Uno su mille ce la fa
Nov 19, 2021

Cosa accomuna un dirigente di banca, svariati promotori finanziari, alcuni imprenditori dei più diversi rami financo a qualcuno che ha giocato nella nazionale maggiore di calcio? No,non è la solita barzelletta da bar sport, ma l’incredibile intreccio del destino che un giorno mette tutti sulla stessa linea di partenza e a quarant’anni di distanza si è divertito a sparpagliare le vite di ragazzi che in quel tempo erano tutti speranzosi e determinati a lasciare il segno nel calcio che conta. Annata 1981-‘82, quella che ci porta dritti al Mundial per eccellenza tanto per capirci, campionato Primavera con grossa mole di qualità al servizio della prima squadra; Maiellaro, Borgonovo, Galderisi e Bertoneri sono solo quattro dei tanti talenti che la serie A attende impaziente, i giovanotti si scontrano quasi tutti i giovedì con i grandi e le possibilità di toccare il cielo con un piede sono davvero tante.

Rose ristrette, due soli stranieri e un calcio più “pane e salame” regalano al campionato storie curiose, tenere o crude, ma soprattutto genuine. Siamo andati, a distanza di quasi quarant’anni, a recuperare parecchie di queste promesse “del tempo che fu”, e il quadro che ne è uscito è davvero da incorniciare!

CAPITANO DI VENTURA

Gli articoli di Carlo Ventura sul “Guerin Sportivo” dedicati al campionato Primavera

La prima menzione non può che essere per Carlo Ventura, giornalista sportivo col cuore rossoblù del Bologna. In quegli anni Carlo era il punto di riferimento per tutte le giovanili bolognesi, scriveva per il Resto del Carlino e collaborava col Guerin Sportivo sul quale curava una pagina dedicata proprio al campionato Primavera; qui oltre a riportare settimanalmente i risultati dei quattro gironi che coprivano (col criterio della vicinanza geografica) per intero lo stivale, Ventura presentava a turno i giovanotti che si stavano mettendo in luce. Si passava così dal centravanti milanese al difensore palermitano di settimana in settimana, nomi che al tempo dicevano poco o nulla a chi li leggeva, ma che a distanza di tanti anni sono rimasti… chi nel calcio e chi no.

PREVISIONE AZZECCATA

Tra coloro che allora si guadagnarono il prezioso riquadro del Guerino qualcuno ce l’ha davvero fatta, ha lasciato il segno che desiderava arrivando ad indossare addirittura l’ azzurro della Nazionale Italiana, due nomi su tutti, Borgonovo e Marocchi!

Stefano Borgonovo nel Como premiato dal “Guerin Sportivo”

Stefano Borgonovo è uno tra i gioielli di un Como che negli ’80 sforna talenti a ripetizione, nato a Giussano di professione vuole fare l’attaccante e non il capitano di ventura, esordisce in A a Marzo del 1982 e da lì partirà per una carriera che lo vedrà transitare da San Benedetto del Tronto, tornare a Como, ripartire per Milano via Firenze (dove nella stagione ’88-‘89 al fianco di Roby Baggio darà vita ad una delle coppie d’attacco più amate della Viola) , poi a Udine, Pescara e Brescia, disputerà tre gare in Nazionale A contando a fine carriera 277 gare e 75 reti tra A e B (uniche categorie frequentate); colpito dalla Sla diventerà un’icona della lotta alla stessa malattia dando vita ad una fondazione che porta il suo nome.

Lo Scudetto Allievi 1982: in quel Bologna, oltre a Marocchi c’era anche Roberto Mancini

Maiellaro fu mandato dall’Avellino in prestito al Varese

Quando Giancarlo Marocchi appare nel riquadro di Ventura è solo un omonimo del Marocchi (Marco) che ha esordito in A la stagione precedente con i felsinei; è un ragazzino 17enne prelevato da Imola e pronto per il grande salto, la stagione del Bologna è da incubo (arriverà infatti la prima retrocessione della storia in serie B) e Giancarlo non riuscirà ad esordire, ma dal campionato successivo partirà per una carriera ricca di soddisfazioni e trofei. Disceso fino agli inferi della C1 con i rossoblù gli ci vogliono sei stagioni e 171 presenze per arrivare a sua Signora Juventus e mettere in carniere 2 Coppe Italia, 1 scudetto, 1 supercoppa italiana, 2 Coppe Uefa, 1 Coppa dei Campioni più 11 presenze in Nazionale compreso il terzo posto delle notti magiche di Italia ‘90. Chiusa la parentesi bianconera rientra a Bologna per ulteriori 4 campionati di A ed una vittoria nella Coppa Intertoto; oggi è apprezzatissimo commentatore Tv, elegante e mai banale… l’altro Marocchi nel frattempo totalizzava 9 gare in A, 74 in B ed una marea di campionati di terza serie. 

La terza previsione azzeccata (forse a metà) da Ventura porta il nome di un fantasista che ha fatto sognare la piazza di Bari, ma all’epoca era ad Avellino, Pietro Gerardo Maiellaro!

In Irpinia Maiellaro ci arriva grazie ad un’amichevole tra il Lucera (squadra al tempo in serie D) e l’Avellino; patron Sibilia lo vede giocare e dopo 20 minuti lo chiama a sé facendogli sottoscrivere un contratto! Maiellaro è il genio di quella Primavera, si narra che in allenamento facesse letteralmente impazzire nientemeno che Di Somma, il quale sovente lo “accompagnava” con qualche entrata decisa. Il genio di Candela però non esploderà al “Partenio”; Varese, Taranto e Palermo saranno le tappe che lo porteranno a diventare l’idolo di Bari, dove in un quadriennio metterà in mostra numeri da “grande” guadagnandosi le attenzioni della Fiorentina. In Toscana però l’estro di Pietro non riuscirà ad emergere, così le successive tappe saranno Venezia, Cosenza e Palermo prima di un’avventura in Messico col Tigres ed un ritorno nel suo Sud a deliziare la piazza di Benevento e quella nobile decaduta di Campobasso. Quando era a Cosenza affrontò i suoi ex compagni viola e decise di mettere tutti a tacere saltando mezza squadra prima di segnare un gol spettacolare… genio e sregolatezza! Oggi allena con alterne fortune i dilettanti pugliesi, e chissà come gestisce i 10 come lui…

GADDA E I SUOI FRATELLI

Ci sono poi tra quegli (ex) giovanotti, calciatori che si sono costruiti un’onesta carriera tra i professionisti; chi ha toccato la A, chi è stato un grande in B e chi ha bazzicato dignitosamente le prime tre categorie del nostro calcio. Gadda, De Martino, Paci, Simonetta, Cecconi nomi che hanno scritto pagine importanti in piazze che ancora oggi li ricordano con affetto ed una punta di nostalgia. 

Massimo Gadda ai tempi delle Giovanili del Milan (foto Magliarossonera.it)

Massimo Gadda nasce a Busto Garolfo, due passi da quella Milano che lo nota subito per il modo di trattare la palla davvero particolare; tecnica e visione di gioco ne fanno una delle promesse rossonere dei primi anni 80 e l’esordio ad Ostrava in una memorabile Mitropa Cup (vinta) pare essere il trampolino di lancio verso lidi dorati.

Purtroppo il diavolo incappa in una stagione disgraziata che culmina con un’incredibile retrocessione in B (gratis come punzecchiò l’avvocato Prisco riferendosi alla precedente discesa tra i cadetti che era stata decretata a tavolino) e per Gadda è tutto da rifare; la stoffa c’è, lui vince la B ma poi lo mandano in prestito a Reggio Emilia, due anni di C1 non entusiasmanti ed un terzo a Livorno in cui si rischia la C2… perso? Macché, và a costruirsi ad Ancona una favola stupenda, sale in B, poi in A e arriva ad una finale di Coppa Italia, 8 stagioni a capo di un popolo. La brasilianizzazione del nome (diventerà Gaddao Meravigliao) è l’attestato di stima di una città che lo ama tuttora.

Italia Juniores 1981 con i rossoneri Massimo Gadda e Giuseppe Incocciati foto Magliarossonera.it)

“Non si può paragonare il campionato Primavera di allora con quello attuale, è passato davvero troppo tempo e sono cambiate molte cose. Posso dire però che in quegli anni molti che raggiungevano la Primavera poi riuscivano a  costruirsi carriere importanti tra i professionisti, e non esistevano minutaggi per i giovani. Per riuscire nel calcio ci vuole un mix di componenti tra i quali la fortuna, ma solo quella non basta senza i mezzi, la volontà ed il credere in sé stessi. Ricordo un sacco di ragazzi di talento che per svariati motivi si sono persi o comunque hanno imboccato altre strade… io scesi in C1 in piazze importanti come Reggio Emilia e Livorno senza prenderla come una bocciatura, ma come una tappa per arrivare a qualcosa di importante, infatti poi venne l’Ancona e da lì è incominciata una bellissima storia”. Oggi Gadda è uno stimato allenatore che ha trovato la sua dimensione tra C e D.

Roberto Simonetta nel Genoa
La carriera di Roberto Paci

Simonetta e Paci in quel lontano ’81-‘82 non si conoscono nemmeno, il primo è una promessa del Genoa che Simoni non esita a far esordire in A, il secondo gioca a Parma in C1 e cerca di imparare il più  velocemente possibile come segnare tra i grandi. Diventeranno due icone della Lucchese di Orrico che ad inizio anni 90 regala spettacolo al “Porta Elisa”, per Simonetta ci sarebbe pure l’occasione di seguire il mister all’Inter, ma un infortunio fa saltare il tutto e così per l’attaccante di Latina le presenze in A resteranno le 8 di inizio carriera (col Genoa) condite comunque da 174 gare e 34 gol trai cadetti, oggi ha una  scuola calcio nella sua Latina e cerca di lanciare talenti come lui. Paci invece prima di diventare idolo di Lucca farà il girovago in C (Alessandria, Lucca una prima volta, ancora Parma, Prato e Ancona) per poi apprendere le scarpette al chiodo dopo 286 partite 108 gol in B, col rimpianto di non aver giocato in A e la certezza di essere l’idolo di una città.

Storie di calcio, storie di vita e di nostalgia di un qualcosa che poteva essere e non è stato, ma in fondo la vita è questa.

Fabio Mignone

(fine prima puntata)

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