Domenica 16 maggio 2021, è stato il 17esimo anniversario dell’ultima partita da professionista di Roberto Baggio, vogliamo rendere omaggio non solo allo straordinario fuoriclasse e ai ricordi indelebili che ha lasciato sul campo ma anche e soprattutto allo straordinario esempio che ha lasciato come atleta e come persona. La tenacia, la volontà e la caparbietà sono le parole chiave che raccontano la carriera e la vita del Divin Codino che ha saputo essere più forte dei tanti infortuni che lo hanno perseguitato, degli allenatori che non hanno creduto in lui e dei tanti sogni sfumati all’ultimo secondo. Ma anche il lavoro (sul campo e per recuperare dagli infortuni) di cui era un maniaco e la riservatezza che lo hanno reso amato e rispettato dai tifosi delle tante squadre in cui ha giocato ma da quelli delle squadre avversarie a cui ha segnato ben 291 reti.
Non conta quanto vinci nella vita, quanti trofei hai sollevato e quanti risplendono nelle vetrine della tua cristalliera in salotto. Non conta quante medaglie hai sul petto, quante battaglie hai vinto, quanti gagliardetti addobbano la tua parete. Conta il viaggio, contano le emozioni, contano i battiti in petto e il cuore denso d’adrenalina. Conta la corsa di Mazzone, la maglia rossonera sulla bandierina, il gol alla Nigeria.
Contano i goal al San Paolo col Napoli, le interviste con Borgonovo, il rigore che non ha avuto il coraggio di tirare con la Juve e quello che ha avuto il coraggio di sbagliare con il Brasile. Baggio è il calciatore che non ti aspetti, quello che alla sregolatezza preferisce la sofferenza dell’allenamento, quello che sceglie i valori, che danza come Raffaello sulla tela senza offendere l’avversario. Quello che subisce infortuni e riparte ogni volta, come se niente fosse accaduto. Cocciuto.
Quello che gli allenatori considerano un pericoloso eversore dei loro schemi, e lui zitto in panchina. Il più delle volte.
Quello che non reclama, che non si lamenta, ma che “sotto e pedalare”.
Quello che si ritira e ha già un programma di allenamento personalizzato.
Quello che ha cambiato mille squadre, ed è sempre una bandiera.
Quello che fa tornare bambini.
Tutti.
Quello che è attaccato alle sue radici.
Quello che difende la sua privacy.
Quello che si è messo in fila, quasi come un debuttante, ogni volta che l’allenatore di turno gli ha preferito un altro al suo posto: specie in Nazionale.
Questa è la storia di amore e resurrezione, di lotta, passione, rivincita.
Questa è la storia di un ragazzo prodigio, che a 17 anni tutti davano per spacciato.
Questa è una storia di scontri, tafferugli, incendi in nome di un calciatore.
Questa è la storia di un rigore che ti segna per sempre, e di una vita passata tra la gente.
Questa è la storia di un’estate italiana, di piazze e di feste, di bandiere e di motorini, di monaci e cacciatori.
Questa è la storia dell’uomo che non ha nemici, ma solo apprezzatori.
Questa è la storia di una generazione.
Questa è la storia di un campione.
Questa è la storia di Roberto Baggio.
Estratto dal libro: Roberto Baggio – Divin Codino, di Raffaele Nappi