Autentici miracoli che, per le squadre di provincia, valgono spesso più di uno scudetto
Ott 19, 2021

È l’unico allenatore che ha vinto due derby della Mole nella stessa stagione, quando contro aveva la Juve di Lippi, Baggio e Vialli. E in 40 anni di carriera i suoi scudetti sono stati una miriade di salvezze e risultati clamorosi per le “cenerentole” del calcio di provincia. Anche per questo è ancora amatissimo dai tifosi. E su Pirlo, Gattuso e Conte con un modo di dire toscano ha chiarito: “Bravi, ma ne devono mangiare ancora un po’ di ova!” Ha 80 anni Nedo Sonetti, uno degli allenatori più iconici della storia del calcio italiano. La quota aritmetica della salvezza in serie A è a quaranta, lui per esser sicuro ne fa il doppio. Un trascinatore che ha segnato con il suo stile le panchine di serie A per oltre quattro decadi, con la proverbiale capacità di portare le sue squadre nella zona franca della classifica anche partendo dalle peggiori condizioni possibili.

Un caratteristico atteggiamento di Nedo Sonetti

Autentici miracoli che, per le squadre di provincia, valgono spesso più di uno scudetto. Una carriera in tutta Italia da Brescia a Catania passando per Cagliari, Ancona e Bergamo, ma Nedo Sonetti vanta ancora un record che dura da venticinque anni. È l’unico allenatore, come ricorda nella sua intervista su “Mow” Filippo Ciapini ,  che ha vinto due derby della Mole nella stessa stagione contro la Juventus di Lippi, per la precisione quella della stagione di Vialli, Del Piero e Conte. Ed è proprio sulla nuova ondata di allenatori come Pirlo, Gattuso e appunto l’ex capitano bianconero, che il mister toscano ci ha detto che, seppur bravi, “ce n’hanno ancora da mangiare di uova”. Mai banale, schietto, sincero. Proprio come piace a noi amanti del calcio, spesso tifosi delle cenerentole di provincia che proprio il mister di Piombino, magari, è riuscito a non farle smettere di sognare.

Sonetti calciatore, alla Reggina tra gli anni 1960 e 1970

Dopo una lunga carriera da calciatore, sei diventato allenatore, chi è stato il più forte che hai avuto?

“Sono stati diversi, tra tutti ti dico Zenga che ho fatto nascere e crescere alla San Benedettese, un altro è stato Donadoni all’Atalanta, era giovane ma molto talentuoso”.

Soddisfazione più grande?

“Ne ho avute tante ed altrettante delusioni. Quando vinci i campionati è tutta una sequenza di partite e di gioie. Anche le salvezze insperate, la finale di Coppa Italia”.

Sonetti portato in trionfo dai giocatori atalantini per la promozione in Serie A al termine del vittorioso campionato di Serie B 1983-’84

Qualche treno perso c’è stato?

“Sì, qualcuno quando ero in serie A. Mi hanno cercato squadre blasonate che tutt’ora vincono, ma non sono mai riuscito ad agganciarmi definitivamente. Navigavo con squadre non proiettate nella zona scudetto, ma mi sono comunque divertito”.

Sonetti e il Torino 1994-’95

Si è guadagnato il titolo di “esperto in salvezze”, come si lavora nella mente dei calciatori per un obiettivo così difficile?

“Bisogna considerare che nessuno è uguale, anzi sono tutti differenti. Ti trovi d fronte chi ha studiato, chi è laureato e chi ha fatto la quinta elementare, il cervello è sempre particolare bisogna sapere da dove vengono e quali sono state le vite precedenti per poter entrare nella loro testa”.

Chi è il più matto che ha trovato?

“E qui ti ridico Zenga, grandissimo talento. Era un mattocchio, ma buono e soprattutto un bravissimo ragazzo. Viaggiava su lunghezze abbastanza particolari, quante volte l’ho rincorso per il campo di San Benedetto!”

Nedo Sonetti con Marco Rossinelli dopo il pareggio della Samb a San Siro (2-2 col Milan)

Lei ha anche il record con il Torino di due derby vinti su due contro la Juventus…

“Eh non ha più vinto nessuno quindi si vede non è stato facile. C’era Lippi in panchina, Vialli, Baggio che erano dei fuoriclasse. Sono venticinque anni che dura, è stata una grande impresa”.

Come lo vede il calcio di adesso?

“Molto tranquillamente, sono cambiati gli atteggiamenti ed il modo di giocare con una evoluzione della preparazione tecnico-tattica dovuta all’avvento sempre più presente delle tv. La televisione è stata un male necessario”.

Adesso si gode la vita?

“Sono qui a Prato da mio figlio che ha un complesso di campi di calcio, beach volley e paddle. Vengo qui e aiuto lui e un po’ tutti questi ragazzi, so che a loro fa piacere e lo faccio volentieri”.

Che ne pensa di Pirlo, Conte, Pioli, Gattuso?

“Sono tutti bravi, ma ne devono sempre mangiare ancora un po’ di ova!”

Mancini con la Nazionale?

“Ha già una certa esperienza, finalmente è tornato lo spirito di quando ci mettiamo a vederla e la tifiamo con passione. Giocano un buon calcio e anche i giocatori sono molto bravi”. 

I calciatori di adesso che ti impressionato?

“Ronaldo e Lukaku, sono tutti calciatori di livello internazionale. Di italiani ce ne sono tanti che stanno facendo bene, ma chi è cresciuto di più è Barella”.

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