La domenica appena trascorsa è stata più tranquilla del solito, campionato fermo per consentire alle nazionali di terminare la corsa verso Euro ‘92. Ora però è di nuovo tempo per i club che scendono in campo per le Coppe europee: c’è la Coppa dei Campioni e sarà l’ultima vera edizione prima del nefasto avvento della Champions League. In campo vanno solo i veri vincitori dei singoli campionati, con il nuovo format non accadrà più… È il ritorno del secondo turno, e il Napoli, campione d’Italia in carica, affronta i sovietici dello Spartak Mosca, andata al San Paolo 0-0. Questa è la mera introduzione, da adesso in poi si entra nel campo della storia.
Il Napoli ha iniziato la stagione in maniera strana: vittoria straordinaria in Supercoppa contro la Juventus di Champagne Maifredi, pessimo avvio in campionato con tanti pareggi e un primo turno di Coppa Campioni passato facilmente contro gli ungheresi dell’Ujpesti Dosza.
La croce e delizia dei partenopei è ancora e sempre una sola: Diego Armando Maradona. Il pibe de oro dopo un paio di anni di rientri difficili dalle vacanze, quest’anno è arrivato addirittura prima del dovuto e sembra in forma psicofisica smagliante… ma ben presto ci si accorge che non sarà così. Diego inizia a saltare gli allenamenti, ingrassa ed è al centro di diversi scandali, si parla di droga, di donne. Insomma un gran caos. A sprazzi però regala ancora magie inenarrabili come la doppietta nel primo turno di Coppa Campioni e la grande prestazione all’andata contro lo Spartak. Come detto il campionato domenica 4 novembre non si è giocato e il Napoli è pronto a partire per Mosca nella mattinata del lunedì.
Domenica pomeriggio Diego chiama il team manager Gigi Pavarese e gli chiede di preparare tutti i documenti, a Mosca vuole esserci. Sembra tutto a posto, ma all’aeroporto di Capodichino Diego non arriva. Marcos Franchi, il suo nuovo manager, chiama il dg Luciano Moggi e gli comunica che il pibe non partirà. Moggi ha una crisi di nervi, sbraita, urla, fuma come mai prima, alla fine decide di andare personalmente, insieme a Crippa, Ferrara e De Napoli, in via Scipione Capece, la dimora maradoniana a Posillipo. In casa ci sono Franchi, Claudia, la moglie, e Fernando Signorini il preparatore storico di Diego. I compagni cercano di parlare con il Diez, ma è chiuso in camera, non li riceve nemmeno. Nessuno lo dice, ma tutti lo sanno: Diego ha passato un’altra notte insieme all’amata “dama bianca” e non è in grado di alzarsi dal letto.
Moggi è furibondo, rientra a Capodichinoe di fronte a decine di giornalisti dice che chi non parte con la squadra per Mosca non giocherà. Con cinque ore di ritardo, e senza il proprio Capitano a bordo, il charter del Napoli decolla destinazione Mosca. Gli azzurri arrivano in serata all’Hotel Berlin, ora Savoy, un cinque stelle nel cuore della capitale sovietica. Sovietica??! Essì l’Urss è ancora una realtà, anche se è ormai vicina alla totale disgregazione, e la città è blindata poiché il 7 novembre, giorno della partita, è prevista la sfilata militare sulla Piazza Rossa che commemora la Rivoluzione d’Ottobre e parlerà anche il presidente Gorbaciov. Il Napoli intanto si risveglia martedì 6 novembre con il morale a terra, Moggi e Ferlaino sono scuri in volto, Bigon e i suoi ragazzi sanno che dovranno fare a meno ancora una volta del proprio Capitano. I giornalisti al seguito degli azzurri, cercano di avere informazioni, ma senza internet e con i cellulari che sono ancora un miraggio tutto è molto complicato.
Nel tardo pomeriggio, il clima nella hall del Berlin, inizia a farsi elettrico, si sente qualcosa di strano nell’aria. Sembra che Diego sia uscito dalla casa di Posillipo, in direzione aeroporto di Capodichino. A questo punto prendiamo in prestito le parole di un giornalista, Carlo Alvino, al tempo giovane inviato che seguiva il Napoli a Mosca: “io e il mio cameraman eravamo nella hall dell’Hotel Berlin erano le 23 quando iniziammo a ritirare gli attrezzi per rientrare nel nostro modesto albergo. Ad un certo punto mi si avvicinò Carlo Iuliano, addetto stampa del Napoli, che mi disse testuali parole: ‘se fossi in te non me ne andrei’, decisi di dargli retta e ci risedemmo sui divanetti. Attorno alle 24, arrivò una lunga auto scura davanti all’hotel, le porte si aprirono e ne uscì una figura indefinita avvolta in una pelliccia di volpe scura, strabuzzai gli occhi: era Diego!!!”
Quel diavolo di un Maradona ne aveva combinata un’altra delle sue, ripresosi dalla nottata precedente aveva noleggiato un aereo privato per 30 milioni di lire e insieme al suo clan aveva raggiunto Mosca. Già questo racconto potrebbe bastare, ma da ora in avanti si entra nel campo della leggenda. Diego appena arrivato e dopo aver salutato Carlo Iuliano, va nella sua stanza ed ha fame, ma sono le 00.30 e siamo in Urss, la cucina dell’albergo è chiusa. Dopo essersene ovviamente lamentato, contro ogni consiglio, Maradona decide di uscire: vuole visitare la Piazza Rossa. Ci si fa portare, ma come detto in precedenza la piazza è transennata e controllata dagli uomini dell’Armata Rossa a causa della sfilata militare del giorno seguente. Diego, accompagnato da Claudia e Franchi, si avvicina alle transenne e viene, ovviamente respinto. Sono quasi le 2 di notte la temperatura è -12 gradi. Ad un certo punto però, uno dei soldati, lo guarda bene ed esclama: “Maradona!!”.
Le transenne si aprono, Diego viene fatto passare e insieme a Claudia visita sia la piazza che il mausoleo di Lenin, da soli in una piazza deserta e ghiacciata. Ecco, da sempre, tra tutti gli episodi che hanno riguardato Diego a Napoli questo è quello che preferisco. In questi tre giorni del 1990 c’è tutto Maradona: la sua malattia, la sua pazzia, il suo cuore enorme, la sua grandezza. Il giorno dopo ci sarà la partita e il Napoli verrà sconfitto ai rigori sotto un’abbondante nevicata, Diego entrerà al 65’ segnando il suo rigore, ma non basterà. Il Napoli viene eliminato dall’ultima Coppa dei Campioni della storia e di cui sarebbe stato uno delle favorite e da quel momento Maradona si perderà definitivamente e al cento per cento. Rimane però un’immagine storica, leggendaria che ha segnato la mia infanzia e di cui ho un ricordo vivo: Diego impellicciato che cammina in una Piazza Rossa totalmente vuota insieme a Claudia.
Andrea Ferrandino