Il ritorno della Scozia
Giu 6, 2021

Il paese che ha giocato la prima partita della storia non va ai Mondiali dal 1998 e aspetta gli Europei dal 1996. Nell’ultimo ventennio, la Scozia nel calcio non è esistita. Non ha un calciatore a cui sia riconosciuta la dimensione del fuoriclasse dagli anni ’80, quando Kenny Dalglish arrivò secondo al Pallone d’oro dietro Platini (1983). Vent’anni prima il premio era andato a Denis Law.

La Nazionale scozzese che affrontò la Nazionale inglese nel 1872

La Scozia è stata in questo lungo periodo d’esilio Alex Ferguson, è stata le sue idee, il suo carisma, la sua leadership esercitata in panchina nella scia di molti altri grandi allenatori scozzesi del passato. Come Jock Stein, il primo britannico a vincere la Coppa dei Campioni nel 1967, ci riuscì con il Celtic di Glasgow prima di ogni altra squadra inglese. Come Matt Busby, la leggenda del Manchester United, la guida di una generazione di calciatori (the Busby’s Babes), sopravvissuto al disastro aereo di Monaco. Come Bill Shankly, padre fondatore delle vittorie del Liverpool, portato dalla B all’élite, tre campionati vinti, due Coppe d’Inghilterra e una Coppa Uefa, l’eredità su cui sono stati costruiti i trionfi successivi. Come George Graham, la mente dell’Arsenal campione nel 1989 e nel 1991, gli ultimi titoli prima che in Inghilterra nascesse la Premier League.

Un’illustrzione del match tra Scozia e Inghilterra, pubblicata nel 1875 su “The Illustrated Sporting and Dramatic News”. Robert Gardner, capitano della Scozia nel 1872, è il portiere “barbuto” sulla sinistra

La Scozia, superando la Serbia nello spareggio, si è qualificata ai prossimi Europei. Il Ct di oggi si chiama Steve Clarke. È stato calciatore del Chelsea fine Anni ‘90, quello che con Vialli in panchina vinse la Coppa delle Coppe in finale contro lo Stoccarda con un gol di Zola e con Di Matteo a centrocampo. Del Chelsea è stato poi allenatore delle giovanili, sempre a Londra ha fatto il vice di Mourinho, poi il vice di Zola al West Ham, l’assistente di Dalglish al Liverpool, e infine si è messo in cammino da solo. Ora gli tocca il peso di una partita che non è uguale alle tante altre senza molto senso che si giocano in giro per il mondo, Coppe europee comprese.

Joe Jordan, “lo squalo”

Basta portare un po’ lo sguardo fuori dall’Italia per ritrovare un po’ di interesse intorno al calcio. Basta leggere Henry Winter sul Times per capire quanto sia speciale il calcio e lo sport per un popolo che, per dirne una, ha votato contro la Brexit, che sogna di tornare nella Ue da indipendente e che quando ancora si poteva, girava dietro la sua Nazionale per divertirsi, per mescolarsi. Ai Mondiali del 1978, scrive Winter, molti tifosi scozzesi si sono divertiti così tanto da decidere di stabilirsi in Argentina. Winter ha raccontato che dopo la partita Scozia-Brasile dei Mondiali 1998, finì con un gruppo di amici scozzesi in un bar alle 3 del mattino, un bar che “dovette poi essere evacuato perché il bordello accanto era in fiamme”.

Kenny Dalglish

La vigilia della partita, secondo la firma del Times, “rimane una delle notti più famose nella storia della Coppa del Mondo. Coinvolse Sean Connery ed Ewan McGregor, sul palco del Buddha Bar di Parigi. Il cantante Martyn Bennett si esibiva con la sua band Cuillin, suonando un set da brividi con i pezzi suo nuovo album, Bothy Culture, quando i grandi di Hollywood si sono uniti a lui, seguiti dall’ex attaccante scozzese Ally McCoist, il quale si lanciò al microfono per cantare Born To Run con i cori di Connery, McGregor, Sir Kenny Dalglish, Sir Alex Ferguson e Gavin Hastings. Quelli che erano là, ricordano bene quella serata intrisa di whisky e parlano ancora con reverenza di ciò che McCoist definisce una festa che mise fine a tutte le feste. Parigi quella notte apparteneva a Glasgow e ad Edimburgo, Dundee e Aberdeen”.

John Wark

In questo ventennio senza calcio in patria hanno celebrato le vittorie di Andy Murray, il tennista che per i giornali sente di essere britannico quando vince e scozzese quando perde. Hanno avuto il pugile Ricky Burns, detto Rickster, campione del mondo dei superpiuma, dei leggeri e dei superleggeri, primo scozzese della storia con tre corone. Hanno avuto Chris Hoy, pistard da 6 ori olimpici e 11 titoli mondiali. Adesso c’è la corsa di Laura Muir, mezzofondista, a scaldare un popolo. Ma queste sono e saranno pur sempre vittorie consumate sotto la Union Jack, le vittorie di tutto il Regno. Le vittorie con la propria bandiera dove sono? Nemmeno il rugby è stato un buon supplente. Negli anni senza calcio, la Scozia ha vinto una sola volta il Cinque Nazioni (1999) e mai da quando esiste il Sei Nazioni.

Alan Brazil

Il calcio ha di nuovo in Robertson, il terzino sinistro del Liverpool, un calciatore di classe internazionale. E ha Sean Connery a cui rendere omaggio nella maniera che lui avrebbe preferito.

Bibliografia: Lo Slalom

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