Immaginatevi che da sabato non si abbiano più notizie di Benzema, Mahrez, Nasri. E di altri sette giocatori di origine algerina del campionato francese. Talenti e gregari, elementi indispensabili per squadre impegnate per il titolo o per non retrocedere. Volatilizzati, spariti. È quanto accadde nel 1958 quando svanirono nel nulla una decina di calciatori maghrebini che spuntarono fuori qualche settimana dopo, con un’altra maglia addosso. Quella della nazionale del Fronte di Liberazione Nazionale algerino.
Così, l’11 aprile di 63 anni fa, Rachid Mekhloufi, giovane attaccante del Saint-Étienne, il Benzema dell’epoca, lasciò clandestinamente la Francia. Una fuga condivisa con altri giocatori. Il loro obiettivo era quello di costituire la selezione di uno Stato che ancora non esisteva. L’Algeria infatti sarebbe nata solo nel 1962, al termine di una sanguinosa guerra d’indipendenza contro le truppe francesi.
Ora, quell’avventura è diventata un libro ed è stata trasformata in un film. Un film per ricordare un viaggio, di notte, verso l’indipendenza. Tra quei “disertori” anche giocatori della nazionale francese: Mustapha Zitouni e, appunto, Mekhloufi. A pochi mesi dalla Coppa del Mondo svedese, l’affare provocò conseguenze politiche, oltre che prettamente calcistiche. Per la prima volta i francesi si resero davvero conto di quello che succedeva nella colonia sull’altra sponda del Mediterraneo.
Arrivati in Tunisia, i ribelli divennero subito simbolo e voce del governo provvisorio algerino. Contro tutto e contro tutti. La Fifa minacciava di sanzioni tutte le federazioni che avessero accettato di giocare contro quella rappresentativa illegittima. Ma tra il 1958 e il 1962, la nazionale del Fln giocò 91 partite, vincendone ben 65, tra Europa dell’Est, Asia e paesi arabi.
Li soprannominarono i “diamanti bruni”. Rachid Mekhloufi incontrò capi di governo storici, da Ho Chi Minh a Tito. Un’avventura che non gli impedì nel 1962 di ottenere l’autorizzazione di tornare in Francia per reintegrare la rosa del Saint-Étienne: “A 25 anni, la mia carriera non era finita”. Di sicuro, era già gloriosa.