La storia di Junior Walter Messias è sicuramente la più affascinante di questa estate di calciomercato. Una lunga rincorsa iniziata in Brasile, a Belo Horizonte, nelle giovanili del Cruzeiro. Poi l’allontanamento dal mondo del calcio e l’ingresso in quello del lavoro, calcando per hobby anche i campetti degli enti di promozione sportiva come l’Uisp (qui un racconto), fino ad arrivare oggi, a 30 anni, al Milan, in una delle società più titolate del mondo.
Il talento a Messias – come racconta Francesco Mazzoleni su “Varese News” – non è mai mancato, tra Casale, Chieri e Gozzano, si notava chiaramente che i piedi, il passo e la visione di gioco fossero di categorie superiori. La Pro Vercelli provò a dargli una prima opportunità in Serie B nel 2017 ma la mancanza del passaporto da comunitario lo ha relegato tra i dilettanti per troppo tempo.
Solo la vittoria del campionato di Serie D con il Gozzano nel 2018 apre a Junior la possibilità di calcare il palcoscenico del professionismo e da lì sarà una salita verticale: Crotone, la Serie A e, oggi, il Milan. Come detto, dopo l’arrivo in Italia per seguire il fratello, nel 2015 viene notato da un allenatore dall’occhio buono: Ezio Rossi. L’attuale mister del Città di Varese, che oggi commenta: “Ieri sera quando ho letto la notizia di Junior (lo chiama ancora così, ndr) mi sono emozionato”. Una favola che parte quindi dai campetti della periferia di Torino.
“In quel periodo non allenavo – spiega Rossi – e andavo a dare una mano a una squadra di rifugiati politici, dell’associazione Survivors, del mio amico Roberto Arena. Andavo agli allenamenti ma difficilmente alle partite perché giocavano la sera in settimana. Un giorno però mi ha detto di andare a vedere una partita perché c’era anche un brasiliano, in una squadra di sudamericani, che non era male. Arrivato al campo ho notato subito il ragazzo che aveva grandi doti. Sulla maglietta aveva scritto Junior, così a fine partita l’ho rincorso e gli ho detto: ‘Io ho giocato con un certo Junior(Leo, ex Torino e Pescara, in campo ai Mondiali ’82 e ’86 ndr) che ha disputato un po’ di partite con la nazionale brasiliana’. Al momento però non lo convinsi: aveva un lavoro come fattorino, una famiglia da mantenere ed era deluso dal mondo del calcio che in passato gli aveva riservato brutte esperienze”.
Qualche mese dopo però le cose cambiarono: “Il primo incontro con Junior fu a marzo e a giugno il presidente del Casale mi convinse a tornare in panchina, in Eccellenza. Provai subito a ingaggiarlo, così ci incontrammo di nuovo e questa volta riuscii a portarlo con me a giocare, anche perché misi alle strette la società per fargli un buon contratto e farlo firmare il prima possibile. In quell’occasione anche l’altro Junior ci diede una mano per il permesso di soggiorno”.
E da lì è iniziato il viaggio di Junior Messias, che a 30 anni potrà provare le emozioni di giocare in Champions League: “Io non mi prendo il merito di aver scoperto Messias, ma di aver convinto un uomo a credere ancora nel suo sogno. Non l’ho ancora sentito in questi giorni – confida l’allenatore -, ma gli dico sempre che il prossimo allenamento e la prossima partita saranno sempre i più difficili. Quando ci sentiremo gli chiederò almeno un biglietto per la gara contro il Liverpool”.