Il numero sette ce l’aveva stampato sulla maglia e nell’anima: un’ala pura Alessandro Bianchi, come se ne fanno sempre meno nel calcio multitasking di oggi. All’Inter lo ricordano sempre con affetto questo nobile operaio della fascia che solo la sfortuna – sotto forma di un brutto infortunio – ha frenato nel momento più bello della sua carriera. Veniva da una famiglia di bagnini, Bianchi ma all’acqua ha sempre preferito il campo verde. Prima Cesena (con debutto in A contro Maradona), poi Padova infine la grande occasione. Per prenderlo l’Inter versa 4,5 miliardi e all’Inter darà tutto se stesso: 237 presenze e 13 gol.
Una scelta precisa quella dei nerazzurri come confessò lo stesso Bianchi a Inter Channel: “Il Napoli mi aveva quasi acquistato, parlando con il mio procuratore mi avevano detto che c’era la possibilità di andare all’Inter, oppure rimanere un anno a Cesena ed andare alla Juve. Per il mio carattere Napoli la scartai subito, ero chiuso, riservato, andare lì, con quel tifo, mi faceva paura, quindi la scartai come ipotesi. Poi ci fu la telefonata a casa, rispose mia madre e mi disse che c’era Trapattoni a telefono. Avevo pensato fosse uno scherzo, poi l’ho riconosciuto subito, mi disse che aveva piacere ad avermi a disposizione. Era fiducioso che avrei potuto fare una buona carriera all’Inter. Avevo già in precedenza scelto l’Inter, ma questa telefonata mi ha dato la certezza di andare a Milano”.
E dire che il calcio manco lo vedeva in tv: “Sì, tifoso non lo sono mai stato, non amavo guardare le partite in televisione. Lo facevo solo durante gli Europei o Mondiali tifando gli Azzurri. A me piaceva solo giocare a calcio. Quando avevo due minuti disponibili, ero sempre con gli amici a divertirmi col pallone”. Primo anno con la maglia dell’Inter e subito scudetto, non uno qualsiasi, ma quello “dei record”. “È stata un’annata storica! E pensare che non era iniziata nei migliori dei modi. Partiti male in pre-campionato, Trapattoni messo in discussione anche per la faccenda della cessione di Altobelli, polemiche con tifosi e giornalisti e conseguente nostro silenzio stampa. Il segreto di quella squadra è stato sicuramente l’unione che c’era tra noi. Poi in quel gruppo c’erano grandi Campioni e leader e giovani promettenti come Berti che realizzò una stagione favolosa, Serena capocannoniere, Diaz che iniziò in sordina ma alla fine fece la differenza con tanti assist e gol”.
A stroncare la carriera di Bianchi – collezionò anche 9 presenze in Nazionale (“Fui chiamato subito da Sacchi e continuai ad essere convocato anche dopo l’infortunio con la speranza di riuscire a recuperare lo smalto di un tempo. Ma dopo quell’infortunio, non sono più tornato quello di prima”) un brutto infortunio muscolare nel ‘93. Tornò a giocare al Cesena ma non era più il Bianchi di prima. La passione lo porta anche a giocare nel 2010 giocò nel Cervia Over-35 e a 46 anni nel 2012 con l’Eugubina in seconda categoria ma ormai il calcio non è più la sua priorità. Oggi Bianchi resta tifoso dell’Inter, coinvolto nel progetto Inter Forever capitanato da Francesco Toldo: “Inter for Ever è una bella iniziativa messa in piedi e ben gestita da Francesco Toldo che coinvolge vecchi giocatori dell’Inter per incontri di calcio, anche all’estero, e per eventi al Meazza. Sono fiero di farne parte ed è significativo mettere in evidenza che l’Inter è l’unica in Italia ad avere tutto questo che molti ex giocatori di altre squadre ci invidiano”.