di forza della seconda squadra dei toscani. Resta in naftalina fino al campionato ’84-‘85 quando mister Guerini lo getta nella mischia a Lecce col numero 3 sulle spalle “Ero un giocatore che si adattava ovunque, feci una decina di partite senza sfigurare”; il ragazzo c’è, e Salvemini nella stagione successiva ci punta forte per un campionato d’alta classifica, arriverà la A ma per lui solamente 10 presenze condizionate da uno strappo alla seconda di campionato (contro il Palermo) che lo mette fuori gioco per sei mesi. Il 14 settembre 1986 ha il 15 sulla schiena e siede vicino a Ciccio Baiano quando l’Empoli esordisce in A battendo l’Inter. “La serie A coincise con l’anno del militare, sbagliai scegliendo di scendere in C1 alla Rondinella invece di pazientare. Di lì a poco esordirono Di Francesco e Caccia, chissà…”. Per Del Bino il proseguo è tanta serie C, dalla Pistoiese di un giovane Marcello Lippi, allo Jesi e poi alla Carrarese dove incontra Gigi Simoni e vince alla grande una C2; tappe successive la Sarzanese in D e la discesa nei dilettanti vicino casa (Castelfiorentino, Ponte a Cappiano e S.Miniato) dove incomincia la carriera di consulente finanziario allontanandosi pian piano da un mondo che ama tutt’ora.

ROSSI… GLI ALTRI

Chiamarsi Rossi nei primi anni Ottanta era davvero impegnativo, soprattutto se facevi l’attaccante e dovevi segnare. Marco, classe 1963 si mette in luce giovanissimo a Bellaria, lo nota il Cesena ed in un battibaleno si trova agli ordini di tale Arrigo da Fusignano in una Primavera che vincerà il campionato. Duro, determinato e senza paura Marco deve attendere l’ 82-‘83 per esordire in massima serie, e lo fa proprio a Torino contro Pablito in un Juventus-Cesena quando al 74′ Bolchi lo inserisce al posto di Filippi.

L’attaccante Marco Rossi al Prato, fine anni 80

Le 11 gare di quella stagione rimarranno le uniche in serie A per Rossi che l’estate successiva parte per Francavilla (C1) dove in un biennio insacca 23 palloni che gli valgono la chiamata di Sacchi a Parma con cui da protagonista vincerà il campionato guadagnandosi il diritto alla serie B. In cadetteria Rossi non esplode, e forse è la sua fortuna visto che lo dirottano a Prato (ancora C1) dove diventa un idolo nella città di Pablito. Un breve rientro a Parma e un paio di stagioni tra Spezia e Venezia non bastano a soffocare l’amore per i lanieri, nei quali torna dal 1991 al ‘95 per poi concludere l’avventura sui campi tra i dilettanti del Montemurlo dopo quasi 90 reti tra i professionisti. Oggi è stimato allenatore con esperienze nel “suo” Prato, in squadre dilettantistiche romagnole ed in ultimo nella Primavera delle ragazze del Cesena, e chissà come sarebbe andata se fosse entrato pure qualche gol in serie A.

Per Paolo Rossi invece la strada degli equivoci è ancora più difficile, pure il nome ha del Pablito nazionale; lui classe 1962 viene scovato a Massa dal leggendario Ellena che lo porta al Torino dopo un provino, tecnica da vendere e modi da bravo ragazzo lo proiettano alle porte della prima squadra poi arriva il prestito in B alla Cremonese e lì si incomincia a fare sul serio. “Mi vide Cesini in un Genoa-Torino del Primavera e mi opzionò in caso di promozione in B, feci tre gol quel giorno eh eh… i grigiorossi salirono ed io mi trovai tra i grandi; captai subito che non erano le giovanili, vigeva ancora un certo nonnismo tra vecchi e ragazzi; io ero bravino ma caratterialmente peccavo in personalità, ero un buono”. Per Rossi ci sono 7 spezzoni di gara a Cremona ma la stagione gira male, salta Vincenzi ed arriva Mondonico che si affida ai “vecchi”. “Il Mondo era il mio mister in Primavera, ma una volta subentrato a Vincenzi disse chiaramente che per salvarsi gli serviva la vecchia guardia… ebbe ragione lui”.

L’ 82-‘83 vede il ragazzo scendere in C1 a Piacenza, tre campionati differenti che lo aiutano comunque a capire che il mondo non è così dorato. “Il primo anno a Piacenza presi confidenza con un campionato difficilissimo per uno leggero e tecnico come me, finì con una retrocessione ma mi confermarono. La seconda stagione vincemmo la C2 e fui protagonista con Titta Rota, un mister vecchio stampo ma leale; l’ultimo anno giocai poco, avevo il militare e desideravo andar via..ma la società non ne volle sapere”. Riprende da Tortona la strada di Rossi, un anno di C2 tranquillo ed al secondo una promozione inaspettata e per questo stupenda, potrebbe essere la porta per risalire ed invece l’annata successiva il ragazzo è in Promozione! Carcare entroterra savonese. “Sbagliai io, con la promozione del Derthona pensavo mi si aprissero porte importanti, non avevamo allora il procuratore e ci arrangiavamo da soli. Rifiutai un biennale a Tortona in attesa di chissà che, quando mi resi conto dell’errore tornai sui miei passi ma era tardi, la società si era già mossa! Così restai ad allenarmi fino ad ottobre con la truppa di Pelagalli ma non si sbloccò niente, finché a Milano conobbi il presidente della Carcarese che mi paventò l’idea di aiutarlo a salire in Interregionale, accettai dopo averci pensato, ma una volta visto quel campo in terra battuta ed il piccolo paese fui preso quasi dallo sconforto. Trent’anni dopo posso dire che, a livello di rapporti umani, è stata l’esperienza più bella della mia carriera, ma più di una sera mi ritrovai seduto sulla panchina a pensare a dove ero finito…”.La buona stagione a Carcare (una dozzina di gol più la promozione) vale a Rossi la risalita in C1 a Livorno, poi un triennio nella tranquillità di Cuneo in C2 prima di due campionati in D tra Savona e Sanremo che precedono la discesa nelle categorie inferiori. “Avevo poco più di trent’anni, problemi fisici non indifferenti ed un’attività avviata (bar), nel piacentino,con la prima moglie; decisi di avvicinarmi a casa accettando la corte del San Rocco al Porto prima e del Castel San Giovanni poi”.Oggi Rossi gestisce  una catena di negozi (assieme alla seconda moglie) di abbigliamento a Pisa, ha allenato molto i giovani e vanta un paio di campionati a livello di prima squadra, alle volte deve decidere se qualche ragazzo vale o non vale, e la prima cosa che guarda è la grinta,  ” Quella che è mancata a me, la cazzimma napoletana! Ero tecnicamente valido ma non sentivo quella voglia di arrivare, vedevo solo il lato ludico della situazione, e l’ho pagato… avrei decisamente potuto fare qualcosa di più”.

Fabio Mignone

(fine prima puntata)

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