Per noi uomini dell’era moderna, il momento più esaltante del Blackburn Rovers è stato nel maggio del 1995, quando la squadra allenata da Kenny Dalglish conquistò il titolo della Premiership a tre soli anni di distanza dalla promozione nella massima serie. Ma quella squadra, anche se passata alla storia per i “nomi” (Alan Shearer, Tim Sherwood, Tim Flowers, Graeme Le Saux, David Batty), non fu la prima, con la gloriosa maglia metà bianca metà blu, ad assurgere alla gloria nel calcio inglese.
Anzi, quello della metà degli anni Novanta – come racconta “Storie di Calcio” – fu solamente un rito di ritorno, a fasti che i Rovers avevano conosciuto ormai cent’anni prima, un ventennio dopo la loro nascita. Fondato nel novembre del 1875, il club visse inizi incerti, come sempre. Promotori della nascita furono alcuni ex studenti di una “public school”: principale artefice fu John Lewis, personaggio poi passato alla storia del calcio inglese in quanto fondatore anche della Football Association of Lancashire (la regione in cui sorge Blackburn), vicepresidente sia della Football League sia della Football Association e, tanto per gradire, anche arbitro di due finali di FA Cup.
Era nata l’idea, e anche i colori biancoblu, ma non fu facile metterla in pratica. Addirittura, fu solo dopo parecchi mesi che il club potè trovare un terreno di gioco, e si trattò esattamente di ciò, un terreno e basta. Il girovagare tra un campo e l’altro, tipico delle squadre di quei tempi in cui un passatempo nato proletario non veniva accettato facilmente dalle autorità, non impedì però ai Rovers di diventare una forza già nei primi anni della propria esistenza, nonostante la rivalità cittadina con il Blackburn Olympie, squadra più “aristocratica” nelle intenzioni.
Ma i Rovers, dopo alcuni tentativi andati male (0-6 contro il Nottingham Forest nel terzo turno della FA Cup del 1880, 0-4 contro lo Sheffield Wednesday dodici mesi dopo), nel 1882 arrivarono alla finale di quella che all’epoca era l’unica, grande manifestazione calcistica britannica. Persero 1-0 contro gli Old Etonians, ovvero i nobili ex studenti del collegio di Eton, tra cui spiccava il celebre Lord Kinnaird, vincitore di ben cinque FA Cup e autore, dopo la vittoria sui Rovers, di un festeggiamento con… brevissima camminata sulle mani a testa in giù, quasi uno scherno per i Rovers che tra l’altro attribuirono in parte la loro sconfitta alla… cabala, per aver dovuto cambiare il colore della divisa, troppo simile a quella dei rivali.
Ebbero però modo di rifarsi due anni dopo, sotto la guida del segretario-allenatore Thomas Mitchell, in una finale che venne vissuta, all’epoca, come una sorta di Inghilterra-Scozia: tutti inglesi i giocatori dei Rovers, mentre gli avversari erano quelli del Queen’s Park, che non solo erano una squadra scozzese (capitava, in quegli anni), ma addirittura costituivano in pratica la Nazionale di quel paese.
Il Blackburn vinse 2-1 di fronte a 12.000 spettatori, ripetendosi dodici mesi dopo, nel 1885, ancora 2-0 sul Queen’s Park, e compiendo un grande tris nel 1886, quando il risultato fu di 2-0 sul West Bromwich Albion dopo una prima gara terminata 0-0 e caratterizzata dal fatto che i Rovers erano arrivati al campo infreddoliti e appena in tempo per la partita, dopo essersi attardati a seguire, lungo il fiume Tamigi, la classica “Boat race”, la gara di canottaggio tra Oxford e Cambridge. Seconda squadra nella storia (dopo i Wanderers) a vincere la FA Cup per tre volte consecutive.