A metà estate del 1974, il Real Madrid sudava sotto Miljan Miljanic. L’allenatore jugoslavo, ingaggiato da Santiago Bernabéu in seguito al famoso 0-5 contro il Barcellona, ha rappresentato una sorta di rivoluzione per i suoi metodi, non solo per i Blancos ma per tutto il calcio spagnolo. Alcuni dei giocatori che aveva a disposizione (Del Bosque, Camacho, García Remón …) iniziarono a prendere appunti da un tecnico rivoluzionario. “Eravamo entusiasti dell’idea, stavamo scrivendo tutto quello che abbiamo fatto. Ho ancora degli appunti”, ricorda Del Bosque. Erano tempi in cui le vacanze per i giocatori di Madrid venivano distinte tra sposati (30 giorni) e single (20).
Miljanic fu presentato come mai prima d’ora era successo ad un allenatore. Il 31 luglio, davanti a ventimila persone e ad un caldo soffocante, esattamente alle 19,30, prese il via il Madrid di Miljanic. Insieme all’allenatore di Belgrado arrivò qualcosa che non si era mai visto in Spagna. A Madrid, Miguel Muñoz si era preso cura di tutto per 13 anni. Con Miljanic iniziò una preseason con un preparatore atletico (Felix Radisic), un secondo allenatore (Antonio Ruiz) e un allenatore dei portieri (Juan Santisteban).
Nel ruolo di preparatore atletico, che oggi è svolto da Gregory Dupont e che prima era dell’italiano Antonio Pintus, venne scelto Radisic, ex centrocampista. Dalla sua mano hanno dipeso i giocatori madridisti nella quotidiana routine lavorativa: addominali, tapis roulant, pesi, palle mediche, ripetute di velocità, ripetute di resistenza … Addirittura tre sessioni al giorno! Dalle nove del mattino alle nove di sera. Il cambiamento fu così violento che veterani come Amancio o Velázquez passarono un periodo terribile. In quella stagione il Real Madrid vinse il campionato e la Coppa nazionale. Ma soprattutto i suoi giocatori entrarono in un’altra dimensione per giocare e capire il calcio.
Mario Bocchio