Andrea Cecotti, classe 1962, centrocampista mancino – all’occorrenza anche esterno difensivo – morì il 14 novembre del 1987, andando a infoltire quella lista di calciatori stroncati sul campo da un destino assurdo e ingiusto. Da Ferraris IV campione del mondo nel 1934, a Piermario Morosini, passando per Renato Curi, tanto per citare alcuni dei casi più eclatanti.
Cecotti, friulano, crebbe calcisticamente nella Primavera dell’Udinese, guidata allora da Giovanni Galeone, dove si mise in evidenza per essere in grado di ricoprire il ruolo di centrocampista di fascia ma anche per la sua tecnica; andava spesso al tiro, rendendosi pericoloso sui calci piazzati. Ebbe per compagni di squadra Cossaro, Burelli, Cortiula, Miano, Da Dalt, Gerolin, Cinello, Dominissini, Luigi De Agostini e Pallanch. Fu sempre nella nella rosa bianconera che si aggiudicò lo scudetto del campionato Primavera 1980-‘81. Nel periodo delle giovanili a Udine, conseguì anche il diploma all’istituto professionale Ipsia. Esordì in serie A il 12 settembre 1982, a venti anni, in Napoli-Udinese 0-0, subentrando all’80’ ad Orazi, mandato sul terreno di gioco dall’allenatore dei friulani Enzo Ferrari. Era l’Udinese dei vari Edinho, Galparoli, Causio, Pulici e Virdis. Giocò nuovamente la domenica successiva, contro il Cagliari, incontro terminato 1-1, subentrando nuovamente ad Orazi al 67’, e con il Cesena, il 27 marzo 1983, quando sostituì Ivica Šurjak al 72′ di gioco.
Nel campionato 1983-‘84 venne mandato a farsi le ossa nel Mestre, in Serie C2; il 2 luglio 1983 sposò la fidanzata Nadia, e il 7 dicembre di quell’anno nacque la figlia Desy. Lasciata Mestre, giocò per una stagione nella Pro Gorizia, per poi nell’estate 1985 passare alla Cavese, dove ebbe una breve esperienza di poche settimane senza mai scendere in campo. Quindi la Massese, durante la sessione autunnale del calciomercato. Come allenatore dei bianconeri trovò Idilio Cei, mentre come compagni di squadra gli attaccanti Claudio Cecchini e Stefano Garbuglia, i centrocampisti Liset ed Ilari, oltre ai difensori Claudio Rastelli e Renzo Redomi. Cecotti chiuse la stagione con 22 presenze e tre reti. Per il campionato 1986-‘87 fu inviato dalla dirigenza toscana all’Alessandria, squadra allora in piena crisi societaria sostenuta finanziariamente proprio dal presidente bianconero del tempo Domenico Bertoneri. Esordì il 21 settembre 1986 a Santa Croce sull’Arno, quando i Grigi pareggiarono 1-1. Le buone prestazioni di Cecotti, sceso in campo 33 volte ed autore di due reti (una in Alessandri-Carbonia 2-0, l’altra contro l’Entella, con la vittoria dei Grigi per 4-0), oltre a diversi assist, non evitarono ai Grigi la prima caduta tra i dilettanti.
Nell’agosto 1987 passò alla Pro Patria, anch’essa in quel periodo alle prese con problemi finanziari. Affiancato in squadra da diversi calciatori giovanissimi – alcuni di talento come Bucci, Giandebiaggi e Mazzantini – Cecotti fu autore nelle prime sette giornate del campionato di ottime prestazioni, soprattutto nel derby contro il Legnano.
E veniamo a quel maledetto 8 novembre. In tribuna – proprio per rendere ancora più dipinto di tinte fosche lo strazio – ci sono la moglie e i genitori. Siamo al quarto d’ora di gioco della gara dello stadio “Tenni” contro i padroni di casa del Treviso, Cecotti avverte un fastidio a una gamba, e al 29’ esce dal campo zoppicante, sostituito da Marino. Negli spogliatoi lamenta un crescente formicolio ad un braccio e sente le gambe indurirsi improvvisamente. Le sue condizioni si aggravano repentinamente, viene condotto in ambulanza all’ospedale di Treviso, dove gli viene comunicata la diagnosi: trombosi carotidea alla gamba sinistra con un embolo al cervello. In serata le sue condizioni peggiorano ulteriormente, e metà del corpo è ormai semi-paralizzato. Alle ore 18 del giorno seguente entra in coma irreversibile. Dopo cinque giorni di straziante coma, si spegne il 14 novembre 1987 nel reparto di rianimazione. Il giorno dopo, domenica 15 novembre, una Pro Patria formata per lo più da giocatori sedicenni a causa di infortuni e squalifiche, batte per 2-1 il Telgate allo stadio “Speroni” e dedica la vittoria al “Cecco”.
Dopo la tragedia i soliti interrogativi e le iniziative benefiche per sostenere la famiglia, ma rimane ancora senza risposta questa precisa domanda: è giusto morire così, in uno stadio, facendo il proprio onesto mestiere per cercare di dare un futuro migliore ai propri cari? Allo stadio di Busto Arsizio viene sempre esposto uno striscione in ricordo di Andrea Cecotti.
La Pro Patria è una leggenda in cui contano ancora soprattutto i valori. Che vengono tutti rappresentati dalla maglia. Proprio come quella gloriosa dei Tigrotti che indossava Cecotti al momento di smettere di vedere questo mondo. Lasciamo pertanto che sia la Pro Patria a conservare giustamente il mito del “soldato caduto sul campo”, ma siamo orgogliosi che questo bravo ragazzo abbia speso un anno della sua troppo breve vita anche per l’Alessandria. E quando diciamo che abbiamo i Grigi nel cuore, diciamo che abbiamo anche Andrea Cecotti nel nostro cuore.
Mario Bocchio