Il boom dell’industria mineraria, negli anni 50, spinse migliaia di italiani ad abbandonare la loro terra in cerca di un futuro migliore. La città di Charleroi, in Belgio, diventò patria degli immigrati calabresi, come Salvatore Mazzù partito da Scido, in provincia di Reggio Calabria. Famiglia povera, sulla tavola a pranzo e cena sempre lo stesso piatto: “pane e pomodori”.
Durante il giorno a sudare in campagna per la raccolta delle olive insieme ai suoi dieci fratelli. Salvatore capisce presto che il suo futuro è lontano dalla Calabria. Convince la moglie, originaria di Gerace, a partire con lui destinazione Charleroi.
I primi giorni in Belgio sono difficili: la lingua, la cultura, la necessità di adattarsi in fretta ad uno stile di vita agli antipodi rispetto alla Calabria. Mazzù si sposta dalla campagna in miniera. Lavora tutto il giorno, tutti i giorni e riesce a garantire alla sua famiglia un piatto caldo ed una vita decisamente migliore. Dei suoi figli, il più vivace è Felice che sin da piccolo gioca a pallone. Oggi quel bambino è diventato grande ha saputo sedersi sulla panchina del Genk capace di fermare il Napoli in Champions League, costringendolo ad uno “storico” 0-0.
Allora fu solo l’ultimo successo in ordine di tempo di Felice Mazzù, allenatore belga ma calabrese di origini, che ha raccontato la sua storia al Corriere della Calabria. “La Calabria è nel mio cuore – confessò – sono venuto spesso per visitare i luoghi cari alla mia famiglia. Adoro il mare di Locri e quel profumo di olive che mi ricorda i racconti di mio padre impegnato sin da piccolo nei campi”. Dopo una discreta carriera da calciatore, Felice Mazzù decide di appendere gli scarpini al chiodo a 26 anni per dedicarsi agli studi: “Mio padre mi ripeteva sempre di lavorare e non smettere mai di essere curioso. Conoscere è il miglior modo per ottenere il successo. Ho seguito il suo consiglio ed ho trasformato la passione per il calcio in un lavoro”. Il tecnico – qualche anno fa – ha rifiutato un’allettante proposta per amore del club della sua città: “Nessuno mi ha regalato nulla, sono partito dalle serie minori – racconta – e con un pizzico di fortuna ho coronato il mio sogno”.
Umiltà e coraggio hanno guidato il tecnico ai vertici del calcio europeo: “Nel calcio come nella vita tutto prima o poi arriva, solo così si possono fare grandi cose. Guardate me – continuò Mazzù – chi avrebbe scommesso sul figlio di un minatore? Su un calciatore mediocre?”. “Quando ero sulla panchina dello Charleroi ho ricevuto una proposta dallo Standard Liegi ma ho declinato per non tradire la mia squadra del cuore”.
E oggi il tecnico 55enne, sulla panchina del Union Saint-Gilloise, che si ispira a Klopp “innamorato dei suoi giocatori e capace di ottenere grandi risultati” sogna di tornare in Italia e guidare un club di Serie A: “Se un giorno dovessi ricevere la chiamata di una società italiana accetterò con entusiasmo e lavorerò con passione”.