La più grande leggenda della storia del Genoa con 444 presenze
Feb 2, 2024

Nella seconda metà degli anni ’60 il nostro fu un paese che si trovava sospeso fra due realtà: gli strascichi del “boom economico” d’inizio decennio e le ferventi contestazioni del Sessantotto, soprattutto da parte di donne o studenti. La politica la faceva da padrone su tutta la penisola e neanche nei paesini piccoli come Santa Maria a Vico, vicino Caserta, la vita riuscì a mantenere la sua innocenza.

Stagione 1986-’87, nell’Arezzo
Gennarino, idolo del popolo genoano

È proprio in questa piccolissima cittadina del casertano che, il 20 marzo 1967, giorno dell’inizio della primavera, nacque un bambino di nome Gennaro e che di cognome faceva Ruotolo, figlio di una coppia –  fra le poche –  che aveva scelto di non scappare al nord malgrado gli squilibri sempre maggiori di una nazione dai due volti come l’Italia. Sarà che fra la Campania e Genova c’è sempre stato un filo invisibile che le collegava attraverso il loro meraviglioso mare o sarà che Ruotolo, dopo un’infanzia passata assieme a tutti i suoi coetanei in mezzo alla strada a giocare a pallone, aveva una spontaneità ed una visceralità che si sposavano perfettamente con l’ambivalenza della curva genoana, fatto sta che diverrà, dopo soli due decenni, la più grande leggenda della storia del Genoa fregiandosi di 444 presenze in maglia rossoblù davanti a mostri sacri come i suoi ex compagni Gianluca Signorini o Vincenzo Torrente. Centrocampista difensivo con licenza da esterno di destra, cominciò la carriera nel 1984 col Sorrento in Serie C2 in seguito a dodici mesi di militanza nella formazione della sua città: prima stagione con poche presenze ma importanti in contribuì alla promozione in Serie C1; titolare inamovibile già al secondo anno facendosi forte di 42 apparizioni totali, nel 1986 venne acquistato dall’Arezzo con cui disputò due annate da titolare in Serie B (36 partite e 2 goal nella prima, 34 match senza reti nella seconda per un totale di 70+2).

Con i calzettoni abbassati: un vero mediano combattente
Un fotogramma di una sfida contro l’Udinese dell’argentino Néstor Sensini

Si disse che vari club blasonati gli offrirono un contratto, ma nell’estate del 1988 passò al Genoa di Aldo Spinelli (militante in B dal settembre 1985), squadra di cui sarebbe diventato il simbolo vincendo subito il campionato cadetto 198-‘89: rimase con il Grifone per ben 14 stagioni (6 in Serie A ed 8 in Serie B) e tuttora vanta il record assoluto di presenze con la maglia genoana, ben 444, condite da 35 reti complessive sotto la guida di allenatori ancora oggi fin troppo rimpianti come Perotti o Scoglio.

I protagonisti del Genoa dell’indimenticabile stagione 1991-’92

Il Genoa nella Coppa Uefa 1991-’92: Simone Braglia, Gianluca Signorini, Roberto Onorati, Vincenzo Torrente, Nicola Caricola, Branco; Carlos Aguilera, Stefano Eranio, Gennaro Ruotolo, Mario Bortolazzi, Tomas Skuhravy

Ruotolo (assieme ad un tecnico come Bagnoli e a un modulo prudente tipo 4-4-2 formato da dei compagni ancora oggi ricordati come un mantra della curva dei Grifoni: Braglia; Torrente-Collovati-Signorini-Branco; Ruotolo-Bortolazzi-Onorati-Eranio; Aguilera-Skuhravy) collabora al quarto  posto (miglior piazzamento di sempre del Genoa nel dopoguerra in campionato) e alla storica qualificazione del Genoa in Coppa Uefa al termine della stagione 1990-‘91 (anno in cui il Genoa torna anche a vincere un derby dopo dodici annate in occasione di un 1-2 del 25 novembre 1990 a discapito dell’unica Sampdoria capace di conquistare lo scudetto) il nostro eroe, poi, contribuisce l’anno seguente al raggiungimento delle semifinali di Coppa Uefa (prima partecipazione del club ad un torneo internazionale e con un cammino di prestigio in cui verrà fatto fuori pure il Liverpool nei quarti: fu la prima volta che una squadra del nostro paese riusciva ad espugnare “Anfield Road” in gare ufficiali: finì 1-2 con doppietta di Aguilera e Ruotolo confezionò l’assist per lo 0-1 in data 18 marzo 1992, il giorno più glorioso nella storia della società dal dopoguerra), dove il Genoa venne eliminato dall’Ajax (poi vincitore a discapito del Torino in una finale “thriller”).

A guardia del povero Andrea Fortunato della Juventus

Nell’estate dello stesso 1991 è stato convocato per tre partite della nazionale: la sua unica presenza con la maglia azzurra è stata nella semifinale della “Scania Cup” del 12 giugno 1991 contro la Danimarca; nella stagione 1994-‘95 i genoani tornano in Serie B sette stagioni dopo, in seguito ad uno spareggio drammatico andato in scena il 10 giugno 1995 allo stadio “Artemio Franchi” di Firenze e chiusosi 1-1 con sconfitta ai rigori dinanzi al Padova (molti erano ancora i monumenti della cavalcata avvenuta tre annate prima… Caricola/Torrente/capitan Signorini/Onorati/Eranio/Skurahvy/lo stesso Ruotolo… tutti ormai divenuti tifosi e decisi a prendere a cuore la causa comune) in cui Ruotolo trasformerà dagli ultimi metri ma crollerà comunque a piangere come i suoi sostenitori al triplice fischio per quella che risulterà la sua ultima gara in massima serie con la casacca ligure. Il 17 marzo 1996 realizza con la maglia del Genoa l’unica tripletta della carriera a “Wembley” nella finale del Torneo Angloitaliano, vinto dai suoi in finale per 5-2 a discapito del Port Vale; non buono il bilancio nei derby: 6 vittorie, 9 pareggi, 5 sconfitte fra A e B a fronte di 2 sole segnature ma fino al 1994-‘95 compreso, le affermazioni saranno appena 2 di cui quella dell’inverno 1990 oltre al primo trionfo casalingo arrivato il 30 aprile 1995 con il medesimo risultato (2-1) maturato in rimonta.

La gioia condivisa con Mister Franco Scoglio, “il Professore”

Nell’estate 2002, il buon rapporto instaurato col presidente Spinelli gli permise di trasferirsi al Livorno una volta che l’ex presidente dei liguri l’acquistò e ne divenne presidente: costretto a due anni di panchina in Serie C1 ed in B nonostante 31 apparizioni condite da un gol. Nel 2003 provò un’esperienza all’estero con l’Al-Ittihad, squadra saudita, ma le tante difficoltà ad ambientarsi e ad inserirsi (solo 10 partite senza mai andare a segno, pur con la Champions asiatica vinta) lo convinsero a tornare a Livorno e a disputare con gli amaranto la stagione 2003-‘04 in cadetteria. A dispetto dell’età inoltrata, fu titolare inamovibile: con le sue 41 apparizioni ed i suoi tre timbri contribuì alla promozione dei livornesi nella massima categoria dopo 55 stagioni di terribile ed estenuante attesa. Tornato nella Serie A italiana nell’annata 2004-‘05, a dieci anni esatti dall’ultima volta, si dovette accontentare del ruolo di riserva dei calciatori più giovani, ma la sua esperienza fu preziosa per la squadra, soprattutto quando si trattava di difendere il risultato negli ultimi minuti di gioco: Colomba prima e Donadoni poi si servirono di lui in 21 occasioni; nel 2005-‘06, con l’esonero di Donadoni e l’arrivo in panchina di Mazzone (protagonista di siparietti storici sia dentro che fuori dal campo), le possibilità di giocare dal primo minuto diminuirono, ma spesso il tecnico romano impiegò comunque Ruotolo negli ultimi scampoli di gioco portandolo a totalizzare 83 gare più 4 segnature.

Con la maglia del Livorno, in duello con Valon Behrami della Lazio

Nella stagione 2006-‘07, conclusa l’esperienza toscana, è tornato a Sorrento, luogo dove aveva mosso i primi passi da calciatore e con cui all’età di 40 anni ha contribuito alla promozione in Serie C1 (poi seguita dalla Supercoppa di categoria).

Il 7 dicembre 2007 ha chiuso il suo rapporto con il Sorrento, motivando la sua scelta a causa di mancanza dei giusti stimoli (a fronte di 25 gettoni pur restando a bocca asciutta in fatto di gol): gli stessi che lo avevano portato a sposare la causa rossonera un anno e mezzo prima. Poi si accorda con il Massa Lubrense, formazione della costiera sorrentina che milita nel campionato campano di Promozione  e l’anno dopo si ritira dal calcio giocato a 41 anni d’età, anche se non esistono documenti sicuri sui numeri riguardanti gare giocate o reti realizzate.

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