Il settantanovesimo tocco di palla del 25 novembre scorso contro il Middlesbrough è stato l’ultimo nella carriera di Wayne Rooney. Non ha più giocato da allora e non giocherà più. Rooney resta al Derby County solo da allenatore e l’ha fatto sapere nella stessa maniera in cui è stato finora nel suo mondo, con discrezione. Gli inglesi in queste ore stanno trattando Rooney come una gloria e come un rimpianto. Jonathan Liew sul Guardian ha scritto che “dovrebbe essere possibile sia acclamarlo per ciò che ha fatto sia chiedersi se avrebbe potuto fare ancora di più”.
Jason Burt sul Telegraph trova che “solo Paul Gascoigne, a memoria d’uomo, ha avuto lo stesso tipo di impatto sorprendente che ha avuto Rooney. Ci sono anche valide analogie tra il background di Rooney e quello di Gascoigne, l’approccio al calcio e quella fisicità uomo-bambino così unica – ma anche la stessa raffinatezza tecnica – che avevano entrambi. Come disse una volta l’allenatore dell’Inghilterra Gareth Southgate, Rooney è in grado di seminare polvere d’oro tra i suoi compagni di squadra”.
Rooney ha giocato da numero 7, da numero 9, da numero 10, e magari andava da Ferguson – se mancava un terzino destro – a dirgli che lui poteva giocare pure là, credimi, sono un buon terzino destro. “Una carriera di altruismo – sottolinea il Mail – e anche adesso ha messo di nuovo la squadra al primo posto”.
A sedici anni e 360 giorni David Moyes, tecnico scozzese dell’Everton,decise che era il momento di fare entrare il ragazzo nella storia. A Goodison Park c’era l’Arsenal, la squadra degli “imbattibili”, i “Gunners” di Arsene Wenger, quelli che non perdevano da trenta partite, che in trasferta non uscivano sconfitti da 23 gare.
Rooney va in campo, sfrontato, sicuro, come se fosse abituato da una vita, sei minuti e via, a Liverpool è nata un’altra stella. A sedici anni Rooney diventa il più giovane giocatore ad avere realizzato un gol nella Premier League. “Per fare alla sua età quello che ha fatto lui – ha raccontato stupefatto Wenger – bisogna avere qualcosa di speciale: è il più grande talento che ho visto emergere da quando sono in Inghilterra”.
Padre disoccupato, la madre Jeanette, allora 35 anni, cuoca alla scuola “De la Salle Roman Catholic”, due fratelli, Graham 14 anni e John 11 (entrambi già tesserati dall’Everton), una famiglia che per arrivare alla fine del mese faceva miracoli. E che da quella partita ha iniziato a sognare ad occhi aperti nei due chilometri di strada che separano lo stadio da Croxteth, il quartiere popolare dove vivevano i Rooney. Wayne, per i tifosi semplicemente “Roonaldo”, fino a pochi giorni prima percepiva una specie di paghetta: 80 sterline a settimana (126 euro circa), quando ha compiuto 17 anni, dimenticati i record, è arrivato il momento di parlare di soldi e di un contratto da adulto. Firmò un accordo per due stagioni da mille sterline a settimana, che sono saliti a 8000 tutte le volte che è andato in campo, oltre 650.000 euro l’anno.
Ma intorno al ragazzino incominciò la danza degli squali che si sbranavano per la procura. La Proform di Peter Macintosh che si occupava di Rooney stava per essere tagliata fuori e minacciava azioni legali: Kenny Daglish gli aveva infatti consigliato di rivolgersi alla Pro Active Management di Paul Stretford. E mentre negli studi d’avvocati e commercialisti ci si dava battaglia, Roney si comportava come avrebbe fatto qualsiasi ragazzino, andava in campo e si divertiva. L’Everton giocavava ad Elland Road, casa del Leeds, Rooney partiva in panchina, poi è andato in campo a costruire la sua storia. Cinque minuti, tiro dai diciotto metri, palla imprendibile e squadra che è salita al quarto posto in classifica.
A Liverpool il fiume Mersey divide la città nel più entusiasmante derby d’Inghilterra, da una parte Croxteth, il popolo e Rooney, dall’altra Chester il paesone che si apre sul lato opposto, terra di Owen, il campione del Liverpool allora primo in classifica. Una città abituata a vivere tra ricordi dei Beatles e pallone, allora attese una sola domenica, il 22 dicembre 2002 giorno della sfida tra due ragazzi prodigio. Finì in pareggio, 0-0.
Bibliografia: “Il ritiro di Rooney”, Lo Slalom; “Ecco il Fenomeno Rooney, l’Inghilterra è pazza di lui”, La Repubblica