Van de Korput. Il suo cognome scatenò della facile ironia
Set 4, 2021

Per raccontare l’approdo in granata di Michel Van de Korput bisogna riavvolgere il nastro di dieci anni rispetto al suo reale trasferimento in Italia. Perché dopo il 1966 e la cosiddetta “Corea”, con la clamorosa eliminazione ai Mondiali degli azzurri, la Federazione decide di chiudere le frontiere per far ripartire il calcio nostrano.

Van de Korput (a destra) al Feyenoord nel 1983, assieme a Johan Cruijff e al tecnico Thijs Libregts

Una chiusura durata fino al 1980, poi riecco gli stranieri in serie A: e il Torino ne approfitta subito, prelevando dal Feyenoord Michael Van de Korput. Un’operazione costosa, da circa 670 milioni di euro, diretta anche e soprattutto dal suocero di Cruijff, procuratore del difensore olandese. Il suo cognome non poté che scatenare della facile ironia, alla fine il soprannome che vinse fu “Dolce Euchessina”, un lassativo dell’epoca. 

L’avventura in granata non poteva cominciare peggio: dopo poco più di mezz’ora dal suo esordio, nella sfida europea contro il Molenbeek, Van de Korput fa gol, ma nella porta sbagliata. Da lì cominciò una lunga serie di cambi di ruolo, da stopper a mediano, poi alla fine il tecnico Massimo Giacomini lo reinventò terzino e le cose andarono un po’ meglio. Chiuderà la parentesi al Toro nell’83 con 72 presenze all’attivo e un’unica rete segnata.

Avrebbe concluso la carriera nel ’93, anche se già sei anni prima era stato costretto ad abbandonare il calcio dei professionisti per un grave infortunio al tendine d’Achille. Per pagarsi le spese, una volta appesi gli scarpini al chiodo, dovette reinventarsi: dapprima come fattorino, poi come bidello di una scuola per disabili. Le ultime notizie raccontano di un Van de Korput operatore al computer durante manovre di scarico da parte di camion cisterna.

Fonte: “Torinogranata.it”

Condividi su: