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Il destino ce l’aveva nel nome: papà Bergkamp chiamò il figlio Dennis in onore della leggenda inglese degli anni 60 Denis Law: non poteva non giocare a calcio questo olandese atipico, dal piede educato e dal carattere glaciale. Per tutti è e resta l’olandese non volante (No-flying dutchman) per la sua leggendaria avversione a prendere l’aereo. Diverse fonti sulla motivazione ufficiale, la più accreditata parla di un viaggio fatto da adolescente nei pressi dell’Etna, quando l’aereo perse quota molto velocemente, per poi rialzarsi.
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Una paura che emerse di nuovo nel 1994, quando, in viaggio verso gli Usa per i mondiali, un giornalista a bordo del suo aereo, scherzando, disse “c’è una bomba”. Si muoveva pertanto solo in treno o auto (non è l’unico, anche Eraldo Pecci faceva così). Motivo per cui saltò il mondiale in Corea e Giappone nel 2002. Sposato con Henrita Ruizendaal, ha quattro figli: tre femmine Estelle, Yasmin, e Saffron e il maschio Mitchel. All’Inter arriva come risposta nerazzurra a quello che era stato Platini, perché Bergkamp era accreditato come top-player a quei tempi.
Nel ‘92 era arrivato terzo al Pallone d’oro, nel ‘93 arrivò secondo, quindi venne acquistato dai nerazzurri per 18 miliardi di lire. A La Repubblica disse: “L’Inter non è una seconda scelta. Posso confermare di aver avuto contatti con la Juventus, il Barcellona e il Real Madrid: ma da alcuni mesi ero arrivato alla decisione che il gioco dell’Inter è quello che più si avvicina alle mie caratteristiche. E poi stimo molto Bagnoli”. Mai previsione si rivelò più errata.
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Resta in Italia solo due stagioni, senza quasi mai riuscire ad esprimere appieno le sue qualità; contribuisce però attivamente alla vittoria della Coppa Uefa del 1994, competizione nella quale segna 8 gol in 11 partite.
I rapporti con i compagni non sono buoni, soprattutto quello con il compagno di reparto Ruben Sosa, che lo chiama “Denise” per il suo carattere schivo e per il suo modo di “danzare” sul pallone. I tifosi presto lo scaricano, e Moratti è costretto a venderlo all’Arsenal per poco più di sette milioni di sterline. Nella sua biografia scritta con David Winner, Stillness and Speed: My Story una spiegazione del suo flop in nerazzurro: “All’Ajax sapevi di avere 5 occasioni da gol a partita. All’Inter se eri fortunato ne avevi una”.
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L’Arsenal si rivelerà la scelta vincente. Non vola con l’aereo ma in campo sì e Bergkamp non lascerà più la capitale inglese, diventando una colonna portante dell’Arsenal più bello e glorioso di tutti i tempi, tanto da meritare una statua all’esterno dell’Emirated Stadium. Nella stagione 1997-‘98 vince la sua prima Premier sotto la guida di Arsene Wenger, confezionando un double con la vittoria della Fa Cup, e replicherà lo stesso, nella stagione 2001-‘02.