Eroe e traditore, santo e martire, il miglior portiere del mondo e il peggiore. Nelson de Jesus Silva, che tutti abbiamo conosciuto come Dida, ha fatto cambiare e ricambiare idea a tutti tra il 2002 e il 2010 quando ha fatto le fortune e le sfortune del Milan. Nel 1999 si affaccia per la prima volta nel mondo rossonero, ma a quei tempi in porta c’era Sebastiano Rossi. Dida viene allora mandato in prestito al Lugano e successivamente passa al Corinthians. Nel 2000-‘01, torna nuovamente in Italia, dove gioca però una sola partita.
Per questo, il club rossonero lo manda una seconda volta al Corinthians, dove Nelson si forma come portiere, e torna a Milano da protagonista. Il picco più alto il 28 maggio 2003, stadio Old Trafford, Manchester. In ballo c’è la Champions League contro la Juve: 0-0 nei 90′ e nei 120′, si va ai rigori. Il primo deve tirarlo Trezeguet, Dida sta immobile come sempre, Trezeguet tira basso sulla sua destra, Dida para, si rialza, ancora immobile e senza espressioni e va a dare la mano a Trezeguet.
Per il Milan segna Serginho. Tocca a Birindelli e l’Old Trafford canta “Nelson Nelson Dida”, lui è dentro la porta e sta guardando la curva alle sue spalle, che non è quella che canta perché è il settore dei tifosi della Juventus. Birindelli tira bene e segna. Per il Milan sbaglia Seedorf. Quando Zalayeta mette la palla sul dischetto Dida è ancora dentro la porta, come prima, a guardare la curva. Appena prima che l’attaccante impatti il pallone, Dida fa un salto, piccolo, senza direzione, serve forse a dare l’impressione di essersi già buttato, Zalayeta tira centrale ma Dida da quel salto non si era mosso, e para, e ancora non esulta.
Per il Milan sbaglia Kaladze, l’ultima parata di Dida, la terza su quattro rigori, è su Montero. Questa volta fa due passi in avanti e Montero calcia male, ancora centrale, dove Dida c’è ancora. Per la terza volta non esulta, non si lascia andare a nessun trasporto. Per il Milan segna Nesta, per la Juventus segna Del Piero. Per il Milan va Sheva che non sbaglia. Dida diventa un eroe ma prima e dopo quante papere per il portiere brasiliano. La prima non si dimentica più: era il 2000, gara di Champions contro il Leeds. Un semplice tiro scoccato da distanza siderale da Bowyer all’ultimo minuto utile, da bloccare in presa sicura.
È quello che in effetti vorrebbe fare Dida che però, inspiegabilmente, si ritrova il pallone alle proprie spalle in fondo al sacco, sfuggito ai suoi guantoni senza che nemmeno lui abbia capito esattamente la dinamica. Poi scoppia lo scandalo: a causa di un pignolo agente di frontiera polacco in una trasferta dell’Udinese scoppia in Italia passaportopoli, dal Friuli si allarga all’Inter e al Milan, Dida possiede un documento portoghese che si rivela falso, lo accusano di aver millantato l’esistenza di un presunto nonno portoghese mai esistito. Viene squalificato e condannato a sette mesi, che passa girando spot per la Lega Calcio contro il razzismo da trasmettere a San Siro prima delle partite.
Galliani lo rispedisce nuovamente al Corinthians in prestito, dove colleziona altre vittorie, mentre in Nazionale vince si il Mondiale in Corea e Giappone ma soltanto come secondo di Marcos. Si concretizza poi il nuovo ritorno al Diavolo, nel 2002. L’apoteosi come detto a Manchester: è in questo periodo che nasce il dualismo tra lui e Gigi Buffon: in molti considerarono il neo eletto campione d’Europa il vero n.1 al mondo. L’anno successivo per l’ex Cruzeiro sarà quello della consacrazione: il Milan ottiene la Supercoppa Europea e vince un campionato dominato, con il numero 12 che prenderà soltanto 20 gol in Serie A. La legge del pendolo però torna a farsi viva. Il 12 aprile 2005, nel ritorno dei quarti di finale di Champions League, i tifosi dell’ Inter manifestarono la loro rabbia con un fitto e incivile lancio di oggetti. Un petardo colpì il portiere rossonero che rimase stordito a terra e fu poi sostituito da Abbiati pochi minuti prima che l’ arbitro Merk decidesse di sospendere l’ incontro.
Quella sera Dida smise i panni di super eroe e tornò ad essere un portiere normale. E da quel giorno iniziò il definitivo declino di Dida che raggiunge l’apice della sua inadeguatezza nell’ottobre del 2007: dopo un gol subito in casa del Celtic l’ex estremo difensore della Seleção viene sfiorato provocatoriamente da un tifoso scozzese che aveva invaso il campo. Dopo aver provato ad inseguirlo per un paio di metri, si getterà a terra come il peggior attore di teatro, facendosi portare via addirittura in barella.
Per tale sceneggiata l’Uefa lo punirà con un turno di squalifica, con un altro turno precedentemente comminato ma poi annullato grazie al ricorso del club. Come se non bastasse, per la seconda volta in pochi anni il brasiliano concede la vittoria di un derby all’Inter con una topica orribile su un tiro di Cambiasso. Il malcontento esplode: i tifosi ormai gli hanno voltato le spalle da mesi e pretendono la sua testa. Ancelotti, approfittando anche di alcuni guai fisici che continuano a tormentarlo, rimpiazzerà il protagonista del trionfo di Manchester con l’australiano Kalac. Nel 2010 così Dida si svincola dal Milan, resta a lungo disoccupato poi torna in sella in patria, con Portuguesa, Gremio ed Internacional giocando fino a 43 anni.