Kallon, la capacità comunicativa espressa in campo
Ott 25, 2021

Oggi Mohamed Kallon ha 42 anni. L’Italia e la Serie A difficilmente potranno dimenticare l’ex attaccante dell’Inter che nei primissimi anni 2000 ha fatto divertire i tifosi e il popolo nerazzurro. Le sue giocate, la velocità e quella capacità comunicativa espressa in campo dal centravanti della Sierra Leone, hanno fin da subito fatto breccia nel cuore degli amanti del calcio che ne hanno apprezzato sempre la persona, prima ancora del giocatore.

Kallon è stato protagonista con l’Inter, in una delle sue ultime apparizioni in nerazzurro, nella semifinale di Champions League tutta italiana nel 2003 con un tiro respinto da Abbiati che negò all’Inter di giocarsi la finale di Manchester contro la Juventus (all’Old Trafford poi trionfò il Milan dopo i calci di rigori).

Kallon era arrivato in Italia giovanissimo, tesserato dall’Inter nel 1995. Ma prima di scendere finalmente in campo con i nerazzurri, Kallon dovrà attendere diversi anni, trascorsi più che altro a fare esperienza in Italia con le maglie di Bologna, Genoa Cagliari, Reggina e Vicenza. Gol, giocate e movimenti importanti, convinsero finalmente l’Inter a puntare su di lui ed inserirlo nella rosa della prima squadra nel 2000 dopo ben 3 anni in prestito. Sarà l’inizio di una meravigliosa storia di calcio La carriera di Mohamed Kallon inizia in Sierra Leone dove l’Inter, tramite alcuni scout, riesce a vedere in lui delle qualità importanti. E così nel 1995 l’Inter decise di acquistarlo portandolo in Italia con l’obiettivo di farlo crescere. In quegli anni forse non c’era ancora il coraggio di lanciare in campo giocatori ancora inesperti, ma c’era ancora la teoria relativa alle esperienze da fare altrove in prestito. Detto fatto, Kallon andò subito al Lugano prima di vivere – come detto –  diverse altre esperienze in Italia tra Bologna, Genoa, Cagliari, Reggina e Vicenza. Dopo la prima deludente annata in Emilia, Kallon trovò gol e continuità al Genoa, mettendo a segno 10 gol in Serie B. Un buon numero per presentarsi nuovamente in Serie A, l’anno successivo, al Cagliari.

In Sardegna mise però a segno solo 6 gol in 26 presenze e infatti fu proprio nella stagione 2000-‘01 che il giocatore esplose definitivamente. Ben 37 presenze e 14 gol tra campionato e Coppa Italia nella Reggina per farsi conoscere alla perfezione dall’Italia del calcio. Giusto il tempo di realizzare altri 8 gol nel campionato successivo con la maglia del Vicenza, che Kallon riuscì a realizzare finalmente il sogno di giocare con l’Inter. Il primo anno, stagione 2001-‘02, è ottimo: 15 gol in 40 presenze tra campionato e Coppa Uefa. L’anno successivo non va altrettanto bene, soltanto 5 gol in Serie A. Ma la vera batosta arrivò nell’autunno del 2003 quando fu trovato positivo al controllo antidoping: otto mesi di squalifica (poi ridotti a sei).

Nel Monaco

Da quel momento in poi di Kallon si sentì parlare sempre meno, fino a quando il Monaco nel 2004 non decise di acquistarlo per 4,7 milioni di euro. Ben 50 presenze e 17 gol nella prima stagione per certificare il suo enorme potenziale prima della discesa. L’attaccante approdò prima all’Al-Ittihad, poi AEK Atene, fino ad approdare negli Emirati Arabi Uniti, prima di decidere per il ritorno a casa. Kallon iniziò a giocare nel Kallon Football Club, squadra che lo stesso giocatore ex Inter aveva acquistato nel 2002 per 30.000 dollari.

La Cina poi e l’India, prima di fare rientro di nuovo in Sierra Leone: Kallon oggi si divide tra la vita quotidiana negli Stati Uniti e la guida tecnica della Nazionale U17 della Sierra Leone. Nel corso di un’intervista, Kallon raccontò che quando arrivò all’Inter c’erano i vari Seedorf, Ronaldo e Vieri, dunque sarebbe stato impossibile per lui scegliere il numero che voleva. L’unico rimasto libero era il numero 3: decise così di prenderlo.

“Sarei stato contento anche se mi avessero dato il numero 100. Io pensavo solo all’emozione di indossare quella maglia e giocare per la squadra”. Un altro motivo della scelta della numero 3 era però legato anche alla sua passione per il basket, in particolar modo per Allen Iverson che aveva appunto la numero 3. Alla Reggina invece, Kallon ha giocato con la maglia numero 2 perché c’era Pirlo con il 10. Insomma, ovunque andasse c’erano sempre campioni attorno a lui.

Fabrizio Rinelli

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